Quadro giuridico relativo alla libertà religiosa ed effettiva applicazione
Le Maldive sono una nota destinazione turistica internazionale. Eppure pochi dei quasi 1,5 milioni di turisti che ogni anno visitano le isole hanno qualche contatto con la reale quotidianità di un Paese in cui l’Islam sunnita è la religione ufficiale e in cui la cittadinanza è concessa soltanto ai musulmani sunniti. L’articolo 2 della Costituzione del 2008 stabilisce che le Maldive sono «una Repubblica sovrana, indipendente e democratica basata sui princìpi dell’Islam». L’articolo 10 (comma a) della Carta afferma che «la religione dello Stato delle Maldive è l’Islam». Osservando come la religione islamica sia centrale nella struttura giuridica del Paese, l’articolo 10 (comma b) aggiunge che «Nessuna legge contraria a qualsiasi principio dell’Islam deve essere promulgata nelle Maldive».
Secondo l’articolo 9 (comma d), «un non musulmano non può diventare cittadino delle Maldive» ed è per questo che lo Stato sostiene di avere una popolazione islamica al cento percento. Tuttavia, le statistiche ufficiali non tengono conto della presenza di 95.000 immigrati – ovvero il 25 percento circa della popolazione totale – che provengono principalmente da Bangladesh, India, Sri Lanka e Filippine e sono in maggioranza non islamici.
La Costituzione maldiviana non contiene alcuna tutela per la libertà religiosa. L’articolo 27 garantisce il diritto alle libertà di pensiero, di comunicare le proprie opinioni e di esprimersi, a condizione che nell’esercizio di tali libertà «non si contravvenga ad alcun principio dell’Islam». L’articolo 19, che riguarda le restrizioni alle libertà individuali, afferma che «un cittadino è libero di impegnarsi in qualsiasi condotta o attività, a patto che questa non sia espressamente proibita dalla shari’a islamica o dalla legge». I commi f e g dell’articolo 67 stabiliscono che è responsabilità dei cittadini maldiviani «promuovere i valori e le pratiche democratiche in una maniera che non sia incoerente con qualsiasi principio dell’Islam», così come «preservare e proteggere la religione di Stato dell’Islam, la cultura, la lingua e il patrimonio del Paese». Ai sensi dell’articolo 100 (comma a, paragrafo 1), in caso di «violazione diretta di un principio dell’Islam» il presidente e il vicepresidente possono essere rimossi dall’incarico mediante una risoluzione del Parlamento (Assemblea del Popolo, Majlis).
In conformità all’articolo 70 (comma c), il Parlamento «non può approvare alcuna legge che contravvenga ad un qualsiasi principio dell’Islam». L’articolo 142 impone ai giudici di fare riferimento alla shari’a islamica per risolvere questioni non contemplate dalla Costituzione o dall’ordinamento giudiziario.
L’articolo 274 (comma a) della Costituzione definisce i «princìpi dell’Islam» come segue: «Il Sacro Corano e quei princìpi della shari’a la cui provenienza non è in discussione tra quelli contenuti nella Sunna del Nobile Profeta, e i princìpi derivati da questi due fondamenti». Con il termine «shari’a islamica» si intende: «il Sacro Corano e le vie prescelte dai dotti in seno alla comunità e dai seguaci della Sunna in materia di questioni penali, civili, personali e di altro genere che sono contenute nella Sunna».
In aggiunta alle restrizioni previste dalla Costituzione, la “Legge sulla protezione dell’unità religiosa” del 1994 regola la pratica e la predicazione dell’Islam e limita il culto e l’espressione delle fedi diverse dall’Islam sunnita.
L’articolo 2 stabilisce che le prediche, le conferenze e le pubblicazioni islamiche devono essere preventivamente autorizzate dal governo. In conformità all’articolo 4, le suddette prediche, conferenze o dottrine non devono contraddire l’ortodossia sunnita, così come intesa dal governo. L’articolo 4 vieta anche la predicazione di altre religioni. In base all’articolo 6, «è proibito diffondere una fede diversa dall’Islam o compiere qualsiasi tentativo di convertire qualcuno a una religione diversa dall’Islam». È altresì illegale «esibire in pubblico simboli o scritti appartenenti a una religione diversa dall’Islam, o suscitare interesse nei confronti di questi». Secondo l’articolo 7, è inoltre illegale «portare o esporre in pubblico libri su altre religioni (ad eccezione dell’Islam), libri e testi destinati a promuovere e diffondere altre religioni, nonché la traduzione in dhivehi (la lingua ufficiale maldiviana) di libri e testi relativi ad altre religioni».
