Quadro giuridico relativo alla libertà religiosa ed effettiva applicazione
In termini di rispetto dei diritti umani fondamentali e di sviluppo economico e politico, la Repubblica del Ghana detiene uno tra i migliori record dell’Africa occidentale.
Ai sensi dell’articolo 12, paragrafo 2 della Costituzione, «In Ghana ogni persona deve aver assicurati i propri diritti umani fondamentali e le libertà individuali, indipendentemente da razza, luogo di origine, opinione politica, colore della pelle, religione, credo o genere». L’articolo 21 (paragrafo 1, comma c) riconosce «la libertà di praticare qualsiasi religione e di manifestare tale pratica».
I gruppi religiosi devono registrarsi presso il governo, come tutte le organizzazioni non governative. Sebbene la registrazione esenti dal pagamento di diverse imposte, incluse le tasse sulle scuole private e le università, la maggior parte delle comunità preferisce non registrarsi. La mancata registrazione non comporta alcuna sanzione.
L’istruzione religiosa nelle scuole pubbliche è obbligatoria e gli alunni non possono rinunciarvi. Nell’ambito del programma scolastico sono insegnati elementi sia del Cristianesimo che dell’Islam. Lo studio della religione islamica è coordinato da una specifica unità del Ministero dell’Istruzione. Le scuole private di carattere religioso sono consentite, ma devono seguire il programma del ministero, fatta eccezione per i soli istituti internazionali.
Più di due terzi (72,6 percento) della popolazione del Paese sono di fede cristiana. I musulmani costituiscono una percentuale relativamente minore (18,1 percento) . La maggior parte dei fedeli islamici ghanesi è sunnita. L’estremismo islamico è raro in Ghana.
Il Ghana è da tempo considerato un esempio di coesistenza pacifica tra cristiani e musulmani nell'Africa occidentale. Il Presidente Nana Akufo-Addo, cristiano, e il Vicepresidente Mahamudu Bawumia, musulmano, hanno più volte sottolineato nelle loro dichiarazioni pubbliche l'importanza di relazioni pacifiche tra le diverse comunità religiose.
Episodi rilevanti e sviluppi
Il Ghana è stato a lungo uno dei Paese maggiormente stabili dell’Africa Occidentale, una regione in cui gli altri Stati – e in particolare i vicini Burkina Faso, Togo e Costa d'Avorio - sono sempre più minacciati dalla discesa dal Sahel di gruppi terroristici che si dirigono verso gli Stati costieri.
Secondo il Centro per l'Antiterrorismo dell'Africa Occidentale (WACCE), «più del 53 percento» di tutti gli Stati della Comunità Economica dell'Africa Occidentale (ECOWAS) «stanno attraversando un periodo di insurrezione» e «questo fenomeno dilagante rende le regioni al confine del Ghana un'area che desta particolare preoccupazione». Gli esperti di antiterrorismo notano come le aree tra il Ghana, «la regione delle Cascate del Burkina Faso e il nord della Costa d'Avorio siano estremamente permeabili». Nel 2021 in questa regione, si è assistito all'insediamento di numerosi katibas (battaglioni) del Gruppo per il Sostegno all'Islam e ai Musulmani (GSIM) e dello Stato Islamico nel Grande Sahara (IGS).
Poiché l'Islam è la religione dominante nelle aree settentrionali del Paese, le autorità hanno denunciato un aumento dell'attività jihadista e segnalato le possibili ripercussioni che questo potrebbe avere. Negli ultimi cinque anni, i servizi di sicurezza del Ghana hanno effettuato «più di 40 arresti legati al terrorismo, e condiviso regolarmente con i partner regionali informazioni riguardanti attacchi pianificati o che avrebbero potuto aver luogo nel Paese».
Dal momento che i gruppi terroristici internazionali sono noti per sfruttare le tensioni interne, le autorità hanno espresso la preoccupazione che le lotte tra i clan e l'alto tasso di disoccupazione nel Paese possano rappresentare delle opportunità per i jihadisti. Dal 2015, almeno 13 ghanesi sarebbero stati reclutati da gruppi estremisti operanti all'estero. Il militante che ha fatto esplodere una bomba contro le forze antijihadiste francesi Barkhane in Mali proveniva proprio da una città del nord del Ghana.
