Quadro giuridico relativo alla libertà religiosa ed effettiva applicazione
Con una popolazione di circa 200 milioni di abitanti, la Nigeria è il Paese più popoloso dell’Africa, uno dei principali produttori di petrolio, ed una Repubblica Federale con un sistema di governo democratico che garantisce la libertà religiosa. Oltre ai suoi 36 Stati, il Paese include anche il Territorio della Capitale Federale in cui si trova la capitale, Abuja.
La Costituzione del 1999 stabilisce che né la Nigeria in quanto Repubblica Federale, né alcuno dei singoli Stati appartenenti alla Federazione possano adottare una religione di Stato (articolo 10) e propone la tolleranza religiosa come parte dell'etica nazionale nelle politiche statali (articolo 23). La Carta sancisce i principi di non discriminazione per motivi religiosi (articolo 15 paragrafo 2), l'uguaglianza di trattamento a prescindere dalla religione (articolo 42 paragrafo 1) e obbliga i partiti politici ad accettare come membro qualsiasi cittadino nigeriano a prescindere dall’appartenenza religiosa (articolo 222, paragrafo b) e a non scegliere un nome, simbolo o logo che abbia connotazioni religiose (articolo 222, paragrafo e).
La Costituzione garantisce inoltre il diritto di ogni persona alle «libertà di pensiero, di coscienza e di religione, alla libertà di cambiare la propria religione o il proprio credo, e alla libertà, da sola o in comunità con altri, e in pubblico o in privato, di manifestare e diffondere la propria religione o il proprio credo mediante il culto, l'insegnamento, la pratica e l'osservanza» (articolo 38 paragrafo 1). L'articolo 38, paragrafo 2, stabilisce che nessuno può essere costretto a partecipare a corsi di istruzione religiosa contro la sua volontà, o qualora l'istruzione non sia in accordo con la sua fede di appartenenza. Tale garanzia si estende anche alle cerimonie e alle osservanze religiose. A nessuna comunità o denominazione religiosa sarà impedito di impartire un'istruzione religiosa agli alunni di tale comunità o denominazione in qualsiasi luogo di istruzione gestito interamente dalla stessa comunità o denominazione (articolo 38 paragrafo 3). I diritti fondamentali riconosciuti non daranno diritto a nessuna persona «di formare, partecipare all'attività o essere membro di una società segreta» (articolo 38, paragrafo 4).
Nel tentativo di promuovere l’inclusione sociale, l’articolo 15 (paragrafo 3, commi C e D) della Costituzione impone allo Stato l’obbligo di favorire i matrimoni interreligiosi e di promuovere la creazione di associazioni e gruppi rivolti ai membri delle diverse religioni. Ai sensi della legislazione, in alcuni Stati (ad esempio quelli di Kano, Borno, Niger, Katsina e Kaduna) i predicatori sono tenuti ad ottenere una licenza per poter predicare. I nigeriani hanno livelli particolarmente elevati di partecipazione religiosa, con il 93 percento della popolazione che ritiene la religione molto importante per la propria vita.
La Nigeria ha un sistema giuridico misto, con quattro fonti distinte, ovvero la legge inglese, la common law, il diritto consuetudinario e, in alcuni Stati, la legge islamica (shari’a). Ai sensi dell’articolo 275 (paragrafo 1) della Costituzione, gli Stati hanno il diritto di istituire una corte d’appello shariatica. La Corte d'appello shariatica del Territorio Federale della Capitale ad Abuja è prevista dall'Articolo 260 paragrafo 1 del testo costituzionale. Quando, oltre vent’anni fa, 12 Stati introdussero ufficialmente la legge islamica, molti fedeli musulmani ne furono entusiasti, mentre i cristiani protestarono contro tale decisione. Ne seguirono duri scontri, che causarono diverse migliaia di vittime, di fede sia cristiana che islamica.
«La maggior parte dei musulmani della Nigeria settentrionale - ha scritto il vescovo di Sokoto, monsignor Mathew Hassan Kukah - continua a riproporre le convinzioni del vecchio califfato (1804-1903), considerando il Cristianesimo come una religione straniera legata al colonialismo».
