Quadro giuridico relativo alla libertà religiosa ed effettiva applicazione
Dal 2015, il Re Salman bin Abdulaziz Al Saud ricopre sia il ruolo di capo di Stato che di capo di Governo dell'Arabia Saudita. Il 27 settembre 2022, il sovrano ha nominato il Principe ereditario Mohammed bin Salman quale Primo Ministro.
In base alla legge fondamentale di governo del 1992 il re, che è un sovrano assoluto, deve seguire la sharia (legge islamica) . La «Costituzione del Regno è costituita dal Libro di Dio Onnipotente, il Santo Corano, e la Sunna (le tradizioni) del Profeta (PBSL)».
Sotto il defunto re Abdullah (2005-2015), il Regno ha vissuto una graduale modernizzazione. Con circa il 16 percento delle riserve mondiali di petrolio conosciute, l’Arabia Saudita è uno dei Paesi più ricchi della regione e una delle principali potenze politiche e religiose del mondo arabo.
Nel 2016 il governo saudita ha adottato degli ambiziosi piani di riforme economiche - il progetto “Vision 2030” e il “Programma di trasformazione nazionale 2020” - al fine di ridurre la dipendenza dalle entrate petrolifere.
La popolazione totale saudita è di circa 36 milioni di abitanti. Nel 2019, le Nazioni Unite hanno stimato che circa il 38,3 percento dei residenti del Paese sono stranieri. Tra l'85 e il 90 percento dei cittadini sauditi è costituito da musulmani sunniti. Gli sciiti rappresentano invece tra il 10 e il 12 percento della popolazione e, secondo le stime, tra il 25 e il 30 percento della popolazione della Provincia Orientale, ricca di petrolio.
Un censimento non ufficiale effettuato dal Vicariato Apostolico dell’Arabia Settentrionale stima in 1,5 milioni i cattolici presenti in Arabia Saudita, una comunità costituita in prevalenza da lavoratori stranieri provenienti da India e Filippine. Il Regno non ha legami diplomatici ufficiali con la Santa Sede.
L’Arabia Saudita è il luogo di nascita dell’Islam ed è sede delle sue due città più sacre – La Mecca e Medina – con il re saudita che è il custode ufficiale delle due sante moschee. Sebbene il diritto saudita si fondi sulla scuola hanbali della giurisprudenza islamica, anche le interpretazioni di Muhammad ibn Abd al-Wahhab, sui cui insegnamenti si basa il wahhabismo, esercitano una forte influenza. Il Paese segue una rigida interpretazione dell’Islam sunnita, con severe restrizioni imposte alle donne e punizioni spietate per una serie di crimini, che includono la pena capitale. È stato emesso nel 2020 un decreto reale volto a proibire le condanne a morte dei minorenni, ma sembrerebbe non essere ancora stato ufficialmente promulgato.
I cittadini sauditi devono essere obbligatoriamente musulmani. I non islamici devono convertirsi all’Islam per poter essere naturalizzati. I bambini nati da padri musulmani sono considerati musulmani. È vietato promuovere pubblicamente insegnamenti islamici non ufficiali.
La libertà religiosa non è riconosciuta né tutelata. La conversione dall’Islam ad un’altra religione è considerata apostasia, un reato punibile con la condanna a morte, così come la blasfemia contro l’Islam. Di recente, i tribunali sauditi sono divenuti maggiormente indulgenti, imponendo lunghe pene detentive e frustate, anziché la condanna capitale a quanti siano ritenuti colpevoli di blasfemia.
A seguito di una sentenza della Corte Suprema emessa nel 2020, il governo ha sostituito la fustigazione come punizione penale ta'zir (discrezionale) con il carcere o sanzioni pecuniarie. Di conseguenza, le persone ritenute colpevoli di blasfemia, immodestia pubblica e una serie di altri reati non sono più soggette alla fustigazione. Tuttavia, secondo alcuni esponenti del sistema giudiziario, la fustigazione può ancora far parte delle sentenze per tre reati hudood: bere, avere rapporti sessuali extraconiugali e formulare false accuse di adulterio.
I luoghi di culto non musulmani e l’espressione pubblica di fedi non islamiche sono proibiti. Il mancato rispetto può comportare discriminazione, aggressioni e detenzione. I non cittadini possono essere deportati. Nonostante il governo abbia dichiarato che i non musulmani che non si sono convertiti dall’Islam possano praticare privatamente la propria religione, la mancanza di regole chiare lascia i non islamici alla mercé della polizia locale. Alcuni gruppi di espatriati cristiani sono tuttavia stati in grado di praticare discretamente la propria fede senza incorrere in alcuna azione da parte della Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio (CPVPV) e dalla polizia religiosa, nota anche come mutawa.
