Quadro giuridico relativo alla libertà religiosa ed effettiva applicazione
L’articolo 36 della Costituzione cinese del 1982 (rivista nel 2018) afferma che «i cittadini della Repubblica popolare cinese godono della libertà di credo religioso. Nessun organo statale, organizzazione pubblica o individuo può costringere i cittadini a credere o a non credere in alcuna religione; né si possono discriminare i cittadini che credono o non credono in alcuna religione».
Lo stesso articolo dichiara che lo Stato tutela le «normali attività religiose», senza tuttavia fornire alcuna definizione di cosa si intenda per «normali», e proibisce chiaramente l’uso della religione per attività che «disturbano l’ordine pubblico, danneggiano la salute dei cittadini o interferiscono con il sistema educativo dello Stato». Allo stesso modo, le organizzazioni e le attività religiose non devono essere «soggette ad alcun dominio straniero».
Nella pratica, l’articolo 36 protegge unicamente le cinque tradizioni religiose ufficialmente riconosciute – Buddismo, Taoismo, Islam, Protestantesimo e Cattolicesimo – e solo quelle governate da sette associazioni «patriottiche» autorizzate dallo Stato. La pratica e l’espressione religiosa al di fuori dell’apparato controllato dallo Stato sono illegali e vengono sanzionate, in varia misura negli ultimi settant’anni, mediante punizioni, repressioni e persecuzioni.
I membri del Partito Comunista Cinese (PCC) e delle forze armate devono essere atei e non possono praticare alcuna religione. Il governo ha vietato di fatto ai minori di 18 anni di ricevere un'educazione religiosa o di partecipare ad attività religiose, attraverso la legge nazionale che impedisce alle organizzazioni o agli individui di interferire con il sistema educativo statale per i minori di 18 anni.
Il 1° febbraio 2018, la Cina ha adottato regolamenti più restrittivi in materia religiosa, aggiornando i regolamenti allora in vigore e risalenti al 2005. Le nuove regole confinano la pratica ai soli luoghi di culto registrati. Secondo il Christian Solidarity Worldwide (CSW), questi regolamenti così modificati «intensificano ulteriormente il controllo sulle attività religiose». L’associazione nota che la normativa mira a garantire che «i gruppi religiosi, le scuole religiose e i luoghi deputati alle attività e agli affari religiosi non siano [...] controllati da forze straniere». Le norme stabiliscono anche che la religione non deve mettere in pericolo la sicurezza nazionale, e impongono ulteriori restrizioni alla comunicazione di contenuti religiosi, alle scuole di ispirazione religiosa e alle opere di carità.
Dal marzo 2018, le questioni religiose sono poste sotto la direzione del Dipartimento del Lavoro del Fronte Unito, un’agenzia del Partito Comunista Cinese (PCC), mentre prima erano giurisdizione dell’Amministrazione Statale degli Affari Religiosi (SARA). Di conseguenza, il Partito comunista ha ora un controllo diretto sugli affari religiosi.
Nell’aprile 2018, il governo cinese ha pubblicato un nuovo libro bianco intitolato “Politiche e pratiche della Cina sulla protezione della libertà di credo religioso”. Il documento afferma che sarà offerta «una guida attiva» alle organizzazioni religiose al fine di aiutarle ad «adattarsi alla società socialista». Nel testo si specifica inoltre che gli stranieri possono impegnarsi solo in attività religiose «autorizzate». La religione, secondo il libro bianco, deve servire il Partito Comunista.
Anche l’articolo 27 della “Legge cinese sulla sicurezza nazionale” riguarda la libertà di religione o di credo. La norma è stata criticata dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein, per la sua «portata straordinariamente ampia» e la terminologia vaga, che, sostiene Hussein, lascia «la porta aperta a ulteriori restrizioni dei diritti e delle libertà dei cittadini cinesi, e ad un controllo ancor più stretto della società civile».
Tra gli altri regolamenti che possono avere un impatto sulla libertà di religione o di credo vi sono il Documento n. 9 – o più propriamente “Comunicato sullo stato attuale della sfera ideologica” – emesso dal Comitato centrale dell’Ufficio generale del Partito comunista nell’aprile 2013, e una nuova legge sulle organizzazioni non governative straniere, adottata nel 2016. Il Documento n. 9 presenta i valori «occidentali», la democrazia costituzionale occidentale e i media liberi in stile occidentale come in conflitto con i valori del Partito comunista cinese e afferma che le petizioni e gli appelli alla protezione dei diritti umani sono opera di «forze occidentali anti-Cina». La nuova legge sulle ONG, entrata in vigore nel gennaio 2017, conferisce alle autorità il potere di limitare il lavoro dei gruppi stranieri nel Paese e di inibire la capacità dei gruppi locali di ricevere finanziamenti dall’estero e di lavorare con organizzazioni straniere. Le ONG straniere devono avere come sponsor un’organizzazione governativa cinese, essere registrate presso la polizia ed essere poste sotto la supervisione dell’Ufficio di pubblica sicurezza. Gli stranieri o i membri delle organizzazioni straniere ritenuti coinvolti in attività volte a «dividere lo Stato, danneggiare l’unità nazionale o sovvertire il potere statale» possono essere detenuti, obbligati a non lasciare il Paese o deportati.
