ANALISI REGIONALE
Paesi OSCE
di Ellen Kryger Fantini, J.D.
La regione dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) viene spesso suddivisa utilizzando le frasi «a est di Vienna» e «a ovest di Vienna». La stessa area è stata anche definita «da Vancouver a Vladivostok», a significare non soltanto l’estensione geografica degli Stati partecipanti, ma anche la vasta gamma di etnie, religioni e strutture politiche che vi agiscono.
La regione comprende più di un miliardo di persone e 57 Paesi, tra cui gli USA, il Canada, l’Europa, la Federazione Russa, i Paesi Baltici, i Balcani, le ex repubbliche sovietiche, l’Asia centrale e il Caucaso. Gli Stati partecipanti includono alcuni dei Paesi più potenti e influenti del mondo: Stati Uniti, Federazione Russa, Germania, Francia, Regno Unito e Turchia. Altri Stati della regione sono tra i più poveri o meno potenti, come Tajikistan, Kirghizistan e Uzbekistan.
Sebbene tutti i Paesi della regione abbiano posto in essere una qualche forma di tutela costituzionale per la libertà religiosa, l’effettiva applicazione – e il rispetto sociale – di queste tutele varia ampiamente da Stato a Stato.
Pandemia di COVID-19
Nel 2020 si è osservato un fenomeno di notevole importanza relativo alle regolamentazioni legate alla pandemia di COVID-19 e al loro impatto sulla libertà religiosa in tutta la regione dei Paesi OSCE. Molti Stati europei, così come gli USA e il Canada, hanno imposto misure per proibire o limitare severamente il culto pubblico anche durante la Settimana Santa, Yom Kippur e Ramadan. Negli Stati Uniti, il giudice della Corte Suprema, Samuel Alito, ha dichiarato che la pandemia aveva portato all’imposizione di limitazioni «precedentemente inimmaginabili» alle libertà individuali, e in particolare a quella religiosa: «Non abbiamo mai visto restrizioni così severe, estese e prolungate come quelle sperimentate per la maggior parte del 2020»[1].
In alcuni casi, queste limitazioni alla pratica religiosa sono state percepite come ineguali e quindi discriminatorie. Nonostante l’aumento delle regolamentazioni relative alle attività di culto, sono stati permessi altri tipi di incontri, quali raduni politici e dimostrazioni pubbliche, e la riapertura degli esercizi commerciali. Un esempio in tal senso è stata la direttiva del governatore del Nevada, Stephen Sisolak, che limitava la partecipazione alle funzioni religiose ad un massimo di 50 persone (indipendentemente dalle dimensioni della chiesa e dal fatto che venissero rispettate le misure di distanziamento sociale), consentendo invece agli esercizi commerciali, ai ristoranti e ai casinò di riaprire al 50 per cento della capienza massima[2].
A destare maggiore preoccupazione, però, è stato il crescente disagio di fronte alla tendenza ampiamente diffusa tra i governi occidentali di attribuire alla pratica religiosa un’importanza inferiore rispetto alla libertà di espressione, in una sorta di «gerarchia di diritti». Negli Stati Uniti, il leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, ha notato come i legislatori di diversi Stati e grandi città avessero proibito o fortemente limitato le funzioni religiose, permettendo invece lo svolgimento di proteste pubbliche. «La libertà di parola, di assemblea e di religione – ha affermato – “hanno lo stesso pedigree costituzionale” e quindi dovrebbero essere trattate allo stesso modo»[3]. Numerose cause sono state intentate negli Stati Uniti per conto di comunità religiose che sostenevano che le restrizioni sanitarie imponessero «oneri ingiusti alla religione che non sono stati invece imposti alle entità laiche»[4].
All’inizio del giugno 2020, mentre a Madrid e Barcellona erano ancora in vigore le restrizioni COVID-19 che limitavano i luoghi di culto al 30 per cento della capienza massima e la presenza ai funerali al chiuso a un massimo di dieci persone, migliaia di persone potevano riunirsi in marce antirazziste autorizzate[5].
Nella provincia canadese del Quebec, i vescovi cattolici hanno chiesto che le restrizioni imposte in merito alla presenza nelle chiese fossero quantomeno uguali a quelle stabilite per altri spazi interni, quali teatri e sale da concerto. Anche l’arcivescovo del Quebec e primate del Canada ha espresso la propria frustrazione per la mancanza di un trattamento equo delle comunità di fede (si veda a tal proposito la scheda relativa al Paese).