E il reclutamento è tuttora in atto. Si stima che «tra i 200 e i 300 giovani siano stati integrati nei vari katiba (brigate) del Gruppo per il Sostegno all'Islam e ai Musulmani (GSIM) e dello Stato Islamico nel Grande Sahara (IGS). Dopo aver seguito una formazione nei campi di addestramento nel Sahel, queste giovani reclute vengono rimandate nei loro villaggi di origine, «con l'obiettivo di fare proselitismo religioso». Con quasi il 40 percento dei poveri del Ghana che vive nel nord e con un facile accesso a risorse illegali attraverso «il furto di bestiame e la ricerca clandestina dell'oro», queste aree sono già soggette a un alto livello di banditismo e la tentazione di unirsi ai gruppi estremisti per i locali è forte.
I gruppi estremisti potrebbero avere anche un certo appeal tra i giovani musulmani, molti dei quali lamentano che vengono «spesso additati come potenziali terroristi», e che le donne musulmane sono criticate per il loro abbigliamento. Alcuni islamici sostengono che viene sovente impedito loro di pregare nelle scuole e nei luoghi di lavoro e che ritengono che la loro religione sia di frequente associata alla violenza. I giovani musulmani affermano inoltre di sentirsi «diversi», non solo in relazione alla comunità cristiana, ma anche all'interno della più ampia comunità islamica.
Il 12 aprile 2021, in seguito all'arresto di due adolescenti per la presunta uccisione rituale di un bambino di 10 anni, il Presidente della Conferenza episcopale del Ghana (GCBC), monsignor Philip Naameh Tamale, ha definito le pratiche pseudo magiche «una minaccia alla sicurezza nazionale».
L'11 agosto 2021, una "Dichiarazione congiunta dei leader religiosi contro la schiavitù moderna", promossa dalla "Rete globale della libertà" dell'organizzazione per i diritti umani "Walk Free", è stata firmata da 14 rappresentanti religiosi di quattro Paesi africani, tra cui Ghana, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria e Costa d'Avorio. Secondo l'Agenzia Fides, si tratta «dell'ottava dichiarazione di questo tipo dal 2014, quando Papa Francesco e il Grande Ayatollah Muhammad Taqi al-Modarresi, insieme ad altri leader di molte grandi religioni mondiali, hanno dichiarato congiuntamente che la schiavitù moderna deve essere sradicata». Lo sceicco Armiyawo Shaibu, portavoce dell’Imam nazionale del Ghana, ha dichiarato che tutte le religioni hanno condannato questi crimini.
Nel maggio 2022, il Ministro della Sicurezza Nazionale Albert Kan-Dapaah ha chiesto misure di sicurezza più stringenti, affermando che i terroristi che operano nella regione sembrano «avere il Ghana come obiettivo». Il Presidente Akufo-Addo ha avvertito che anche i Paesi della Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale (ECOWAS) devono affrontare una minaccia terroristica.
L'Alta Corte del Ghana si è pronunciata in favore di uno studente rastafariano che era stato escluso dal processo di selezione per l'ammissione alla scuola che voleva frequentare. La decisione della Corte non ha espresso un'opinione sul fatto che il Rastafarianesimo sia una religione o meno, ma ha ribadito il principio che ogni ghanese ha il diritto costituzionale di manifestare la propria religione.
Nel maggio 2022, durante la celebrazione dell'Eid-al Fitr, il vicepresidente Mahamudu Bawumia ha affermato che le relazioni tra musulmani e cristiani in Ghana sono buone e sono basate sul reciproco rispetto. Questa è stata la prima volta in cui la comunità musulmana ha potuto riunirsi in gran numero in seguito all'introduzione delle restrizioni anti-COVID-19 imposte nel 2020. Il vicepresidente ha anche riconosciuto il ruolo delle organizzazioni religiose nello sviluppo del Paese.
Il 23 marzo 2022, monsignor Philip Naameh Tamale ha elogiato il ruolo di ogni gruppo etnico del Paese nello sviluppo della cultura e dello spirito nazionale. Il presule ha anche invitato all'unità e ai leader religiosi a collaborare per migliorare la coesistenza interreligiosa. Durante la Pasqua 2022, la Conferenza episcopale ghanese ha fatto appello alla pace, rifiutando gli atti di guerra e di conflitto.