Il 1° maggio 2021, sono entrate in vigore le Misure sulla gestione del clero religioso, emesse dall'Amministrazione statale per gli affari religiosi (SARA) il 9 febbraio. Le Misure fanno parte di una serie di nuove disposizioni che integrano i Regolamenti sugli Affari Religiosi rivisti nel 2018. Tali provvedimenti aumentano il controllo e la sorveglianza dello Stato sul clero dei cinque gruppi religiosi autorizzati dallo Stato in Cina - l'Associazione Buddista della Cina, l'Associazione Taoista Cinese, l'Associazione Islamica della Cina, il Movimento Patriottico Protestante Tre Sé e l'Associazione Cattolica Patriottica Cinese - e impongono sanzioni per il clero che viola le politiche dello Stato. Le Misure vietano anche l'attività religiosa del clero indipendente che non rientra nei cinque gruppi religiosi approvati dallo Stato.
Le Misure per l'Amministrazione dei Servizi di Informazione Religiosa su Internet sono entrate in vigore il 1° marzo 2022 e vietano alle organizzazioni e agli individui stranieri di gestire servizi di informazione religiosa online nel Paese. Queste disposizioni impediscono la condivisione di contenuti religiosi online senza autorizzazione, anche attraverso messaggi di testo, immagini, audio e video. Sono inoltre proibiti i contenuti religiosi che «inducono i minori a credere nella religione». Queste norme hanno provocato lo scioglimento di gruppi WeChat da parte di fedeli religiosi e una severa autocensura. Inoltre, hanno comportato il divieto di trasmettere eventi religiosi in diretta streaming e la rimozione di video di celebrazioni religiose da Internet.
Il 1° giugno 2022, sono entrate in vigore le nuove Misure di Gestione Finanziaria per i Luoghi in cui si svolgono attività religiose. Questi regolamenti conferiscono di fatto al Dipartimento del Lavoro del Fronte Unito e al Ministero delle Finanze il controllo delle finanze dei siti religiosi dei gruppi controllati dallo Stato e regolano le donazioni e le offerte per garantire la promozione della 'sinizzazione' della religione.
Nell’aprile 2016, il presidente cinese Xi Jinping si è rivolto agli alti funzionari del Partito comunista durante un incontro sulla religione. Nel suo discorso, il presidente ha detto che «i gruppi religiosi [...] devono aderire alla leadership del Partito comunista». I membri del partito devono essere «inflessibili atei marxisti» che «si guardano in modo risoluto dalle infiltrazioni straniere attraverso mezzi religiosi». A questo intervento è seguito un discorso del direttore dell’Amministrazione statale cinese per gli affari religiosi, il quale ha affermato, durante un seminario sulla sinicizzazione del Cristianesimo, che «la teologia cristiana cinese dovrebbe essere compatibile con il cammino verso il socialismo del Paese». Il quadro normativo introdotto dal governo è chiaramente concepito per raggiungere questo obiettivo.
Nel settembre 2018, il Vaticano ha raggiunto un accordo provvisorio con il governo cinese sulla nomina dei vescovi, della validità di due anni. Essendo un accordo provvisorio anziché un trattato formale, il testo dell’intesa rimane segreto, ma stando a quanto riportato il documento conferirebbe al governo cinese il diritto di raccomandare i candidati alla nomina di vescovo, che devono poi essere confermati dal Vaticano. La Santa Sede e il governo cinese hanno rinnovato l’accordo nel settembre 2020 e nuovamente nell'ottobre 2022. Il 24 novembre 2022, il governo cinese ha violato l'accordo nominando un vescovo senza previa consultazione né approvazione da parte del Vaticano.