In molti Stati della regione OSCE sono stati imposti decreti che limitavano il culto pubblico, nonostante le obiezioni delle comunità religiose. Nel novembre 2020, i leader religiosi più importanti dell’Inghilterra hanno inviato una lettera congiunta al governo in cui si dichiaravano «fortemente in disaccordo con la decisione di sospendere la pratica religiosa in pubblico»[6]. L’arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza Episcopale Cattolica di Inghilterra e Galles ha affermato di non aver «ancora visto alcuna prova» che giustificasse il divieto delle funzioni religiose[7]. Il presidente del Consiglio Consultivo Nazionale delle Moschee e degli Imam ha dichiarato che il divieto di preghiera comune nei luoghi di culto era «scoraggiante» e che la comunità musulmana stava cercando forme di «preghiera comune ristretta nelle moschee, che consistono in individui che pregano all’unisono rispettando le misure di distanziamento sociale»[8]. Il chierico ha notato come la «differenza fondamentale tra le moschee e alcuni altri luoghi di culto è che le moschee sono prima di tutto usate per la preghiera comune»[9].
In Grecia, il Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa ha dichiarato che «non accettava» il divieto di celebrare, per una settimana, cerimonie in presenza e ha raccomandato ai sacerdoti di ignorare l’ordine di lockdown deciso dal governo nel gennaio 2021 al fine di permettere ai fedeli di partecipare alle funzioni per la festa dell’Epifania[10]. A Cipro, il vescovo di Morphou, Neophytos, ha invece tenuto una messa pubblica per celebrare la Domenica delle Palme, in violazione delle disposizioni governative (si veda a tal proposito la scheda relativa al Paese).
Libertà religiosa nell’intera regione
Nel resto degli Stati dell’OSCE, le schede nazionali hanno rivelato un ampio spettro di violazioni della libertà religiosa, che vanno dai gravi abusi dei diritti umani e della libertà religiosa alle discriminazioni contro specifici gruppi religiosi.
In Asia Centrale, il Turkmenistan è rimasto tra i Paesi al mondo in cui la libertà religiosa è maggiormente violata e, nel periodo in esame, non ha mostrato segni di miglioramento. Nello stesso periodo, invece, il suo vicino Uzbekistan – grazie ai molti passi compiuti verso una maggiore tutela della libertà religiosa – ha fatto sì che il Dipartimento di Stato americano promuovesse la nazione da «Paese che desta particolare preoccupazione» alla sua “Lista di controllo speciale”[11]. L’Economist ha nominato l’Uzbekistan il «Paese dell’anno 2019» perché «nessun’altra nazione si era spinta così lontano» in termini di riforme[12]. Altri Paesi di questa regione, pur essendo ancora classificati come aventi livelli da medi a molto gravi di violazioni della libertà religiosa, hanno mostrato qualche segno di speranza circa un futuro miglioramento.
Nelle ex repubbliche sovietiche dell’Asia Centrale, permangono preoccupazioni tra le autorità per quella che viene percepita come una crescita dell’«Islam non tradizionale». Come indicano le schede Paese di Uzbekistan, Kazakistan e Tagikistan, ciò ha portato a regolamenti più severi volti a prevenire l’espansione di forme più estreme di Islam e il conseguente jihadismo. Alcuni gruppi per i diritti civili, tuttavia, hanno espresso il timore che il pretesto del jihadismo possa rappresentare un mezzo per lo Stato per controllare ulteriormente le forme non tradizionali dell’Islam.
Nel Caucaso, il riaccendersi dello storico conflitto tra Azerbaijan e Armenia alla fine del 2020 ha indebolito la stabilità generale della regione e ha favorito la nascita di nuove alleanze. L’Azerbaijan poteva contare sull’appoggio della Turchia nella guerra[13] e solo un cessate il fuoco mediato dalla Russia è riuscito a fermarne l’escalation.
