Quadro giuridico relativo alla libertà religiosa ed effettiva applicazione
La Costituzione della Romania tutela ampiamente l'attività religiosa, vieta la discriminazione religiosa e garantisce «la conservazione, lo sviluppo e l'espressione» dell'identità religiosa di un individuo. Inoltre, garantisce la libertà di espressione, sebbene questa sia limitata nei casi in cui provochi l'incitamento all'odio religioso o alla discriminazione. La Carta protegge inoltre il diritto dei genitori di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni e obbliga le scuole pubbliche ad assicurare un'educazione religiosa organizzata.
L'articolo 29 è la disposizione costituzionale principale a tutela della libertà religiosa. Lo stesso garantisce la libertà di coscienza e proibisce le conversioni forzate. L'articolo 29 consente inoltre alle religioni di organizzarsi «in conformità con i propri statuti, secondo i termini stabiliti dalla legge». Garantisce altresì che le religioni siano autonome dallo Stato, ma possano beneficiare del sostegno statale, anche al fine di facilitare l’assistenza religiosa nelle forze armate, negli ospedali, nei penitenziari, nelle case di riposo e negli orfanotrofi.
La “Legge sulla libertà religiosa e lo status generale delle confessioni” del 2007 definisce il quadro normativo rumeno sulla libertà religiosa. Ai sensi dell'articolo 2 della stessa normativa, la libertà di manifestare la propria fede «non può essere soggetta a restrizioni diverse da quelle previste dalla legge e che sono necessarie in una società democratica ai fini della tutela della sicurezza pubblica, dell'ordine pubblico, della salute o della morale, o per la protezione dei diritti e delle libertà umane fondamentali». Inoltre, l'articolo vieta di cambiare la religione dei bambini di età compresa tra i 14 e i 16 anni senza il loro consenso. La norma garantisce la neutralità dello Stato «nei confronti di qualsiasi ideologia religiosa o atea», nonché l'uguaglianza tra le confessioni religiose di fronte alla legge.
La legge del 2007 regolamenta ulteriormente il sostegno statale alle diverse comunità religiose e suddivide le comunità religiose in tre categorie: “gruppi religiosi”, “associazioni religiose” e “religioni riconosciute”. Le “religioni riconosciute” includono le comunità religiose con uno «status di entità giuridica distinta». Le comunità religiose prive di questo status sono considerati “gruppi religiosi”.
I gruppi religiosi sono definiti come gruppi di persone che adottano, condividono e praticano la stessa religione, ma non si sono registrati in quanto entità giuridica. Le associazioni religiose sono entità legali composte da almeno 300 cittadini, che hanno ottenuto uno status legale attraverso la registrazione presso il Registro delle Associazioni Religiose. Anche se registrate, le associazioni religiose non ricevono finanziamenti governativi e godono di esenzioni fiscali limitate. Le religioni riconosciute beneficiano del più alto livello di sostegno da parte del governo e sono persone giuridiche di pubblica utilità che hanno diritto ad essere finanziate dallo Stato. Una “associazione religiosa” può richiedere di diventare una “religione riconosciuta” dopo 12 anni di attività continua e con un'adesione di almeno lo 0,1 percento della popolazione.
Le scuole pubbliche e private garantiscono agli studenti appartenenti a religioni riconosciute l’insegnamento dell'educazione religiosa relativa alla propria fede, indipendentemente dal numero di alunni iscritti. I corsi di religione sono facoltativi, i genitori dei minori possono scegliere di non farli frequentare ai propri figli, e gli studenti maggiorenni possono richiedere di non parteciparvi. Le religioni riconosciute sono libere di gestire tribunali religiosi che applicano misure disciplinari interne e sono autorizzate ad assumere, eleggere o licenziare collaboratori in base alle proprie leggi. Tutte le comunità religiose possono scegliere la propria struttura giuridica, ma tutte sono tenute a rispettare le leggi e la Costituzione del Paese e non devono «minacciare la sicurezza pubblica, l'ordine, la salute, la moralità» o «i diritti e le libertà umane fondamentali».
Ulteriori disposizioni tutelano le proprietà confiscate dal governo rumeno nell’ambito di persecuzioni passate ai danni della religione del proprietario del bene. La legge disciplina la restituzione delle proprietà confiscate alla comunità ebraica e ad altri gruppi religiosi durante la Seconda Guerra Mondiale e in epoca comunista. I sopravvissuti all'Olocausto e i loro parenti stretti hanno diritto a una pensione mensile o a un altro risarcimento. Una legge distinta regola la restituzione alla Chiesa greco-cattolica delle proprietà della Chiesa ortodossa rumena.
La Romania proibisce la negazione dell'Olocausto e i crimini e le discriminazioni a sfondo religioso.