L’istruzione religiosa basata sull’interpretazione ufficiale dell’Islam è obbligatoria nelle scuole pubbliche. Le scuole private non possono seguire programmi scolastici separati e sono tenute ad offrire agli alunni musulmani sauditi e non sauditi un programma di studi islamici. Nelle scuole private, gli studenti non musulmani sono obbligati a seguire lezioni di civiltà islamica. Altre religioni o civiltà possono essere insegnate nelle scuole private internazionali.
Secondo la sharia, gli imputati devono essere trattati equamente. Delle quattro scuole sunnite di giurisprudenza, quella hanbali rappresenta la base per l’interpretazione della legge islamica. Non esiste un codice penale scritto che sia completo. Le sentenze e le condanne variano ampiamente da caso a caso. Nelle cause civili, i cristiani e gli ebrei possono ricevere soltanto il 50 percento del risarcimento che riceverebbe un musulmano. E per altri non musulmani, questo divario può arrivare fino a un sedicesimo dell’importo che riceverebbe un uomo di fede islamica. In alcuni casi, le prove presentate dai musulmani hanno un peso maggiore di quelle dei non musulmani, e in certi casi le testimonianze delle donne musulmane valgono la metà di quelle degli uomini musulmani.
La “Legge antiterrorismo” del 2017 criminalizza «chiunque contesti, direttamente o indirettamente, la religione o la giustizia del re o del principe ereditario». Costituiscono inoltre reato: «la promozione di ideologie atee in qualsiasi forma», «qualsiasi tentativo di mettere in dubbio i fondamenti dell’Islam», le pubblicazioni che «contraddicono le disposizioni della legge islamica», il culto pubblico non islamico, l’esposizione pubblica di simboli religiosi non islamici, la conversione di un musulmano a un’altra religione e il proselitismo dei non musulmani.
Nonostante la politica del governo sia contraria alla sepoltura dei non musulmani all’interno del Regno, nel Paese esiste almeno un cimitero pubblico non islamico.
Le norme relative ai diritti umani vengono osservate «alla luce delle disposizioni della sharia». L’Arabia Saudita non è firmataria del Patto internazionale sui diritti civili e politici. Ciò significa che i diritti umani, così come definiti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, non sono riconosciuti né protetti. «Sebbene la shari'a, così come interpretata dal governo, si applichi a tutti i cittadini e ai non cittadini, la legge in pratica discrimina le donne, i non cittadini, i musulmani sunniti non praticanti, i musulmani sciiti e gli appartenenti ad altre religioni». Durante il periodo in esame, vi sono state frequenti segnalazioni di restrizioni alla libertà di parola.
La Commissione semi-autonoma per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio monitora il comportamento pubblico, ordinando alla polizia di applicare una rigorosa interpretazione wahhabita delle norme islamiche. Un regio decreto del 2016 ha stabilito che i membri della Commissione debbano portare con sé documenti di identificazione ufficiali e ha limitato significativamente i loro poteri. Da allora sia i musulmani che i non musulmani hanno riportato meno aggressioni e meno irruzioni da parte della polizia.
L’Arabia Saudita è designata dalla Commissione degli Stati Uniti per la libertà religiosa internazionale (USCIRF) come «Paese che desta particolare preoccupazione» (CPC, Countries of Particular Concern) dal 2004.
Episodi rilevanti e sviluppi
Secondo il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, i membri della comunità sciita hanno dichiarato che, grazie alla diminuzione delle tensioni settarie e al maggiore coordinamento tra la comunità sciita e le autorità, hanno potuto organizzare processioni e raduni. Inoltre, le commemorazioni dell'Ashura (18 agosto 2021 e 7 agosto 2022) sono state segnate da un miglioramento delle relazioni tra gli sciiti e le altre comunità.
Il 27 gennaio 2021 è stata inaugurata ufficialmente l'Accademia di Mediazione e Moderazione nella Grande Moschea. L'Accademia intende promuovere la mediazione e la moderazione in tutti gli aspetti della vita e rifiutare e combattere l'estremismo.