Episodi rilevanti e sviluppi
Nel periodo in esame, le autorità cinesi hanno condotto un'intensa repressione di tutte le minoranze religiose. La Commissione sulla Libertà Religiosa Internazionale degli Stati Uniti ha notato il deterioramento delle condizioni della libertà religiosa nel 2021, e nel rapporto annuale del Dipartimento di Stato statunitense sulla libertà religiosa internazionale si legge che: «Le autorità cinesi hanno continuato ad arrestare e a detenere in altro modo i leader e i membri delle comunità religiose, soprattutto quelli collegati a gruppi non registrati presso le associazioni religiose autorizzate dallo Stato. Secondo quanto riferito, le autorità hanno utilizzato accuse vaghe o inconsistenti, a volte in relazione all'attività religiosa, per condannare e detenere per anni leader e membri di gruppi religiosi». Gli strumenti utilizzati per rintracciare e arrestare i suoi cittadini, comprese le minoranze etniche e religiose, sono caratterizzati da tecnologie di sorveglianza all'avanguardia, tra cui spiccano i circa 540 milioni di telecamere a circuito chiuso distribuite in tutto il Paese - molte delle quali dotate di capacità di riconoscimento facciale - il cui funzionamento è sempre più sofisticato.
Al 30 giugno 2022, il Database dei Prigionieri Politici della ONG per i diritti umani della Fondazione Dui Hua contava 3.218 persone imprigionate per credenze religiose “non ortodosse”, che includono membri di gruppi cristiani non registrati e praticanti del Falun Gong.
Nel dicembre 2020, le autorità cinesi hanno limitato le celebrazioni del Natale, indicando solo due forme accettabili di attività natalizia: frequentare le chiese autorizzate dallo Stato o celebrare il Natale in casa.
Nel febbraio 2021, le autorità locali hanno ordinato la distruzione della Chiesa del Sacro Cuore a Yining, nello Xinjiang. Costruita nel 2000, la chiesa dispone di tutti i permessi richiesti dall'Amministrazione per gli Affari Religiosi e i funzionari del distretto di Yili e le autorità del governo di Yining hanno perfino partecipato all'inaugurazione della chiesa, elogiandone la costruzione. Nel 2018, come parte di una campagna di “sinizzazione”, l'Ufficio per gli Affari Religiosi ha rimosso quattro bassorilievi sulla facciata, tolto le statue dei Santi Pietro e Paolo, abbattuto la croce che ornava la cuspide del timpano e distrutto le due cupole e i campanili perché «troppo vistosi». Uno dei fedeli ha dichiarato: «Questa è un'ulteriore conferma che il Paese non rispetta la libertà di culto».
Il 21 maggio 2021, la polizia cinese ha imprigionato il vescovo cattolico Joseph Zhang Weizhu, 63 anni, della diocesi di Xinxiang nella provincia di Henan, un giorno dopo aver arrestato sette dei suoi sacerdoti e un numero imprecisato di seminaristi per presunta violazione delle nuove norme del Paese sugli affari religiosi. Da allora il presule è in stato di detenzione e non si hanno notizie su dove si trovi.
Nel novembre 2021, è stata respinta la richiesta di appello di due cristiani della provincia di Shaanxi, Chang Yuchun e Li Chenhui, che sono stati condannati a sette anni di carcere e al pagamento di una multa di 250.000 renminbi (circa 35.129 dollari statunitensi) per «operazioni commerciali illegali». Secondo il sito cinese per i diritti umani Weiquanwang, l’azienda tipografica registrata della coppia aveva prodotto un gran numero di libri cristiani prima di venire posta sotto sequestro dalle autorità locali il 21 luglio 2020. Sono state confiscate oltre 210.000 copie di vari testi religiosi e almeno 24 titoli sono stati successivamente considerati «pubblicazioni illegali».
Nel 2021, le autorità cinesi hanno arrestato almeno dieci dirigenti e collaboratori di quattro Chiese protestanti non registrate, accusandoli di 'frode': Zhang Chunlei (membro anziano dellaChiesa Riformata dell'Amore, Guiyang, provincia di Guizhou); il pastore Wang Xiaoguang, sua moglie Yang Rongli e i loro cinque collaboratori (Chiesa del Lampione d'Oro, Linfen, provincia di Shanxi); Hao Ming (Chiesa Early Rain Covenant, Chengdu, provincia di Sichuan) e Wu Jiannan (Chiesa dei Pascoli Verdi, Deyang, provincia di Sichuan). Zhang Chunlei è stato poi incriminato con l'accusa aggiuntiva di «istigazione alla sovversione del potere statale».