Ai sensi dell’articolo 9, i residenti e i visitatori non musulmani non possono in alcun modo esprimere pubblicamente la propria fede di appartenenza. Inoltre, in base all’articolo 10, «è illegale possedere, distribuire o diffondere programmi, scritti, opere d’arte e pubblicità riguardanti religioni diverse dall’Islam». Ai sensi dell’articolo 12, la pena inflitta in caso di violazione di una di queste disposizioni di legge è compresa tra i due e i cinque anni di reclusione per i maldiviani, mentre gli stranieri che trasgrediscono o violano tale normativa «devono essere consegnati al Ministero dell’Immigrazione e dell’Emigrazione al fine di essere espulsi dalle Maldive».
La “Legge sulla diffamazione” punisce i discorsi, i giudizi, gli scritti o le azioni considerati diffamatori nei confronti di «tutti i difensori dell’Islam». I colpevoli sono punibili con multe comprese tra le 50.000 rupie maldiviane (3.200 dollari statunitensi) e i due milioni di rupie maldiviane (130.000 dollari statunitensi), e con condanne da tre a sei mesi di reclusione. Le pubblicazioni, incluse quelle online, che si ritiene contengano commenti «diffamatori» sono passibili della revoca della licenza.
Le autorità maldiviane sostengono che gli stranieri residenti nel Paese possano praticare la loro religione in forma privata, ma molti immigrati cristiani sono stati arrestati o deportati per aver preso parte a cerimonie di culto private.
Tutti i visitatori delle Maldive sono tenuti a firmare un modulo di immigrazione in cui dichiarano di non portare con sé materiale pornografico, idoli, alcool, carne di maiale o «materiale in contrasto con l’Islam». Di conseguenza, l’importazione ufficiale di Bibbie e letteratura cristiana è proibita.
A causa dell’assoluto divieto governativo di qualsiasi forma di espressione religiosa di una fede diversa da quella islamica (verso la quale vi è comunque un totale controllo da parte delle autorità), nel Paese non sono presenti né chiese né altri luoghi di culto cristiani. I pochi cristiani residenti nelle Maldive non hanno un posto dove incontrarsi e cercano in ogni modo di mantenere la propria fede privata. Ufficialmente non vi sono cristiani maldiviani, ma solo immigrati cristiani.
Episodi rilevanti e sviluppi
L'attuale governo rimane sotto la guida del Presidente Ibrahim Mohamed Solih. Il 17 dicembre 2020 è stata approvata una legislazione significativa, nota come Legge sulla Giustizia Transitoria, che mira a fornire risarcimenti a quanti in passato sono stati vittime di abusi da parte di funzionari e istituzioni statali. Tali risarcimenti possono essere sotto forma di compensazione monetaria, riabilitazione, risoluzione e restituzione.
Nonostante queste riforme positive e l'impegno del governo Solih a ridurre il terrorismo, il periodo in esame ha visto un numero importante di episodi significativi.
Le Maldive continuano ad essere un noto terreno di reclutamento per i terroristi. Uno studio di The Soufan Group ha rilevato alti livelli di reclutamento dello Stato Islamico (IS) tra i maldiviani già nell'aprile 2016. Graffiti sui muri in diversi atolli invitavano le persone ad unirsi all'ISIS. Il commissario di polizia del Paese ha rivelato nel dicembre 2019 che «quasi 500 maldiviani si sono recati, o hanno tentato di recarsi, in Siria o in Iraq» tra il 2014 e il 2018, ovvero durante gli anni di massimo potere e maggiore espansione dello Stato Islamico. Considerando l’esiguo numero di abitanti, ciò significa che, in termini di percentuale della popolazione, le Maldive una delle principali fonti mondiali di combattenti terroristi stranieri islamici (FTF) .
