two
one
three
La libertà dei singoli e delle comunità di professare e di praticare la propria religione è un elemento essenziale della pacifica convivenza degli uomini.
La libertà dei singoli e delle comunità di professare e di praticare la propria religione è un elemento essenziale della pacifica convivenza degli uomini.
PDF RAPPORTO MONDO

Sintesi 2023

In un mondo dove le diverse forme di tirannia moderna cercano di sopprimere la libertà religiosa, o – come ho detto prima – cercano di ridurla a una subcultura senza diritto di espressione nella sfera pubblica, o ancora cercano di utilizzare la religione come pretesto per l’odio e la brutalità, è doveroso che i seguaci delle diverse tradizioni religiose uniscano le loro voce per invocare la pace, la tolleranza e il rispetto della dignità e dei diritti degli altri.

Nel redigere il presente Rapporto, abbiamo inteso le violazioni alla libertà di religione o di credo come un processo, nel quale si possono distinguere quattro diversi stadi. I seguenti sono i principali tipi di violazioni:  Intolleranza, Discriminazione, Persecuzione, Genocidio.

ARCHIVIO

Rapporti precedenti

RAPPORTI

Playlist di video

Dettagli su metodologia e definizioni

21 giugno 2023 10:00 PM Da: Marcela Szymanski, Editor in Chief, Religious Freedom in the World 2021

Definizioni

Al fine di elaborare le definizioni ed i parametri necessari alla realizzazione del nostro Rapporto, abbiamo studiato ed utilizzato le seguenti fonti:

  • Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (sito Internet)
  • Relatore speciale delle Nazioni Unite per la Libertà di Religione o di Credo.
  • Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), e il relativo Ufficio per le istituzioni democratiche e dei diritti umani ODIHR (sito Internet: http://hatecrime.osce.org/what-hate-crime))
  • Mattia F. Ferrero, referente nazionale della Santa Sede per i crimini d'odio presso l'OSCE/ODIHR
  • Dott. Heiner Bielefeldt, professore all'Università di Erlangen ed ex relatore speciale delle Nazioni Unite per la libertà di religione o di credo (pagine web e interviste personali)
  • Prof. Massimo Introvigne, fondatore di BitterWinter.org e del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), (pagine web e interviste personali)
  • Linee-guida dell’Unione Europea per la Promozione e la Tutela della Libertà di Religione o di Credo (colloqui con lo staff responsabile e con decisori politici)
  • Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio (1948)
  • Osservatorio sull'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani (sito Internet e colloqui con Gudrun Kugler ed Ellen Fantini)
  • Dott. Gregor Puppink, conversazioni sul concetto filosofico di libertà religiosa, la giurisdizione e i limiti governativi in materia di tale libertà

Sono stati presi in considerazione, con particolare attenzione alla metodologia utilizzata, anche i Rapporti delle seguenti organizzazioni:

OSCE/ODIHR

  • Dipartimento di Stato degli Stati Uniti
  • Commissione degli Stati Uniti per la libertà religiosa internazionale (USCIRF)
  • Pew Research Center
  • Porte Aperte/Worldwatch List
  • Rapporti redatti dall’Intergruppo parlamentare sulla libertà di religione o credo e sulla tolleranza religiosa del Parlamento europeo
  • Pubblicazioni di Human Rights Without Frontiers (www.hrwf.org)
  • Pubblicazioni di Article 18 (www.article18.org)

I testi degli esperti includono:

  • John Newton, “Religious Freedom in Modern Societies”
  • Jose Luis Bazán, “Discurso del odio, corrección política y libertad de expresión”
  • Marcela Szymanski, “Which Religious Freedom we defend today?”

 

a) Libertà di Religione o di Credo (FoRB)

Articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani:: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o insieme ad altri, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti». (Fonte: http://www.un.org/en/universal-declaration-human-rights/))

Le libertà di pensiero, coscienza, religione o credo sono sancite dagli articoli 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, che devono essere letti alla luce del Commento generale n. 22 del Comitato Onu per i Diritti Umani.

Ai sensi della legislazione internazionale, la Libertà di Religione o di Credo consta in tre diverse componenti::

a) libertà di avere o adottare una religione o un credo di propria scelta, oppure nessun credo,

b) la libertà di cambiare religione e

c) la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo, individualmente o in comunità con altri, in pubblico o in privato, attraverso il culto, l’osservanza, la pratica e l’insegnamento.