Dopo oltre 20 anni di implementazione della shari'a, la situazione nella Nigeria settentrionale è peggiorata, in quanto l'etnia e la religione sono diventate effettivamente dei mezzi per ottenere potere, risorse e privilegi. Nella maggior parte degli Stati settentrionali: il reato di blasfemia è punito sia dalla shari'a dal codice penale statale; l'educazione cristiana non viene insegnata nelle scuole pubbliche; gli studenti cristiani non hanno accesso alle borse di studio statali e i laureati sono discriminati nel mercato del lavoro; i permessi di costruzione delle chiese vengono negati e i luoghi di culto cristiani vengono distrutti illegalmente senza alcun risarcimento. Al contrario, nel sud-ovest della Nigeria, dove pure vive una percentuale significativa di musulmani, non si sono verificati episodi significativi di violenza a sfondo religioso e le relazioni interreligiose si basano generalmente sul rispetto reciproco.
L'imposizione di sentenze basate sulla sharia (che comprendono la pena di morte) si traduce in trattamenti e punizioni crudeli, disumani e degradanti (quali amputazioni e percosse), che sono in conflitto con gli obblighi internazionali del Paese. Inoltre, le "hisbah" (la polizia religiosa) impongono restrizioni morali e sociali, ad esempio: sequestrano o distruggono le bottiglie di birra; chiudono i locali di narghilé; fanno irruzione negli alberghi; vietano i tagli di capelli alla moda; vietano di mangiare in pubblico durante il Ramadan (anche nelle aree in cui vivono i non musulmani); interrompono i «raduni immorali» e arrestano le persone che non seguono la shari'a. Alcune hisbah sono entità gestite dallo Stato (ad esempio, negli Stati di Kano, Zamfara e Sokoto), ignorando l'esplicito divieto dell'articolo 214, paragrafo 1, della Costituzione, in cui si afferma che «nessun'altra forza di polizia [ad eccezione delle Forze di Polizia nigeriane] sarà istituita per la Federazione o parte di essa».
La comunità cristiana si domanda da tempo perché, nonostante sia uno Stato non confessionale con quasi il 50 percento di popolazione cristiana, dal 1986 la Nigeria sia un membro a pieno titolo dell'Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC), i cui obiettivi sono, tra gli altri: preservare «i simboli islamici e l'eredità comune»; «difendere l'universalità della religione islamica» e «rivitalizzare il ruolo pionieristico dell'Islam nel mondo». Un'altra decisione controversa del governo federale sotto la Presidenza di Buhari è stato il rafforzamento delle relazioni con l'Iran.
Discriminazione legalizzata dalla shari'a
Nel nord, prevalentemente islamico, i non musulmani subiscono una discriminazione «legalizzata» a causa della shari'a, che implica l'applicazione della legge anti-blasfemia, l'esclusione dei non musulmani dall’accesso alle cariche governative, i rapimenti e i matrimoni forzati di donne cristiane da parte di uomini islamici, il rifiuto di autorizzare la costruzione di chiese o cappelle, e l'imposizione di codici di abbigliamento come l'hijab islamico a tutte le studentesse delle scuole secondarie.
La crescente applicazione delle disposizioni in materia di blasfemia contenute nel codice penale e nella shari'a è stata considerata dalla Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale (USCIRF) «un rischio significativo per la libertà religiosa dei nigeriani, e in particolare delle minoranze religiose e di coloro che professano credenze impopolari o non condivise». Un chierico islamico, Sheikh Abduljabar Nasir Kabara, è stato condannato a morte per blasfemia da una corte shariatica di Kano, una decisione alla quale si prevede verrà presentato appello. Il musicista sufi Yahaya Sharif-Aminu, condannato a morte nel 2020 per aver postato testi di canzoni presumibilmente blasfeme su WhatsApp, in seguito al respingimento del suo appello nell'agosto 2022, ha contestato la costituzionalità di questa legislazione davanti alla Corte Suprema della Nigeria.
