Anche dopo la morte del leader rivoluzionario Fidel Castro, avvenuta nel novembre del 2016, Cuba è contraddistinta dalle strutture comuniste conservatrici. Per gran parte dei cubani tutto questo continua a tradursi in una vita di povertà. L’isola deve inoltre fare i conti con le conseguenze dei violenti uragani degli ultimi anni: le devastazioni non hanno lasciato intatte neppure le chiese locali.
Oltre alla ricostruzione dell’infrastruttura ecclesiastica, sono stati al centro del nostro sostegno i collaboratori ecclesiastici e l’attività di formazione religiosa.
» In tempi di mancanza di prospettive, la Chiesa è l’unica prospettiva affidabile per molti cubani. «
La persistente mancanza di prospettive è forse l’immagine più calzante per descrivere la situazione a Cuba. Sul piano politico non si prevedono cambiamenti se Raúl Castro lascerà come annunciato il suo ruolo di Presidente nel 2018. Anche le speranze di molti cubani di un avvicinamento agli USA, nonché di un alleggerimento dell’embargo economico, sono state annientate fino a nuovo ordine dalla posizione assunta dal Presidente americano Donald Trump. Dopo la visita di Papa Francesco e l’anno della misericordia nel 2016, per la Chiesa cubana è migliorato almeno il dialogo con le autorità, lasciando più libertà di manovra per l’evangelizzazione.
La mancanza di prospettive di Cuba viene inasprita dalle devastazioni provocate dall’uragano Irma nel settembre 2017, che ha funestato praticamente tutta l’isola con raffiche di oltre 250 km/h: è stato il più violento uragano ad essersi abbattuto sui Caraibi da molti anni. In parecchie diocesi, la tempesta ha provocato gravissimi danni che metteranno le chiese locali davanti a ingenti sfide ancora a lungo.
Con il nostro budget per Cuba abbiamo aiutato alcune diocesi dell’isola con misure immediate e abbiamo cofinanziato la ricostruzione di infrastrutture ecclesiastiche. Ma sono urgenti anche gli investimenti per i veicoli delle parrocchie, perché per la maggior parte sono ormai vecchissimi. A causa della mancanza di autorizzazioni all’importazione di nuovi veicoli, però, non è in vista un miglioramento della mobilità.