La scheda Paese della Turchia, che si trova a cavallo tra l’Europa sudorientale, il Medio Oriente e l’Asia centrale, ha rivelato segni inquietanti per la libertà religiosa. Durante il biennio in esame sono state osservate prove di crescenti tensioni sociali e politico-religiose, tra cui: la decisione politica di riconvertire in moschee Hagia Sophia e la chiesa bizantina di Chora[14]; attacchi e retorica anticristiani; e una mancanza di diritti e riconoscimento per le minoranze religiose, così come per atei e agnostici. L’influenza di Ankara è stata osservata anche in relazione alla diminuzione della libertà religiosa nelle regioni vicine. Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo e Azerbaijan, per non parlare della parte settentrionale dell’isola di Cipro, hanno sopportato il peso degli interessi espansionistici della Turchia (si vedano a tal proposito le schede sui relativi Paesi).
La libertà religiosa in Russia è ancora sotto pressione a causa di leggi e politiche troppo ampie che prendono di mira le minoranze religiose «non tradizionali» in nome della lotta all’«estremismo». Come si legge nella scheda relativa al Paese, l’applicazione di tali leggi ha comportato delle violazioni che includono la criminalizzazione delle attività missionarie e della preghiera collettiva (anche in case private), la sorveglianza diffusa di gruppi e individui e punizioni quali sanzioni pecuniarie o pene detentive. Alcuni gruppi religiosi, come i Testimoni di Geova, sono ancora considerati «organizzazioni estremiste» e sottoposti a processi giudiziari a porte chiuse. Sono state riscontrate discriminazioni contro i protestanti (che includono battisti, luterani e pentecostali), la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, la Chiesa ortodossa riformata ucraina e alcune comunità musulmane.
In Ucraina, e in particolare nella penisola occupata di Crimea e nei territori di Lugansk e Donetsk, alcune comunità religiose, come la Chiesa ortodossa ucraina, la Chiesa greco-cattolica ucraina, i protestanti e i Testimoni di Geova hanno continuato a subire gravissimi abusi dei diritti umani e della libertà religiosa. Le violazioni hanno incluso detenzioni e imprigionamenti arbitrari, la confisca di proprietà, le violenze fisiche, il divieto di organizzare incontri e cerimonie e quello di detenere o diffondere letteratura religiosa (si veda a tal proposito la scheda relativa al Paese).
Nella penisola balcanica dell’Europa sudorientale, le analisi dei Paesi hanno mostrato che mentre alcuni Stati sono rimasti stabili o hanno registrato miglioramenti, in altri, come la Bosnia ed Erzegovina, i diritti fondamentali, inclusa la libertà religiosa, sono rimasti precari a causa di profonde fratture sociali, tensioni etniche e religiose e instabilità politica. In Kosovo, la tendenza crescente di influenza politica e religiosa fondamentalista e il sostegno finanziario di Stati islamici stranieri come l’Arabia Saudita e la Turchia[15], uniti allo status di «protettore dell’Islam nei Balcani» autoproclamato dal Paese, minaccia di convertire la locale società islamica, storicamente tollerante e orientata all’Europa, in un rifugio per l’estremismo.
Mentre la maggior parte delle nazioni è rimasta complessivamente stabile, l’antisemitismo risorgente o in aumento è una tendenza preoccupante in alcuni Stati dell’Europa occidentale, così come negli Stati Uniti e in Canada. Inoltre, molte di queste nazioni hanno subìto attacchi e atti di vandalismo di alto profilo contro luoghi di culto, quali chiese, sinagoghe e moschee. Diversi governi hanno emanato, o preso in considerazione la possibilità di emanare, leggi per affrontare direttamente l’«estremismo religioso» o il «separatismo» (si vedano a tal proposito le schede dei relativi Paesi).
Nel suo discorso all’OSCE nel dicembre 2020, monsignor Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha espresso la «grave preoccupazione della Santa Sede per il crescente numero di attacchi terroristici, crimini di odio e altre manifestazioni di intolleranza che prendono di mira persone, luoghi di culto, cimiteri e siti religiosi in tutta l’area OSCE e altrove»[16]. «Il fatto che molti di questi atti di violenza siano perpetrati contro i credenti riuniti per pregare nei loro luoghi di culto li rende particolarmente deplorevoli. Così facendo, infatti, i luoghi di culto, paradisi di pace e serenità, diventano luoghi di esecuzione, mentre i bambini indifesi, le donne e gli uomini perdono la loro vita semplicemente perché si sono riuniti per praticare la propria religione»[17], ha detto Gallagher.