Le pene detentive e le condanne a morte legate alla libertà religiosa sono molto spesso connesse a 'crimini' relativi alla libertà di pensiero e di coscienza, e le autorità interpretano queste questioni da una prospettiva religiosa. Nei casi con imputati di una fede diversa da quella musulmana sunnita, le sentenze vengono spesso emesse rapidamente senza che vi sia un tempo adeguato allo svolgimento di un processo libero, equo e trasparente. Secondo l'Organizzazione Saudita Europea per i Diritti Umani (ESOHR), nella prima metà del 2022 l'Arabia Saudita ha giustiziato 120 persone. Tale cifra non costituisce soltanto il doppio rispetto al numero dei giustiziati del 2021, ma supera anche il totale di esecuzioni nel biennio 2020-2021. Alcuni esempi sono elencati di seguito.
Secondo il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, nel 2021 presso il Tribunale Penale Specializzato (SCC) si sono tenute diverse udienze relative al caso del religioso Hassan Farhan Al-Maliki. Nel dicembre 2020, il pubblico ministero aveva richiesto la pena di morte per i 14 capi d'accusa a carico di Al-Maliki. Le accuse includevano la messa in discussione dei fondamenti dell'Islam, della Sunna e degli Hadith.
Nel febbraio 2021, la condanna a morte degli attivisti sciiti Dawood al-Marhoon, Abdullah al-Zaher e Ali al-Nimr (nipote del religioso sciita Nimr al-Nimr, giustiziato dal Governo nel 2016) è stata commutata in una pena detentiva di 10 anni. Questo ha portato alla loro liberazione tra la fine del 2021 e l'inizio del 2022. La decisione segue l'adozione di un Decreto Reale del 2020 che abolisce la pena di morte per coloro che hanno commesso crimini da minorenni, da sostituirsi con una pena massima di dieci anni di reclusione da scontare in centri di detenzione minorile.
A febbraio, la predicatrice 65enne Aisha al-Muhajiri è stata arrestata perché continuava a predicare e insegnare il Corano nella sua abitazione presso La Mecca. Anche altre due donne, una delle quali ottantenne, sono state arrestate.
Il 10 febbraio, l'attivista sciita Israa al-Ghomgham è stata condannata a otto anni di carcere.
Il 31 marzo, un rapporto dei media ha denunciato l’aggravarsi delle condizioni di salute del chierico sciita Mohammed al-Habib, che in stato di detenzione non sta ricevendo cure adeguate.
A maggio, è stato riferito che i cartelli stradali con su scritto «accesso consentito ai soli musulmani» posti sull'autostrada per Medina e La Mecca sono stati rimossi.
A maggio, la rivista Foreign Policy ha pubblicato un articolo sulla persistente discriminazione nei confronti degli sciiti in Arabia Saudita. Il testo faceva tuttavia anche riferimento a casi positivi. Nell’articolo si legge che «Alcune cerimonie religiose sciite sono state autorizzate nella Provincia Orientale [...] pur con pesanti misure di sicurezza» [...] Le cerimonie dell'Ashura [...] che sono centrali per il culto sciita sono state recentemente tollerate (sebbene non ufficialmente riconosciute) a Riad [...] Le scuole e le pubblicazioni di libri sciiti sono state autorizzate, seppur sotto stretto controllo governativo [...] I predicatori nelle moschee saudite sono ora attentamente monitorati e ritenuti responsabili se incitano all'odio contro gli sciiti».
Alla fine di maggio, il Ministero degli Affari Islamici (MOIA) ha notificato alle moschee la necessità di abbassare il volume degli altoparlanti (non più di un terzo del loro livello massimo) per la chiamata alla preghiera (la ritrasmissione è concessa solo a determinate condizioni) . Queste decisioni sono state accolte da reazioni critiche che hanno portato il Ministero a ritrattarle pochi giorni dopo. Il chierico Omar Abdullah Al-Saadoun è stato successivamente arrestato per aver scritto un articolo in cui criticava le restrizioni relative agli inviti alla preghiera.
Il 15 giugno è stato giustiziato il cittadino sciita Mustafa Hashem Al-Darwish. Sebbene le autorità saudite abbiano dichiarato che l’uomo fosse stato condannato per crimini commessi da adulto, molti osservatori hanno accusato il governo di aver arrestato Al-Darwish da minorenne durante le proteste antigovernative del 2012.
A luglio, è stato revocato l'obbligo di chiusura dei negozi durante gli orari di preghiera. L'osservatore politico ed economico saudita, Ali Sameer Shihabi, ha pubblicato un tweet notando come la revoca della regola rappresenti un «passo estremamente simbolico e al tempo stesso concreto per porre fine al dominio della classe religiosa nella vita quotidiana».