La libertà di religione o di credo è inoltre tutelata dall’articolo 9 della Convenzione europea sui Diritti Umani e dall’articolo 10 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea(Fonte: paragrafo 10 delle Linee Guida dell’Unione Europea per la Promozione e la Tutela della Libertà di Religione o di Credo))

 

b) Limitazioni alla libertà di religione

Secondo il sito Internet del Relatore speciale delle Nazioni Unite per la Libertà di Religione o di Credo(http://www.ohchr.org/EN/Issues/FreedomReligion/Pages/Standards.aspx),le limitazioni a questa libertà fondamentale sono determinate da:

I diritti fondamentali di altri, così come indicato nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

L’interesse pubblico e i rischi dimostrabili per l’ordine pubblico e la salute

Also, the Commission on Human Rights resolution 2005/40 (paragraph 12) and Human Rights Council resolution 6/37 (paragraph 14) explains that limitations of FoRB are permissible under international human rights law if they fulfil each and every one of the following criteria:

a) la limitazione è prescritta dalla legge

b) la limitazione ha lo scopo di tutelare la sicurezza pubblica, l'ordine pubblico, la salute pubblica o la morale, o i diritti fondamentali e le libertà altrui;

c) la limitazione è necessaria per il raggiungimento di uno di questi obiettivi e proporzionata allo scopo perseguito; e

d) la limitazione non è imposta per scopi discriminatori, né applicata in modo discriminatorio.

Nonostante sia considerato ovvio per alcuni, riteniamo importante sottolineare che il diritto alla libertà di religione o di credo esiste insieme all'articolo 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: «Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona».

La libertà di religione non è quindi un “diritto assoluto” in quanto ha delle limitazioni, ma è comunque un “diritto inderogabile” che non può essere sospeso in uno stato di emergenza.

Determinare se un incidente sia o meno una violazione alla libertà di religione o di credo

For this Report, the first aspect that determines whether a violation of FoRB has taken place is to observe the outcome of an action and compare it to the elements of the description of the fundamental right. Consider that a violation might have occurred whether it was intentional or non-intentional, by the perpetrator against the victim(s). More often it is clear that an intentional action was perpetrated because of either the religion of the perpetrator or the religion of the victim, but sometimes the violation is unintentional. One example is what happened in Iceland, when by forbidding sexual mutilation for girls, then extending it to “children” in order not to be discriminating toward one sex, the law impinged in the tradition of circumcision practised by a particular religious group. This was not an intentional violation of freedom of religion, but it did become one. For a more complete list of FORB violations, linked to other fundamental rights and typified by the United Nations, please scroll down the following webpage: http://www.ohchr.org/EN/Issues/FreedomReligion/Pages/Standards.aspx

Determinare quale tipo di violazione della libertà di religione o di credo è descritto nel Rapporto

Nel redigere il presente Rapporto, abbiamo inteso le violazioni alla libertà di religione o di credo come un processo, nel quale si possono distinguere quattro diversi stadi. Le definizioni di ogni stadio, e i fattori che comportano il passaggio allo stadio successivo, sono descritti di seguito. Le eccezioni, naturalmente, possono verificarsi, quindi si prega di contattare l'editore per qualsiasi domanda. Una tabella che elenca le manifestazioni di ciascun tipo di violazione, è pubblicata al termine di questo documento ed è stata elaborata a partire dalle diverse fonti che citiamo. I seguenti sono i principali tipi di violazioni:

a) Intolleranza 

b) Discriminazione

c) Persecuzione

d) Genocidio

Classificazioni

a) Tolerance/Intolerance. This ranges from “no problem at all” to various degrees of ‘intolerance’, which exist to some extent in all countries and cultures. It takes, however, a turn for the worse when intolerance is openly shown and remains uncontested by the relevant authorities. A “new normal” starts to take shape. We identify here a stage where intolerance develops with the repetition of uncontested messages portraying a particular group as dangerous or noxious in a society. Intolerance occurs principally on a social and cultural level – clubs, sporting events, neighbourhoods, press articles, political discourse and popular culture such as cinema and television. Often, citizens’ public demonstrations and marches to support an unrelated cause, turn violent either spontaneously or not, against a particular group or their property, and are allowed to continue undisturbed. The choice of the authorities not to react nor contest, is a tacit approval of this form of intolerance. Opinion leaders at all levels (parents, teachers, journalists, sports stars, politicians, etc.) can become promotors of these messages.

However, at this stage, the aggrieved still have recourse to law. Intolerance is not yet ‘discrimination’. Fundamental rights to non-discrimination still apply.

Acts of intolerance usually fall outside the scope of the criminal law framework. Acts of violence, however, perpetrated with a particular bias are properly hate crimes, and are typified within the criminal law. Cases of “hate speech” are not hate crimes because they are not violent acts and they are not ruled in every country by the criminal body of law.