Episodi rilevanti e sviluppi
Secondo l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), nel 2021, la Romania ha riportato sette crimini d'odio registrati dalla polizia, 54 procedimenti giudiziari per crimini d'odio e 124 casi in cui una persona è stata condannata per un crimine d'odio. Inoltre, l'OSCE ha riferito di aver ricevuto nel 2021 segnalazioni di due attacchi anti-cristiani e di uno contro i Rom, al di fuori di quelli ufficialmente segnalati dai funzionari rumeni. Si tratta di un aumento rispetto al 2019 (l'ultimo anno per il quale sono disponibili dei dati), in cui erano stati registrati due crimini d'odio dalla polizia, due procedimenti giudiziari per crimini d'odio e 33 casi in cui una persona è stata condannata per aver commesso un crimine d'odio. Secondo la Procura Generale rumena, nel 2021 sono stati segnalati 31 episodi di antisemitismo, in aumento rispetto ai 18 episodi segnalati nel 2020.
Nel 2021, come negli anni precedenti, la Chiesa greco-cattolica ha segnalato ritardi nelle decisioni dei tribunali in merito ai casi di restituzione di proprietà. Altri gruppi, tra cui la Federazione delle Comunità Ebraiche, le Chiese riformate, cattolica romana e luterana evangelica, hanno segnalato ritardi simili.
La Chiesa ortodossa rumena ha affrontato difficoltà e tensioni a seguito dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia nel 2022. Sin dall’inizio della guerra, la Chiesa ortodossa rumena ha accolto un numero significativo di rifugiati e ha offerto sostegno finanziario ai rifugiati ucraini (per un ammontare di oltre otto milioni di euro). Inoltre, alcuni membri del clero hanno criticato apertamente la Russia.
Tuttavia, vi sono state critiche circa il tentativo del governo ucraino di vietare ad alcuni rami del Cristianesimo ortodosso di operare in Ucraina. Questo ha portato il clero ortodosso e i politici rumeni ad accusare le autorità ucraine di repressione religiosa, con conseguente richiesta a Kiev di rispettare i diritti e le libertà delle comunità ortodosse, in particolare di quelle ortodosse rumene che vivono in Ucraina.
Nel periodo in esame si sono verificati diversi incidenti antisemiti. Nel marzo 2021, il direttore del Teatro di Stato ebraico ha ricevuto minacce di morte, che includevano insulti antisemiti. Nel giugno 2021, sono stati compiuti atti vandalici in un cimitero ebraico a Ploesti e lo stesso è accaduto a settembre contro un monumento commemorativo a Bistrita, dedicato alle vittime dell'Olocausto deportate ad Auschwitz e Birkenau.
Un recente sondaggio condotto in Romania da una ONG belga ha rilevato che il 14 percento dei rumeni di età compresa tra i 18 e i 75 anni nutre sentimenti negativi nei confronti degli ebrei.
Nel maggio 2021, il governo rumeno ha approvato un piano d'azione biennale «per combattere l'antisemitismo, la xenofobia, la radicalizzazione e i discorsi di odio» a livello nazionale. Gli obiettivi includono: «cercare di migliorare la raccolta dei dati sugli episodi di antisemitismo, rinnovare i programmi di formazione per le forze dell'ordine e i magistrati, aggiornare i programmi scolastici sull'Olocausto e sviluppare programmi culturali pertinenti».
Alla fine del 2022, il governo rumeno ha annunciato una legge a tutela dei rituali di macellazione animale kosher, dopo che una recente sentenza del Tribunale dell'Unione Europea aveva confermato i divieti di queste pratiche in due province del Belgio.
Durante la pandemia di coronavirus del 2020, il governo ha imposto una serie di restrizioni sulle riunioni pubbliche, comprese le funzioni religiose. Nel periodo in esame, i funzionari governativi hanno incontrato i rappresentanti delle confessioni religiose per stabilire e modificare le linee guida. Nell'ottobre 2021, il vescovo ortodosso Ambrogio di Giurgiu ha detto ai fedeli di «non correre a farsi vaccinare». La polizia “lo ha messo sotto inchiesta penale per aver diffuso una “pericolosa disinformazione”».
Prospettive per la libertà religiosa
In generale, il diritto alla libertà religiosa è rispettato e vissuto. Il governo ha risposto prontamente alle preoccupazioni riguardanti un picco di sentimenti antiebraici e di crimini antisemiti, promulgando leggi per proteggere gli ebrei e approvando un piano d'azione nazionale biennale contro l'antisemitismo.
Sebbene la guerra nella confinante Ucraina stia mettendo a dura prova le relazioni già tese tra la Chiesa ortodossa rumena e altri rami del Cristianesimo, e nonostante permangano problemi relativi alla restituzione delle proprietà, in Romania le prospettive per la libertà religiosa rimangono positive.