Come osservato in diverse schede nazionali del presente Rapporto, in molti Paesi dell’Unione Europea e in Canada, nuove norme culturali sancite dalla legge (ovvero, leggi sui discorsi d’odio, rimozione di simboli o segni religiosi pubblici e legislazioni sull’uguaglianza), e l’obbligo legale di conformarsi a tali normative stanno entrando in profondo conflitto con il diritto alle libertà di coscienza e religione.
Fonti
[1] Reuters, U.S. Justice Alito says pandemic has led to “unimaginable” curbs on liberty, 13 novembre 2020, https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-usa-supremecourt-idUSKBN27T0LD.
[2] Associated Press, Nevada to Loosen Cap on Conventions, Concerts and Churches, 29 settembre 2020, https://www.usnews.com/news/best-states/nevada/articles/2020-09-29/nevada-to-loosen-cap-on-conventions-concerts-and-churches.
[3] Niels Lesniewski, McConnell blasts Bowser for restricting church services but allowing protests, “Roll Call”, 9 giugno 2020, https://www.rollcall.com/2020/06/09/mcconnell-blasts-bowser-for-restricting-church-services-while-allowing-protests-during-covid-19-pandemic/
[4] Becket Law, Covid-19 and Religious Liberty, https://www.becketlaw.org/covid-19-religious-worship/
[5] GardaWorld, Spain: Authorities ease COVID-19 restrictions in Madrid and Barcelona from June 8 /update 29, 6 giugno 2020, https://www.garda.com/crisis24/news-alerts/348531/spain-authorities-ease-covid-19-restrictions-in-madrid-and-barcelona-from-june-8-update-29; Pablo Linde, Coronavirus deescalation plan: Everything you need to know about the changes in Spain on Monday, El País, 17 maggio 2020, https://english.elpais.com/spanish_news/2020-05-17/coronavirus-deescalation-plan-everything-you-need-to-know-about-the-changes-in-spain-on-monday.html.
[6] The Church of England, Faith Communities Letter to Prime Minister, 3 novembre 2020, https://www.churchofengland.org/news-and-media/news-and-statements/archbishops-join-interfaith-call-pm-allow-public-worship.
[7] Catholic News Agency, Catholic bishops fight for public Masses as England prepares for second lockdown, 2 novembre 2020, https://www.catholicnewsagency.com/news/bishops-fight-for-public-masses-as-england-prepares-for-second-lockdown-28946.
[8] The Guardian, Catholic church leader criticises Covid worship restrictions in England, 1 novembre 2020, https://www.theguardian.com/world/2020/nov/01/catholic-church-leader-criticises-covid-worship-restrictions-england.
[9] Ibid.
[10] Jesse O’Neill, Greek Orthodox Church tells priests to defy lockdown measures, “New York Post”, 4 gennaio 2021, https://nypost.com/2021/01/04/greek-orthodox-church-tells-priests-to-defy-lockdown-measures/
[11] Commissione degli Stati Uniti per la libertà religiosa internazionale (USCIRF), Rapporto annuale 2020: Uzbekistan, https://www.uscirf.gov/sites/default/files/Uzbekistan.pdf.
[12] The Economist, Which nation improved the most in 2019?, 21 dicembre 2019, https://www.economist.com/leaders/2019/12/21/which-nation-improved-the-most-in-2019.
[13] Atalayar, Turkey to send soldiers to Azerbaijan, 17 novembre 2020, https://atalayar.com/en/content/turkey-send-soldiers-azerbaijan.
[14] The Jerusalem Post, After Hagia Sophia, Turkey converts historic Chora church into mosque, 24 agosto 2020, https://www.jpost.com/middle-east/after-hagia-sophia-turkey-converts-historic-chora-church-in-to-mosque-639703.
[15] Konrad-Adenauer-Stiftung, The influence of external actors in the Western Balkans, 2018, https://www.kas.de/c/document_library/get_file?uuid=194afc48-b3be-e3bc-d1da-02771a223f73&groupId=252038.
[16] Monsignor Paul Richard Gallagher, Dichiarazione della Santa Sede al 27° Consiglio Ministeriale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, 3 dicembre 2020, https://drive.google.com/file/d/1hWGNg5Y_SxxSn92OQo9KL_zopB4jVxo-/view.
[17] Ibid.