Intolerance is the most difficult to quantify as it is more often defined as a ‘feeling’. But it conditions the environment with the repetition of negative messages portraying a group as dangerous to the status quo. If at all, the negative messages are contested by individuals or opinion leaders, who then point the finger to less defined entities such as “the media” or “the local culture”, or to certain political figures. However, if the victim does not report acts of intolerance, or the authorities do not react firmly against it, the ground is prepared for worse.

b) Discrimination: This follows where intolerance goes unchecked. Discrimination occurs when there are laws or rules that apply to a particular group and not to all. The hallmark of ‘discrimination’ is a change in law which entrenches a treatment of, or a distinction against, a person based on the group, class, or category to which that person belongs. There are instances of direct and of indirect discrimination. It is direct when the actions are clearly directed to an individual belonging to a particular faith, and indirect discrimination when for example a company only hires professionals from a particular level of schooling, from which those in a religious group are banned from registering. In this case, it is usually the State that becomes the perpetrator, violating religious freedom. In the West, these violations occur in cases of limitations to freedom of conscience, often linked to a profession or branch of education, which is also protected by Article 18. Blasphemy laws, because they place one belief above all others, and because they are protective not of an individual but of a group, appear at this stage. Although discrimination might be legal domestically, it falls within the domain of international law. It remains illegal according to the UDHR and UN conventions as well as to regional conventions (and OSCE commitments). Victims, after exhausting national channels, can rely on the international community for help. Instances of discrimination include limitations in access to jobs (including public office), denial of emergency aid unless the recipient belongs to a particular faith, lack of access to Justice, the inability to buy or repair property, to live in a certain neighbourhood or to display symbols of faith. For example, in 2020, limitations during the Covid-19 pandemic sometimes locking down temples but leaving shops open, appeared to be applied in a disproportionate and discriminatory way against religious groups.

c) Persecution: This stage usually follows discrimination and includes “hate crimes”. Acts of persecution and hate crimes are performed by a biased perpetrator, who may or may not know the religious identity of the victim. Acts of persecution and hate crimes are typified under national criminal law and/or international law. Persecution and discrimination usually co-exist, the one building upon the other. However persecution by, say, a local terrorist group can exist in a country without State-driven discrimination being present. Persecution might be an active programme or campaign to exterminate, drive away, or subjugate people based on membership of a religious group. This happens for example in Africa where farmers, who might be Christians, are systematically attacked by herders, who might be Muslim, under the pretext of a climate change effect. Acts of violence (often fuelled by the public discourse and group thinking) may be perpetrated by single individuals. Acts of persecution need not be “systematic” nor occur following a strategy.

Sia gli attori statali che quelli non statali possono perseguitare un dato gruppo, ma in questa fase quel gruppo non può fare ricorso alla legge. Gli attori privati che commettono crimini d'odio contro un gruppo vengono difficilmente puniti. Le vittime sono “giuridicamente” vessate, subiscono espropri e talvolta vengono uccise. La persecuzione può essere identificata e verificata attraverso la testimonianza delle vittime, le notizie dei media, i rapporti del governo e delle ONG o attraverso le associazioni locali, ma questa verifica è spesso ostacolata dalle continue violenze e potrebbe richiedere diversi anni.

Violence frequently accompanies persecution. Violence turns these acts into hate crimes. Individuals belonging to minority groups may be subject to murder, expropriation and destruction of property, theft, deportation, exile, forced conversion, forced marriage, blasphemy accusations, etc. These acts may take place “legally” according to the national laws. In extreme cases “persecution” may turn into genocide.

The definition of “hate crime” we use is from ODIHR: “Hate crimes are criminal acts motivated by bias or prejudice towards particular groups of people. To be considered a hate crime, the offence must meet two criteria: First, the act must constitute an offence under criminal law; second, the act must have been motivated by bias.”  For the consideration of this report, the action/inaction of the Justice instances toward hate crimes is very important.

In countries where the rule of law is functioning (as in most Western democracies), courts may address instances of persecution as hate crimes. In many countries, however, there is no recourse to law regarding intolerance nor some forms of hate crimes, and persecution might be difficult to prove in front of a tribunal. Hate crimes, where a clear religious bias must be found, can follow the “normalisation” of intolerance messages and discrimination is settling in. These crimes are often perpetrated by non-State, private actors. Intolerance and discrimination however, are seldom contemplated in the applicable criminal law, and are perpetrated by both public and private actors.

d) Genocide: It is the ultimate form of persecution where only the international law seems to be capable to intervene. Genocide comprises “acts committed with intent to destroy, in whole or in part, a national, ethnical, racial or religious group”, as per the UN Convention on the Prevention and Punishment of Genocide, adopted on 9 December 1948 (http://www.ohchr.org/EN/ProfessionalInterest/Pages/CrimeOfGenocide.aspx ). It is not a ‘requisite’ to be dead in order to be a victim of genocide, as the acts in question include:

  • Uccisione di membri del gruppo.
  • Lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo.
  • Sottoposizione deliberata del gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale.
  • Misure miranti ad impedire nascite all'interno del gruppo.
  • Trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.