Il 3 agosto, lo sciita Ahmed al-Janabi è stato giustiziato perché ritenuto colpevole di insurrezione armata e contestazione del governo. Il 6 settembre, ad un altro cittadino sciita, Adnan al-Sharfa, è stata inflitta una condanna a morte ta'zir perché accusato di contrabbando e di essersi unito a una cellula terroristica che cercava di «destabilizzare la sicurezza nel Paese».
A settembre, un rapporto dell'Istituto per il Monitoraggio della Pace e della Tolleranza Culturale nell'Educazione Scolastica (IMPACT-se) ha concluso che i nuovi libri di testo in Arabia Saudita mostrano un «miglioramento significativo», in quanto i funzionari hanno modificato o rimosso 22 lezioni anticristiane e antisemite e cinque lezioni sugli «infedeli». Tuttavia, hanno notato che: «I cristiani e gli altri non musulmani sono ancora etichettati come infedeli».
Nel mese di settembre, è stato riferito che un convertito cristiano sotto processo era stato costretto a fuggire dopo che sia lui che la sua famiglia avevano ricevuto delle minacce.
Il 1° ottobre è stata inaugurata la Fiera Internazionale del Libro di Riad, «la più grande esposizione del libro nella storia del Regno». Secondo la Lega Antidiffamazione (ADL), erano in vendita oltre due dozzine di libri antisemiti, tra cui numerose edizioni de “I Protocolli dei Savi di Sion” e del “Mein Kampf” di Hitler.
Il 12 ottobre, Moussa Al-Qarni è morto in prigione mentre scontava una condanna a 20 anni di reclusione. Accademico religioso saudita un tempo rispettato, Al-Qarni era vicino a bin Laden e ai mujahedin afghani negli anni Ottanta. È stato descritto come «una super-star tra le reclute del campo [afghano] fin dagli anni '80» e consigliere di bin Laden per l'interpretazione delle regole della sharia. In seguito, è diventato un sostenitore del regime saudita contro bin Laden. Secondo il gruppo Prisoners of Conscience, Al-Qarni è stato picchiato a morte da altri prigionieri .
Il 23 novembre, dei media locali hanno riferito che era stato emesso un ordine di arresto per un uomo che aveva pubblicato un video in cui faceva commenti sprezzanti sull'Essenza Divina. La Procura ha annunciato che avrebbe utilizzato tutti i mezzi ragionevoli per rintracciare e perseguire chiunque promuova messaggi irrispettosi dei valori religiosi e consegnarlo alla giustizia.
Alla fine di novembre, il rabbino ebreo ortodosso Jacob Yisrael Herzog ha twittato delle foto dalla sua camera d'albergo di Riad mentre accendeva una candela nel terzo giorno di Hanukah, celebrando funzioni religiose per i residenti ebrei. L'iniziativa avrebbe ricevuto una fredda accoglienza da parte della comunità ebraica in Arabia Saudita.
Il 30 dicembre 2021, la condanna iniziale a 15 anni di carcere comminata al giornalista yemenita Ali Mohsen Ahmed Abu Lahoum dal Tribunale penale è stata confermata dalla Corte d'appello di Najran. Il 26 ottobre, il giornalista era stato condannato a dieci anni di carcere dopo essere stato riconosciuto colpevole di apostasia e ateismo dal Tribunale penale di Najran. Secondo il verdetto del tribunale, gli sono stati inflitti altri cinque anni di carcere per aver pubblicato sui social media alcuni suoi scritti che «pregiudicano l'ordine pubblico, i valori religiosi e la morale». In attesa della sentenza della Corte Suprema saudita sull’appello presentato da Lahoum, la sua famiglia non può fargli visita.
L'11 marzo 2022, il blogger Raif Badawi è stato rilasciato dopo aver trascorso 10 anni in carcere per «insulti all'Islam commessi online». L’uomo deve ancora scontare un divieto di viaggio di 10 anni.
Il 12 marzo 2022, lo sciita Asaad Makki Shubbar è stato giustiziato. L’uomo era stato condannato a morte all'inizio di agosto 2021. Il 27 agosto 2021, rappresentanti ONU avevano inviato una lettera al governo per chiedere un processo equo e affermare che il crimine di cui Shubbar era accusato non sembrava rientrare tra i «crimini più gravi», così come prescritto dal diritto internazionale. Nonostante questo appello, Shubbar è stato giustiziato insieme ad altre 80 persone.
A maggio, si è tenuta a Riad una conferenza multireligiosa di due giorni per riflettere sui valori condivisi e sugli obiettivi comuni per la cooperazione interreligiosa. Ospitato dalla Lega musulmana mondiale, il “Forum sui valori comuni tra i religiosi” ha visto la partecipazione di circa 100 leader religiosi. Oltre a 15 rabbini ebrei, erano presenti leader del Cristianesimo evangelico, dell'Induismo e del Buddismo, guide religiose di tutto il mondo islamico, nonché il Segretario di Stato vaticano Cardinale Pietro Parolin, il Patriarca ecumenico greco-ortodosso Bartolomeo I e l'Arcivescovo ortodosso Ivan Zoria dall'Ucraina. Le aree di accordo hanno incluso la necessità di rispettare la diversità religiosa, l'importanza del dialogo interreligioso e i modi per lavorare insieme per contrastare le ideologie estremiste.
A giugno, il Carnegie Endowment for International Peace ha pubblicato un articolo sulle riforme religiose in Arabia Saudita, sottolineando la loro funzione cosmetica priva di alcun cambiamento fondamentale il che, secondo gli autori, rende tutte le riforme facilmente reversibili.
A giugno, Murtaja Qureiris, cittadino sciita, è stato rilasciato dal carcere. Era stato arrestato all'età di 13 anni, con l'accusa di aver partecipato a manifestazioni antigovernative nel 2011, quando aveva 10 anni. La sua condanna a morte è stata commutata in una pena detentiva.
Il 31 luglio, il cittadino sciita Jalal al-Labbad è stato condannato a morte per reati che avrebbe commesso quando era minorenne.
Il 24 agosto, a seguito di un'escalation di detenzioni, Euro-Med Monitor, organizzazione indipendente con sede a Ginevra, ha richiesto un intervento in loco delle Nazioni Unite per proteggere i prigionieri di coscienza cui vengono comminate condanne massime per aver criticato le autorità saudite.
L'Arabia Saudita ha apportato alcuni miglioramenti nella sua rigida applicazione delle norme religiose e nel severo trattamento delle altre fedi. Per quanto riguarda l’ambito educativo, il rapporto 2021-2022 dell'Istituto per il Monitoraggio della Pace e della Tolleranza Culturale nell'Educazione Scolastica (IMPACT-se) ha notato un miglioramento nel modo di trattare le religioni diverse dall'Islam sunnita, pur permanendo diverse questioni preoccupanti.
All'inizio di settembre, un cittadino yemenita è stato arrestato per aver pubblicato un video in cui compieva in un pellegrinaggio Umrah per la Regina Elisabetta II. Il pellegrinaggio Umrah può essere compiuto per conto di musulmani deceduti, ma non per i non islamici.
Il 17 settembre, è stato pubblicato un articolo in cui si affermava che nel futuristico resort Neom sul Mar Rosso sarebbero stati serviti vino, cocktail e champagne. Nel regno islamico, dove la vendita o il possesso di alcolici sono attualmente proibiti e punibili, si tratta di una decisione senza precedenti.
Prospettive per la libertà religiosa
Nonostante alcuni segnali incoraggianti, l'Arabia Saudita rimane un Paese estremamente problematico per quanto concerne il rispetto dei diritti umani fondamentali e delle libertà di coscienza, di pensiero e di religione, ed è ancora designato come Paese che desta particolare preoccupazione dall'USCIRF a causa delle «continue violazioni della libertà religiosa». Numerosi attivisti per i diritti umani e sostenitori delle riforme sono stati arrestati, imprigionati e, in alcuni casi, torturati, anche dopo che i diritti che chiedevano erano stati concessi.
Sebbene vi siano alcuni segnali di modernizzazione - in particolare il programma Vision 2030 - che denotano una popolazione in cui più della metà ha meno di 35 anni, è chiaro dai messaggi contraddittori inviati dal Principe ereditario Mohammed bin Salman che i cambiamenti (verso un percorso maggiormente conservatore o più liberale) avverranno solo su iniziativa del governo.
Come indicano gli incidenti verificatisi nel periodo in esame, il governo continua a reprimere il dissenso e a imprigionare individui, in particolare sciiti, accusati di apostasia e blasfemia, di violare i valori islamici e gli standard morali, e di insultare l'Islam. Le prospettive per la libertà religiosa rimangono negative.