Nel febbraio 2022, il pastore Hao Zhiwei, leader di una chiesa domestica protestante indipendente, è stato condannato a otto anni con l'accusa di “frode” dalle autorità di Ezhou, nella provincia centrale cinese di Hubei. Secondo ChinaAid, il pastore Hao è stato arrestato per aver predicato e raccolto offerte senza l'approvazione delle associazioni statali. L'accusa di “frode” è largamente usata come un'arma contro i leader delle chiese domestiche, che sono indipendenti e non sono registrate presso il governo né affiliate alla chiesa statale. Prima della sua detenzione, la chiesa del pastore Hao aveva subito ripetute irruzioni da parte delle autorità locali e i membri della congregazione erano stati brutalmente aggrediti e detenuti.
L'11 maggio 2022, il vescovo emerito 90enne di Hong Kong, il cardinale Joseph Zen, è stato arrestato dalle autorità di Hong Kong e accusato di «collusione con forze straniere» per il suo ruolo di amministratore del Fondo di Soccorso Umanitario 612, che forniva assistenza legale ai manifestanti pro-democrazia che stavano affrontando un processo a Hong Kong. Matteo Bruni, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha dichiarato: «La Santa Sede ha appreso con preoccupazione la notizia dell'arresto del Cardinale Zen e sta seguendo con estrema attenzione l'evoluzione della situazione». Il porporato è stato successivamente rilasciato su cauzione e il processo a suo carico è iniziato nel settembre 2022. Nel novembre 2022, il prelato è stato condannato a pagare una multa di 500 dollari statunitensi, essendo stato condannato per «non aver registrato un fondo assistenziale, ormai estinto, che offriva assistenza al movimento pro-democrazia di Hong Kong».
Nel luglio 2022, l'arcivescovo Javier Herrera-Corona, rappresentante non ufficiale del Vaticano a Hong Kong, ha avvertito le circa 50 missioni cattoliche della città che il Partito Comunista Cinese stava per mettere in atto un severo giro di vite. Secondo quanto riportato, il presule avrebbe detto: «Il cambiamento sta arrivando, e fareste meglio a prepararvi», aggiungendo: «Hong Kong non è più la grande roccaforte cattolica che era un tempo».
Il 25 luglio 2022, la diocesi cattolica di Hong Kong ha annunciato che vi era una carenza di Bibbie perché le tipografie della Cina continentale non erano in grado, o non volevano, stampare le Bibbie. Frate Raymong Yeung, membro dello Studio biblico francescano della diocesi, ha dichiarato a Christian Times che la tipografia che produceva le loro Bibbie aveva smesso di farlo, dovendo ottenere il permesso del governo per procedere alla stampa.
Alla fine di agosto, almeno cinque cristiani protestanti appartenenti a comunità di minoranza etnica nella provincia dello Yunnan sono stati arrestati presumibilmente per essersi rifiutati di unirsi a un organismo ecclesiastico promosso dallo Stato. A settembre, il pastore Wang Shunping e quattro cristiani sono stati arrestati con l'accusa di «organizzare e finanziare incontri illegali» e sono stati formalmente accusati. Il pastore Wang è di etnia Nu, mentre gli altri quattro fedeli appartengono alle comunità Nu e Lisu della contea di Fugong della Prefettura autonoma Nujiang Lisu nello Yunnan.
Proseguono anche le violazioni della libertà di religione o di credo nei confronti di altre comunità religiose. Nella regione cinese dello Xinjiang, la popolazione uigura, prevalentemente di fede islamica, deve affrontare gravi persecuzioni religiose, che includono la chiusura e la distruzione delle moschee, e l'arresto per pratiche religiose come la preghiera, la lettura del Sacro Corano, il digiuno durante il Ramadan, l'astensione dall'alcol o dalla carne di maiale e il portare l'hijab o la barba lunga. Secondo la Commissione statunitense sulla libertà religiosa internazionale, «le autorità hanno separato circa 880.000 bambini musulmani dai loro genitori e hanno distrutto o profanato importanti siti religiosi e culturali in tutto lo Xinjiang». Si stima che almeno un milione di uiguri sia internato in campi di detenzione, dove sono sottoposti a torture, stupri e lavori forzati. È stata segnalata anche una campagna di sterilizzazione forzata e di aborti forzati.
Nel dicembre 2021, il Tribunale indipendente per gli uiguri presieduto dall'avvocato britannico Sir Geoffrey Nice - noto per aver guidato l'accusa al processo contro l'ex presidente serbo Slobodan Milosevic - ha pubblicato la propria sentenza a seguito di una lunga indagine approfondita. Il tribunale ha concluso che la persecuzione degli uiguri equivale a un genocidio: in quanto quelli commessi dallo Stato cinese sono crimini contro l'umanità e torture. Nel gennaio 2021, il Segretario di Stato americano uscente Mike Pompeo ha definito un genocidio la persecuzione ai danni degli uiguri, una posizione immediatamente condivisa dal suo successore Antony Blinken. Nel giugno 2022, il rapporto annuale sulla libertà religiosa internazionale del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha ribadito queste dichiarazioni facendo riferimento a molteplici altri studi autorevoli che definiscono la situazione un genocidio.
Nell'agosto del 2022, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani uscente, Michelle Bachelet, ha pubblicato il proprio rapporto sulla situazione nello Xinjiang, in seguito ad una sua visita in Cina all'inizio di quell’anno. Il rapporto ha rilevato «le restrizioni imposte all'esercizio della libertà religiosa per quanto riguarda la pratica religiosa islamica» nello Xinjiang. Bachelet ha concluso che: «In base alla normativa e alle politiche vigenti, e considerato il contesto delle restrizioni e della privazione più generale dei diritti fondamentali goduti individualmente e collettivamente, l'entità della detenzione arbitraria e discriminatoria di membri di nazionalità uigura e di altri gruppi prevalentemente musulmani permette di definire tali azioni crimini internazionali, e più specificatamente crimini contro l'umanità».
La persecuzione dei musulmani non si limita agli uiguri, ai kazaki e alle altre comunità musulmane dello Xinjiang. Anche la popolazione islamica hui è divenuta un obiettivo. Secondo una fonte musulmana hui citata nel Rapporto sulla libertà religiosa internazionale in Cina del 2021, il governo sta cercando di eliminare la religione e la cultura hui per rendere i cittadini hui indistinguibili dai cittadini han, con i quali condividono le caratteristiche fisiche e la lingua. Le autorità hanno abbattuto minareti e cupole delle moschee, mentre i membri del clero musulmano hui sono stati indottrinati all’ideologia del Partito e obbbligati a trasmettere questi insegnamenti alle loro comunità religiose. Il governo ha preso di mira le élite culturali e commerciali hui per poi eliminare i testi e l'arte hui e sospendere i finanziamenti indipendenti alla comunità.
La repressione religiosa persiste anche in Tibet. Nel maggio 2021, il governo cinese ha pubblicato un libro bianco sul Tibet che includeva un focus specifico sulla sinizzazione della religione. Nel luglio 2021, il Segretario Generale del Partito Comunista Cinese Xi Jinping ha visitato il Tibet e ha sottolineato l'importanza di «attuare pienamente» le politiche del Partito sulla religione. Le autorità locali hanno organizzato seminari per indottrinare i monaci e le monache buddisti tibetani nei monasteri e hanno limitato il loro accesso ai templi. I siti e i simboli religiosi sono stati distrutti e i tibetani che ascoltano gli insegnamenti del Dalai Lama o possiedono la sua immagine vengono arrestati e detenuti.
Anche la persecuzione degli altri gruppi, quali i buddisti, i taoisti e il Falun Gong, continua. Secondo una fonte del Falun Gong, Minghui, migliaia di praticanti del Falun Gong sono stati molestati e arrestati, e almeno 892 sono stati condannati a pene detentive. Si dice che 101 membri del movimento siano morti a causa della persecuzione dello Stato.
Dal momento che quasi tutte le libertà di base sono state abolite o minate, ad Hong Kong anche il diritto alla libertà religiosa o di credo viene sempre più limitato. Sebbene la libertà di culto rimanga, vi sono una crescente autocensura da parte del clero nelle sue omelie e predicazioni, un aumento della sorveglianza delle attività religiose, gravi rischi per le scuole gestite dalla Chiesa e un maggiore controllo sulle Chiese. Nel gennaio 2022, Ta Kung Pao, un giornale controllato dall'Ufficio di collegamento del governo centrale, ha pubblicato una serie di articoli che attaccavano i cristiani di spicco di Hong Kong e auspicavano restrizioni sulle Chiese cristiane.
Prospettive per la libertà religiosa
L'attuale repressione della libertà religiosa è la più grave dai tempi della Rivoluzione Culturale. Il governo sembra intenzionato a portare avanti la sua campagna di “sinizzazione” della religione, richiedendo a tutte le religioni di aderire all'ideologia, alla dottrina e agli insegnamenti del Partito Comunista Cinese. La violazione dell'accordo con il Vaticano da parte delle autorità cinesi nel novembre 2022 è la prova più recente di come le promesse internazionali siano vittime di una politica interna da lungo tempo programmata. Le prospettive per la libertà religiosa continuano a rimanere negative. La repressione e la persecuzione sono destinate a continuare e, grazie a strumenti sempre più sofisticati di tecnologia di sorveglianza, diventeranno sempre più intrusive e pervasive.