Le prove che il radicalismo islamico continui a crescere sono numerose, soprattutto a causa della risposta incoerente del governo Solih al problema. Particolarmente problematica per la libertà religiosa e la transizione del Paese verso la democrazia è l'influenza delle organizzazioni islamiche conservatrici, tra cui il Partito Adhaalath. Nel settembre 2019, il governo degli Stati Uniti ha affermato che il maldiviano Mohamad Ameen era un «leader chiave per l'ISIS in Siria, Afghanistan e nelle Maldive», e che era rimasto attivo fino ad aprile 2019 nel reclutamento di jihadisti nella capitale maldiviana di Malé. Il 3 ottobre 2021, la Corte Suprema ha annullato la decisione dell'Alta Corte che aveva respinto le accuse contro Ameen, il quale non può lasciare il Paese e costretto a rimanere presso il proprio domicilio dalle 18 alle 6 del mattino.
Il 7 maggio 2021, l'attuale Presidente del Parlamento, Mohamed Nasheed, è stato vittima di un attentato, descritto come «un attacco alla democrazia e all'economia delle Maldive». Più recentemente, il 22 agosto 2022, il Ministro maldiviano Ali Solih è stato accoltellato da un uomo che recitava versetti coranici. L’aggressore ha mirato al collo di Solih, lo ha fortunatamente mancato, limitandosi a colpirlo al braccio sinistro.
Il 21 novembre 2021, l’attivista per la libertà religiosa Mohamed Rusthum Mujuthaba è stato arrestato con l'accusa di aver criticato l'Islam e di essere in possesso di materiale osceno. Il 10 agosto 2022, l’uomo si è dichiarato colpevole delle accuse ed è stato condannato a quattro mesi di carcere, ma è stato rilasciato perché si trovava già in regime di detenzione da sei mesi.
L'8 febbraio 2022, il Clique College è stato indagato a causa della diffusione di una canzone con testi cristiani durante un festival sportivo per bambini. Il College ha negato ogni responsabilità affermando che si era trattato di un «errore», in quanto la canzone è stata riprodotta automaticamente da una playlist.
Il 24 maggio 2022, un uomo è entrato con forza nella scuola elementare Jamaluddin gridando «Allah Akbar». Lo stesso ha tentato di aggredire il preside dell’istituto, apparentemente perché riteneva che il programma scolastico fosse irrispettoso nei confronti dell'Islam. Il piano di studi delle Maldive è stato oggetto di critiche, secondo le quali «attori religiosamente conservatori hanno trasformato il programma scolastico in una questione religiosa e politica, etichettando il più delle volte come eretici coloro che si sono permessi di criticarlo». Uno di tali episodi sarebbe quanto accaduto alla Rete della Democrazia Maldiviana (MDN), che è stata de-registrata nel novembre 2019, dopo aver pubblicato un rapporto sull'estremismo.
Il 21 giugno 2022 nella capitale Malé, dei fondamentalisti religiosi hanno interrotto una celebrazione della Giornata Internazionale dello Yoga. Al grido di «Allah è grande» in arabo, gli estremisti sono entrati nello stadio dove si svolgeva l'evento con bandiere e cartelli che condannavano la pratica dello yoga. I manifestanti sono stati poco dopo arrestati dalla polizia maldiviana.
Il 1° luglio 2022, un uomo che indossava una maglietta con il logo dell'IS è stato arrestato nella moschea intitolta al Re Salman dopo aver disturbato pubblicamente la preghiera del venerdì.
Accanto a numerose altre conseguenze altamente dannose per la stabilità sociale e la libertà religiosa del Paese, i radicalisti islamici incontrollati stanno esercitando pressioni sulle donne affinché indossino l'hijab, pena aggressioni e molestie nei confronti delle donne che scelgono di non farlo. Per le Maldive, questa è una tendenza nuova. Fino a un decennio fa, infatti, pochissime donne nel Paese portavano il velo.
Prospettive per la libertà religiosa
I diritti umani non costituiscono una priorità assoluta dell'attuale governo maldiviano, che è più preoccupato di favorire le relazioni con l'India e la Cina e di cercare di liberare il Paese dalla «trappola diplomatica del debito» cinese creata dalla precedente amministrazione.
A causa dell'aumento del radicalismo islamico, unito all’inerzia dell'attuale governo, le prospettive per la libertà religiosa nelle Maldive sono negative, come dimostrano gli episodi rilevanti del periodo in esame. Il Paese manca di tutele costituzionali, attua le leggi in modo incoerente, affronta una potente corrente di estremismo islamico a livello sociale ed è governato da leader politici non disposti a frenare il jihadismo e a perseguire una riforma politica e religiosa significativa.