Oltre al quadro giuridico penale, preoccupano gli episodi di vendetta sociale e gli atti brutali commessi per punire l’autore di presunte espressioni «blasfeme». Il 12 maggio 2022, la ventiduenne cristiana Deborah Samuel Yakubu, studentessa dello Shehu Shagari College of Education nello Stato di Sokoto, è stata vittima di un'aggressione di massa e brutalmente uccisa, perché accusata di blasfemia dai suoi compagni di scuola musulmani, i quali dopo l’omicidio hanno bruciato il suo corpo.
Nel giugno 2021, l'episcopato cattolico in Nigeria ha chiesto una revisione della Costituzione nigeriana del 1999, osservando come questa favorisca i musulmani, ponendo invece «i cristiani e gli appartenenti ad altre religioni in una posizione di svantaggio», e pertanto non è di «buon auspicio per l'unità e il progresso nel Paese». I redattori della Costituzione del 1999 hanno creato le corti shariatiche per i musulmani. La diversità dei sistemi e dei regimi giuridici, tuttavia, porta alla situazione attuale in cui non vi è una legge comune per tutti i cittadini nigeriani.
Molti giuristi e accademici ritengono che la legge e i tribunali della shari'a contraddicano la natura non confessionale della Costituzione nigeriana. Nonostante ciò, il 17 agosto 2022 un tribunale federale di Kano ha affermato, per la prima volta, che «la shari'a è costituzionale» definendo infondata la tesi «dei ricorrenti che cercavano di dimostrare l'illegalità della legge islamica». Appena due mesi prima, il 17 giugno, anche la Corte Suprema nigeriana aveva sostenuto il diritto delle studentesse di indossare l'hijab nelle scuole pubbliche di Lagos, annullando la restrizione statale.
Le corti shariatiche operano in 12 degli Stati settentrionali della Nigeria e vi è una crescente pressione per istituirne in altri Stati. Ad esempio, il Muslim Rights Concern (MURIC) ha espresso il proprio sostegno all'introduzione della shari'a nel sud-ovest; la comunità musulmana dello Stato meridionale di Osum ha chiesto al proprio governatore di riconoscere le corti shariatiche come parte del sistema giudiziario dello Stato (in realtà, il presidente della comunità ha rivelato di aver già istituito un tribunale della shari'a) . Inoltre, il Consiglio Nazionale delle Organizzazioni Giovanili Musulmane ha chiesto una Corte d'appello della shari'a nello Stato di Lagos e l'istituzione obbligatoria di tribunali shariatici in qualsiasi Stato nigeriano in cui vivano almeno 100 musulmani, attraverso la modifica dell’articolo 275 (paragrafo 1) della Costituzione. Anche l'Associazione degli Avvocati Musulmani della Nigeria (MULAN) ha chiesto la creazione di corti shariatiche in tutta la parte meridionale del Paese, a maggioranza cristiana, al fine di soddisfare gli interessi della locale popolazione musulmana.
Violenze e attacchi terroristici
La Nigeria è al numero 6 (su 163 Paesi) nell'Indice Globale del Terrorismo (GTI) . Oltre alle ostilità da parte del movimento separatista Popolo Indigeno del Biafra (IPOB), la nazione è dilaniata dal banditismo, dalle violenze commesse da bande criminali, dai combattimenti tra fazioni islamiste quali l’Izala Society, Boko Haram, la Provincia dello Stato Islamico dell'Africa Occidentale (ISWAP) ed altri gruppi . A tutto ciò si aggiungono gli attacchi terroristici di matrice religiosa prevalentemente anticristiani, ma commessi anche ai danni di musulmani e membri delle religioni tradizionali. Nel 2016 Boko Haram, un gruppo salafita-jihadista che mira all'imposizione di un Califfato comprendente l’intera Nigeria in cui applicare una rigida applicazione della shari'a, si è diviso in due fazioni: il Jama'atu Ahlis Sunna Lidda'adati wal-Jihad (JAS) e la Provincia dello Stato Islamico dell'Africa Occidentale (ISWAP). Una terza fazione (denominata Ansaru al-Musulmina fi Bilad al-Sudan, o Ansaru), ha intensificato la propria attività, operando principalmente nelle regioni nord-occidentale e centrale della Nigeria. Gran parte degli attacchi di Boko Haram e dell'ISWAP si verificano nel nord-est, ovvero negli Stati di Borno, Yobe e Adamawa, e in misura minore in altri Stati quali Gombe, Kano, Kaduna, Plateau, Bauchi e Taraba. L'interpretazione della shari'a da parte dell'ISWAP porta a punizioni crudeli, quali l'amputazione delle mani dei presunti ladri e l'uccisione degli adulteri oppure dei civili che si rifiutano di pagare le tasse o disobbediscono agli ordini. Il gruppo prende di mira in particolare la minoranza cristiana nel nord-est della Nigeria, probabilmente in parte per dimostrare la propria fedeltà all'ISIS. Un rapporto pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo della Nigeria nel giugno 2021, ha stimato che fino alla fine del 2020, il conflitto nel nord-est aveva provocato quasi 350.000 morti, di cui 314.000 per cause indirette. Le differenze religiose sono ritenute un motivo di conflitto dal 52 percento della popolazione nigeriana del nord-est e dal 49 percento di quella del nord-ovest.
In alcune aree, come ad esempio nello Stato di Kaduna, i terroristi si sono imposti con la forza nelle comunità fino a formare «un'autorità governativa parallela» ed esercitando il controllo sulle attività sociali ed economiche e sulla distribuzione della giustizia. Gli sforzi del governo federale volti a sradicare i terroristi e le loro attività sono stati considerati da alcuni come un «esercizio inutile». Inoltre, una distribuzione distorta e ingiusta delle risorse da parte del governo federale, che discrimina i cristiani, è stata denunciata e definita dall'arcivescovo cattolico di Abuja, monsignor Ignatius Ayau Kaigama, come una «sottile persecuzione».
Sebbene anche i musulmani siano vittime di violenza nel Paese, i cristiani sono presi di mira in modo sproporzionato. Il Rapporto sulle violenze in Nigeria (2019-2022), pubblicato dall'Osservatorio della Libertà Religiosa in Africa, ha mostrato che il rapporto complessivo tra cristiani/musulmani uccisi è di 7,6/1. Secondo l'Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED), gli attacchi alla comunità cristiana sono aumentati in un più ampio contesto di violenza contro i civili in tutto il Paese: il totale degli attacchi contro i civili è cresciuto del 28 percento dal 2020 al 2021, e questa tendenza è continuata nel 2022. Le cifre complessive sono terribili. Un rapporto pubblicato nell'agosto 2021 dalla ONG nigeriana Intersociety ha rivelato che 43.000 cristiani sono stati uccisi dai jihadisti nigeriani nell'arco di 12 anni, 18.500 sono scomparsi definitivamente, 17.500 chiese sono state attaccate, 2.000 scuole cristiane sono state distrutte, 10 milioni di persone sono state sradicate nel Nord, sei milioni sono state costrette a fuggire e quattro milioni vivono ora nella condizione di sfollati interni. Nel giugno 2022, nelle regioni nord-occidentali e centro-settentrionali, la media mensile degli eventi violenti contro i cristiani era aumentata del 50 percento rispetto al 2020. Il "Nigerian Atrocities Documentation Project" del Centro Kukah di Abuja ha registrato quasi 200 attacchi alle comunità cristiane nel nord della Nigeria durante un periodo di otto mesi del 2022, durante i quali centinaia di cristiani sono stati uccisi e migliaia costretti a fuggire, con un numero davvero esigui di interventi in loro difesa da parte della polizia o dei militari.
I leader religiosi sono stati spesso vittime di attacchi mirati. Dal 2012, 39 sacerdoti cattolici sono stati uccisi e 30 rapiti, mentre 17 catechisti sono stati assassinati. Nel maggio 2022, lo Stato Islamico ha pubblicato un video che mostrava l'esecuzione di 20 cristiani nigeriani «per vendicare l'uccisione dei leader del gruppo in Medio Oriente» commessa all’inizio dell’anno. Nello stesso mese, i terroristi dell'ISWAP hanno attaccato Rann, città dello Stato di Borno, uccidendo almeno 45 agricoltori nelle loro fattorie durante il raccolto.
Uno degli attacchi terroristici più sanguinosi degli ultimi anni, tuttavia, è stato commesso il 5 giugno 2022 da uomini armati non identificati che nella domenica di Pentecoste hanno aperto il fuoco contro la chiesa cattolica di San Francesco nella città di Owo, nel sud-ovest della Nigeria, trucidando oltre 50 persone, tra cui donne e bambini.
Il 31 luglio 2022, terroristi fulani hanno ucciso otto cristiani nello Stato di Plateau. Nel settembre 2022, dei mandriani fulani hanno fatto irruzione durante una veglia notturna nella Chiesa dei Cherubini e Serafini a Kasuwan Magani, nella suddivisione amministrativa di Kajuru nel sud dello Stato di Kaduna, ed hanno rapito oltre 45 persone per poi chiedere un riscatto di 200 milioni di naire. Il 19 ottobre 2022, sospetti pastori fulani armati hanno ucciso 36 abitanti del villaggio dopo un assedio alla città di Gbeji, nello Stato di Benue. Il 23 novembre 2022, militanti mandriani fulani hanno invaso una comunità di Enugu uccidendo 10 persone, ferendone molte altre e radendo al suolo le loro abitazioni. In un altro tragico episodio avvenuto nel dicembre 2022, almeno 46 abitanti di un villaggio nel nord dello Stato di Kaduna sono stati uccisi in due attacchi separati che si ritiene siano stati perpetrati da un gruppo di pastori fulani militanti. Non meno di 100 case sono state rase al suolo e alcune vittime sono state bruciate vive. I leader della Chiesa locale affermano che, sebbene gli attacchi contro i villaggi e le chiese cristiane, così come contro i sacerdoti, le suore, i pastori, i seminaristi e i fedeli, vengano riportati quasi ogni giorno dai media nazionali nigeriani, molte di queste atrocità non sono riportate a livello globale e non hanno ripercussioni internazionali. Monsignor Wilfred Anagbe, vescovo cattolico di Makurdi nello Stato di Benue, ha condannato un «genocidio strisciante» in atto contro i cristiani, con l'obiettivo di «islamizzare tutte le regioni a maggioranza cristiana».
Gli scontri tra i pastori nomadi fulani, principalmente musulmani, e altri agricoltori di etnia prevalentemente cristiana sono sempre avvenuti e rimangono comuni nella Middle Belt nigeriana. Rintracciare l’esatta origine delle violenze è complicato, ma principalmente si tratta lotte per accaparrarsi le risorse naturali (terra e acqua) con l’aggiunta di elementi etnici, politici e religiosi.
Da questa miscela tossica emergono i terroristi fulani, una piccola minoranza all’interno dell’etnia che in Nigeria comprende tra i 12-16 milioni di persone. I fondamentalisti fulani hanno dichiarato il loro impegno a portare avanti un'ideologia islamista, e vengono reclutati da gruppi criminali jihadisti nazionali e transnazionali. Secondo una ricerca di Aiuto alla Chiesa che Soffre, molti dei terroristi fulani sembrano provenire dai Paesi confinanti con la Nigeria. Con il pretesto di competere per le risorse, gli estremisti islamici fulani uccidono, bruciano e mutilano i nigeriani in base alla loro appartenenza etnica e religiosa, attaccando chiese e leader religiosi cristiani, ma anche musulmani che rifiutano l'agenda fondamentalista. Si stima che dal 2009 i terroristi fulani abbiano ucciso tra le 13.000 e le 19.000 persone, oltre a procurare ad innumerevoli altre vittime ferite che hanno cambiato per sempre le loro vite.
L'Osservatorio della Libertà Religiosa in Africa (ORFA) osserva: «La maggior parte degli attacchi con il più alto numero di uccisioni avviene durante la stagione agricola nigeriana. I rapimenti sono più equamente distribuiti nel corso dell'anno. Gli attacchi durante la stagione agricola hanno un impatto maggiore sulla vita delle vittime rispetto ai crimini commessi in qualsiasi altro momento. Questa scoperta rafforza il sospetto che gli aggressori mirino a uccidere o a far morire di fame le loro vittime, soprattutto i cristiani nel nord della Nigeria. Alcuni lo chiamano «genocidio per logoramento».
Ignorando le prove fattuali riportate, alcune narrazioni predominanti continuano a minimizzare la natura islamista degli attacchi terroristici fulani. In una dichiarazione in cui condannava il massacro del 5 giugno 2022 presso la Chiesa cattolica di San Francesco Saverio a Owo, il Presidente irlandese Michael D. Higgins collegava le atrocità alle «conseguenze del cambiamento climatico» sulle popolazioni di pastori. Il Vescovo di Ondo. monsignot Jude Ayodeji Arogundade, ha risposto alle dichiarazioni del Presidente affermando che «le motivazioni da lui addotte per questo macabro massacro sono errate e inverosimili».
Trascurando la dimensione religiosa, queste narrazioni offuscano la distinzione tra vittime e carnefici, non riconoscendo la natura criminale degli attacchi e neutralizzando pertanto qualsiasi possibile soluzione mediante una diagnosi errata. Come ha affermato la Baronessa Cox, co-presidente del Gruppo Parlamentare Interpartitico del Regno Unito per la Libertà Internazionale di Religione o di Credo: «Sebbene le cause all'origine delle violenze siano complesse, l'asimmetria e l'escalation degli attacchi da parte delle milizie fulani, ben armate, contro queste comunità prevalentemente cristiane, sono evidenti e devono essere riconosciute. Come ha sostenuto il governo [britannico], tali atrocità non possono essere attribuite solo alla desertificazione, al cambiamento climatico o alla competizione per le risorse».
In risposta alle crescenti violenze, diversi governi statali in Nigeria hanno adottato leggi volte a proibire il pascolo libero. Tali norme sono state emanate per la prima volta nel 2016 in quattro Stati del Middle Belt - Ekiti, Edo, Benue e Taraba – al fine di limitare i potenziali conflitti tra pastori e agricoltori. Tuttavia, la mancata azione da parte del governo federale guidato dal Presidente Muhammadu Buhari, anch'egli un musulmano fulani, e di molti dei leader governativi è sempre più percepita da gran parte della popolazione nigeriana come un tacito sostegno agli obiettivi dei mandriani fondamentalisti. Anche l'Esercito nigeriano è stato accusato di collaborare con i terroristi fulani nei rapimenti a scopo di riscatto. Il governo che ha rilasciato i terroristi di Boko Haram nel 2022, ha svelato i piani per liberare centinaia di terroristi “pentiti”, creando allarme sociale e disordini. Secondo un'inchiesta effettuata dall’agenzia Reuters, l'esercito nigeriano, almeno a partire dal 2013, «condurrebbe un programma di aborti segreti, sistematici e illegali nel nord-est del Paese, e avrebbe posto fine ad almeno 10.000 gravidanze, molte delle quali portate avanti da donne e ragazze (...) rapite e violentate dai militanti islamisti».
L'11 dicembre 2020, il Procuratore della Corte Penale Internazionale ha concluso che esiste una base ragionevole per credere che Boko Haram e le Forze di Sicurezza nigeriane abbiano commesso crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Ad oggi, tuttavia, non è stata aperta alcuna indagine sulle azioni criminali diffuse e sistematiche perpetrate dai gruppi jihadisti fulani contro le comunità cristiane nel Paese, nonostante i numerosi rapporti affidabili dei media e della società civile che documentano le uccisioni sistematiche, gli stupri, i rapimenti, gli attacchi contro i siti e i leader religiosi, nonché la distruzione dei mezzi di sussistenza e l'occupazione delle terre ai danni di tali comunità. A causa delle violenze diffuse, nel corso degli anni molti nigeriani, inclusi i cristiani, sono dovuti fuggire, ed oggi vivono nella condizione di rifugiati all’estero o di sfollati interni in altre aree del Paese. Secondo i rapporti dell'UNHCR, vi sono 2.197.824 sfollati interni nel Nord-Est della Nigeria (soprattutto negli Stati di Borno, Adamawa e Yobe), e 969.757 nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Centro. Inoltre, 339.669 nigeriani hanno chiesto asilo in Camerun, Ciad e Niger.
Il 17 novembre 2021, il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha annunciato la rimozione della Nigeria dalla lista dei Paesi che destano particolare preoccupazione (CPC) per il mancato rispetto della libertà religiosa. Il Paese era stato aggiunto alla lista nel dicembre 2020, dall'allora Segretario di Stato Mike Pompeo. La decisione è considerata «inspiegabile» dalla stessa Commissione per la libertà religiosa internazionale, che ha accusato il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti di non avere alcuna giustificazione per la rimozione della Nigeria «in quanto autore di gravi violazioni della libertà religiosa, che soddisfano chiaramente gli standard legali per la designazione come Paese che desta particolare preoccupazione». Sam Brownback, ex ambasciatore statunitense per la libertà religiosa, ha definito la cancellazione della Nigeria dalla lista dei Paesi che destano particolare preoccupazione «un duro colpo alla libertà religiosa in Nigeria e in tutta la regione». La decisione, che indebolisce inoltre la credibilità dell'Amministrazione statunitense agli occhi dei leader cristiani nigeriani, è stata pubblicata appena un giorno prima della visita di Blinken in Nigeria.
Prossime elezioni
Il 25 febbraio 2023, i nigeriani eleggeranno un nuovo Presidente e un Vicepresidente, oltre ai membri della Camera dei Rappresentanti federale e del Senato. Uno dei candidati presidenziali, Bola Tinubu del partito in carica All Progressives Congress (APC), ha scelto un senatore musulmano come vicepresidente, presentando così un ticket musulmano-musulmano. Le comunità cristiane nigeriane hanno espresso il timore che la rottura della prassi consolidata nelle elezioni presidenziali di avere un ticket musulmano-cristiano possa aumentare le tensioni sociali e alimentare gli attacchi terroristici islamisti contro i cristiani, molti dei quali saranno costretti a fuggire dal Paese.
Dopo quasi otto anni di potere, il Presidente uscente della Nigeria, Muhammadu Buhari, lascerà la Nigeria nel caos e nel disordine generale, a causa dell'elevato livello di insicurezza, dell'aumento del costo della vita e della carenza di cibo. Il futuro Presidente dovrà affrontare un livello di sicurezza disastroso su diversi fronti: Boko Haram e il jihadismo ISWAP, il terrorismo islamista fulani, il banditismo, l'insurrezione separatista e i «militanti del petrolio». Anche il superamento delle divisioni religiose, etniche e regionali rappresenterà una sfida importante per il nuovo Presidente nigeriano. Inoltre, la Nigeria sta probabilmente soffrendo le peggiori condizioni economiche e finanziarie dal ritorno alla democrazia nel 1999, con entrate in calo e un debito insostenibile. Un rapporto dell'Africa Polling Institute rivela che tra il 2019 e il 2021, vi è stato un aumento del 41 percento (dal 32 percento al 73 percento) della percentuale di cittadini che coglierebbero l'opportunità di emigrare all'estero assieme alle loro famiglie.
Prospettive per la libertà religiosa
La libertà religiosa in Nigeria è gravemente minacciata, principalmente come conseguenza delle misure giuridiche che sostengono la discriminazione dei cristiani negli Stati del Nord, nonché delle gravi e continue atrocità commesse in tutto il Paese. Le vittime sono prevalentemente cristiane, ma anche musulmane e appartenenti a religioni tradizionali, leader religiosi e fedeli che soffrono per mano di terroristi che comprendono gruppi armati jihadisti e criminali sia nazionali che transnazionali.
La narrazione prevalente - spesso limitata al «cambiamento climatico e alle tensioni intercomunitarie» - nega la realtà e i veri motori delle violenze che avvengono sul terreno. In particolare si nega che l’obiettivo mirato di tali violenze sono i cristiani, rendendo di conseguenza le vittime appartenenti a gruppo religioso indigenti e politicamente invisibili. A tutto ciò contribuisce anche governo federale, il quale ha sempre rifiutato di utilizzare il termine «terrorista» per indicare la natura dei crimini e gli autori, nonostante i ripetuti appelli di organizzazioni della società civile nazionali e internazionali, accademici, rappresentanti politici e leader religiosi. Le prospettive per la libertà religiosa in Nigeria rimangono drammatiche.