Un esempio di buona coesistenza è il dialogo nazionale tenutosi tra i leader musulmani e cattolici ad Accra nel maggio 2022. L'evento è stato organizzato dalla Conferenza episcopale in collaborazione con l'Ufficio del Capo Imam nazionale, con l'obiettivo di approfondire le relazioni tra le due comunità.
Il 30 luglio 2022, il Consigliere Senior per la Mediazione delle Nazioni Unite, Emmanuel Habuka Bombande, in una presentazione intitolata Le sfide del terrorismo e dell'insurrezione in Africa, ha esortato i vescovi cattolici a «promuovere la giustizia sociale e l'inclusione di tutti», richiamando l'attenzione internazionale sulle «sfide del terrorismo e dell'insurrezione in Africa».
Il 7 ottobre, il presidente della Conferenza episcopale ghanese, monsignor Philip Naamah, ha osservato che la crescente violenza nel Sahel è legata «all'aumento dell'estremismo, alla debolezza delle istituzioni nazionali e alla diminuzione delle risorse nazionali». L'arcivescovo ha aggiunto che «la povertà e le crescenti disuguaglianze hanno favorito una cultura della disperazione» e questo ha «contribuito al reclutamento di molti giovani in attività violente, mettendo i Paesi del Sahel a rischio di attacchi esterni». Il presule ha concluso affermando che «è urgente che i governi africani distribuiscano lo sviluppo in modo equo tra tutti i gruppi, per evitare la percezione diffusa di discriminazione ed esclusione tra i cittadini, per rafforzare la pace e la coesione sociale».
Il 3 novembre 2022, la Conferenza episcopale del Ghana ha appoggiato due proposte di legge presentate al Parlamento ghanese e volte a modificare la “legge sui reati penali” del 1960 (Articolo 29) e la “legge sulle Forze Armate” del 1962 (Articolo 105), in merito alla sostituzione della pena di morte con l'ergastolo.
L'11 novembre 2022, nel tentativo di attirare l'attenzione sulle incessanti necessità del Paese, l’episcopato ghanese ha pubblicato una dichiarazione collettiva di sei pagine che delineava varie difficoltà, tra cui «sfide socio-economiche, istituzioni di governo deboli e inefficaci, la corruzione e la concussione, l'estrazione mineraria illegale (fenomeno del “galamsey”) e il prolungato conflitto di Bawku». Ad un anno dalla loro ultima dichiarazione, rilasciata nel novembre 2021, i vescovi hanno trovato «deplorevole che la situazione sia peggiorata».
Il 21 novembre 2022, il vescovo cattolico di Jasikan, monsignor Gabriel Akwasi Abiabo Mante, ha fatto appello ai leader tradizionali delle regioni di Oti e Volta affinché assumessero «una posizione determinata e intransigente» contro le estrazioni minerarie di ferro e altri minerali. Il presule ha affermato che, sebbene le estrazioni creino opportunità di lavoro, «la realtà evidente che conosciamo è che la qualità della vita delle persone si è deteriorata a causa del mancato accesso ai terreni agricoli, che ha portato all’insicurezza alimentare e alle sfide ad essa correlate».
In una dichiarazione del 1° dicembre 2022, la Conferenza episcopale del Ghana ha espresso preoccupazione per la tendenza negativa del numero di cattolici sceso «dal 15,1 percento del censimento del 2000, al 13,1 percento del censimento del 2010, per poi ridursi ulteriormente al 10 percento nel 2021». «Se la tendenza al declino continuerà al ritmo attuale del 3,1 percento per decennio, la nostra comunità rischia di scomparire del tutto entro l'anno 2060», hanno dichiarato i vescovi.
Prospettive per la libertà religiosa
Sebbene la libertà religiosa sia legalmente riconosciuta, rispettata e sperimentata, il godimento di questo diritto e la coesistenza pacifica sono minacciati a causa di una crescente insicurezza nel nord e, in particolare, del rischio che l'attività jihadista in atto nei Paesi vicini possa contagiare anche il Ghana. Il futuro della libertà religiosa è positivo, ma deve essere tenuto sotto osservazione.