Also, not only perpetrators are liable by this convention but also those who conspire, incite to commit it or are complicit to its realization. After the European Parliament approved a resolution calling genocide the acts of Daesh against Christians and Yezidis (4Feb2016), many other nations followed suit including the United States. By creating a mechanism for bringing Daesh to justice (Res.2379) on 21 September 2017, the UN also is seeking to establish whether genocide has taken place.  http://www.un.org/en/genocideprevention/genocide.html

Perpetratori di “discriminazione” e “persecuzione”

Entità attualmente esistenti quali lo Stato Islamico, Al-Qaeda, Boko Haram oppure i cartelli legati al traffico di droga o alla tratta degli esseri umani, esulano ormai dalla classica distinzione tra attori statali e non-statali. Nei Paesi o nelle regioni in cui gli Stati non detengono più il controllo (oppure sono vittime essi stessi) e dove le leggi del gruppo che detiene de facto il potere violano i diritti umani fondamentali, i persecutori divengono responsabilità della sola comunità internazionale. Gli atti di intolleranza rimangono invece sotto il pieno controllo e la responsabilità dello Stato.

Abbiamo distinto le tre seguenti categorie di persecutori:

a) The State (whether federal, regional or, municipal)

b) Local non-State actors (including violent religious leaders, land-grabbing mobs, supremacist religious groups, and local branches of groups like the Taliban in Pakistan and Afghanistan, Boko Haram in Nigeria, etc.),

c) Multinational criminal or terrorist organizations (such as ISIS/Daesh, Al-Qaeda, Al-Shabab, Boko Haram, etc.)

Tendenze nel periodo in esame e prospettive per i prossimi due anni

Nella nostra esperienza due anni sono un periodo significativo per osservare gli effetti dei cambiamenti introdotti o dallo Stato o da gruppi non governativi. Abbiamo introdotto un nuovo livello di categorizzazione, la categoria "sotto osservazione". Con questa categoria intendiamo segnalare un Paese in cui una varietà di attori tende a muoversi verso il livello successivo di violazione della libertà di religione o di credo. La stima delle prospettive si basa sugli incidenti citati nel Rapporto nazionale del Paese e su altre informazioni raccolte dall'autore.

Example of categorization grid

La griglia seguente aiuta a distinguere tra "intolleranza" religiosa, "discriminazione", "persecuzione" e "genocidio".

In any event, the incident motivato da un chiaro pregiudizio religioso,e non costituire semplicemente l’effetto di una generale mancanza di sicurezza

 

Categoria

Lista, indicativa, degli atti maggiormente frequenti

  

Intolleranza

   
 Minacce  
 Discorsi d'odio  
 Intimidazioni  
 Atti di vandalismo  
    

Discriminazione

   
 Imposizione di una religione ufficiale  
 Impossibilità di conversione (come conseguenza della religione ufficiale imposta)  
 Possibilità di essere accusati di blasfemia  
 Divieto di praticare il culto al di fuori dei luoghi di culto  
 Impossibilità di avere diritto a proprietà (né di restaurarle o mantenerle)  
 Assenza di tutela/sicurezza delle proprietà  
 Impossibilità di accedere a determinati lavori  
 Impossibilità di accedere a cariche pubbliche  
 Impossibilità di accedere a finanziamenti  
 Impossibilità di accedere a determinati tipi/livelli di istruzione  
 Divieto di mostrare simboli religiosi  
 Assenza del diritto di nominare il clero  
 Mancata osservanza delle festività  
 Impossibilità di evangelizzazione, nessun materiale a disposizione  
 Impossibilità di comunicare con altri gruppi religiosi a livello nazionale e internazionale  
 Negazione del diritto di possedere mezzi di comunicazione  
 Negazione del diritto di fondare e finanziare istituzioni caritatevoli e umanitarie  
 Negazione del diritto all’obiezione di coscienza e di “ragionevoli soluzioni” sul luogo di lavoro e nella fornitura dei servizi  

Persecuzione

   
 Omicidi, singoli o di massa  
 Detenzione  
 Rapimenti, riduzione in schiavitù  
 Esilio forzato  
 Espropriazioni di edifici, proprietà e fondi  
 Occupazione di proprietà  
 Aggressioni fisiche, mutilazioni, violenze, menomazioni  
 Gravi limitazioni alla libertà di espressione, sentenze/punizioni estremamente severe  
 Intimidazioni, minacce  
 Danneggiamenti di proprietà  
 Qualsiasi altro crimine  

Genocide

   
 Uccisione di membri del gruppo  
 Lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo  
 Sottoposizione deliberata del gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale  
 Misure miranti ad impedire nascite all'interno del gruppo  
 Trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro