La Costituzione del Portogallo garantisce la libertà religiosa. All’articolo 41 (paragrafo 2) si afferma infatti che «nessuno può essere perseguitato, privato di diritti o esentato da obblighi o doveri civici a causa delle sue convinzioni o della sua osservanza religiose». L’obiezione di coscienza è garantita dalla legge (articolo 41, paragrafo 6).
Secondo l’articolo 41 (paragrafo 4), «le Chiese e le altre comunità religiose devono essere separate dallo Stato e libere di organizzarsi e di svolgere le proprie cerimonie e il proprio culto».
Lo stesso articolo (paragrafo 5) prosegue garantendo «la libertà di insegnare qualsiasi religione nell’ambito della propria denominazione di appartenenza e la facoltà di usare i mezzi di comunicazione appropriati allo svolgimento delle proprie attività».
Ai sensi dell’articolo 43 (paragrafo 2), lo Stato «non formulerà programmi educativi e culturali in base a qualsivoglia direttiva filosofica, estetica, politica, ideologica o religiosa». Il paragrafo 3 dello stesso articolo stabilisce inoltre che «l’educazione pubblica non deve essere confessionale».
L’articolo 51 (paragrafo 3) «impedisce ai partiti politici di assumere nomi che contengano espressioni direttamente riconducibili a qualsiasi religione o Chiesa, oppure di scegliere stemmi che possano essere confusi con simboli nazionali o religiosi».
La Costituzione richiede anche che i sindacati «siano indipendenti dai datori di lavoro, dallo Stato e dalle confessioni religiose» (articolo 55, paragrafo 4).
Infine, l’articolo 59 (paragrafo 1) tutela i diritti dei lavoratori, affermando che «ad ogni lavoratore saranno assicurati i propri diritti, indipendentemente da età, genere, razza, cittadinanza, luogo d’origine, religione e convinzioni politiche e ideologiche».
Le relazioni tra la Repubblica Portoghese e la Santa Sede sono regolate dal Concordato del 18 maggio 2004. I rapporti con le altre fedi religiose sono regolati dalla “Legge sulla libertà religiosa” (Legge n. 16/2001), che contempla la possibilità per lo Stato di stipulare diversi accordi con Chiese e comunità religiose che abbiano sede in Portogallo (articolo 45).
Secondo la suddetta normativa, i gruppi di fede minoritaria con sede in Portogallo possono, al pari della Chiesa cattolica, celebrare matrimoni religiosi con gli stessi effetti di un matrimonio civile (articolo 19, paragrafo 1). Anche l’assistenza spirituale e religiosa nelle forze armate e di sicurezza, nelle prigioni e negli ospedali pubblici, è garantita da questa legge (articolo 13, paragrafo 1).
In determinate situazioni, i gruppi religiosi possono ottenere alcuni benefici fiscali. I contribuenti hanno facoltà di scegliere se devolvere il cinque per cento delle proprie imposte ad una comunità religiosa registrata. Sebbene nessuna Chiesa o religione sia finanziata dallo Stato, quest’ultimo può sostenere la costruzione di chiese (e, occasionalmente, luoghi di culto non cattolici), nonché opere sociali e assistenziali.
Ai sensi dell’articolo 52 della Legge n. 16/2001, e al fine di monitorare l’applicazione della normativa stessa, è stato creato un Comitato per la Libertà Religiosa (CLR) in qualità di organo consultivo indipendente sia del Parlamento che del governo.
Durante il periodo in esame, in Portogallo sono stati riportati alcuni incidenti che hanno visto coinvolti gruppi religiosi e luoghi di culto. Alcune questioni legate alla religione hanno anche ottenuto una certa visibilità nei media portoghesi.
Nel settembre 2018, la Chiesa di San Sebastiano a Cem Soldos, vicino Tomar, è stata usata in modo inappropriato per un concerto rock. L’episodio ha provocato critiche e una reazione ufficiale da parte della diocesi locale.
Anche altri luoghi di culto sono stati oggetto di atti di vandalismo. Nel dicembre 2018, il presepe di Sâo João da Madeira è stato danneggiato, mentre nel giugno 2019 è stata sfregiata l’immagine di Nostra Signora di Fatima nella chiesa parrocchiale di Campo Maior.
Atti di questo genere accadono regolarmente a Campo Maior. Nel luglio 2019, quattro delle 14 cappelle della Via Crucis sulla Via dei Pastori tra Aljustrel e Cova da Iria sono state imbrattate con vernice spray gialla e deturpate con parole oscene. Nel novembre 2019 è stata bruciata la nicchia di Nostra Signora di Graça, a Lagoa, nelle Azzorre.
Nel settembre 2019, suor Maria Antónia Guerra, 61 anni, è stata assassinata a São João da Madeira. Il suo brutale omicidio ha suscitato ampia indignazione. Conosciuta come la “suora radicale” perché guidava una motocicletta e a causa del suo lavoro con i più svantaggiati, la religiosa è stata uccisa e violentata da un ex detenuto. Il vescovo di Porto, monsignor Manuel Linda, ha criticato il sistema giudiziario portoghese per aver fallito miseramente in questo caso. La Conferenza degli Istituti Religiosi del Portogallo (CIRP) ha rilasciato una dichiarazione di condanna per la morte «inaspettata e violenta» della religiosa, membro della Congregazione delle Serve di Maria ministre degli infermi. Anche la Commissione Nazionale Giustizia e Pace ha espresso il proprio dolore e la propria costernazione in merito alla notizia dell’uccisione violenta della suora, così come riguardo al «doloroso silenzio» che ha avvolto il caso e alle mancanze del sistema giudiziario che hanno agevolato il crimine. Il colpevole è stato processato e gli sono stati comminati 25 anni di prigione, la pena massima prevista dalla legge portoghese.
Diverse tematiche hanno inoltre messo a dura prova le relazioni tra gruppi religiosi, organizzazioni della società civile e autorità, a vari livelli.
Nell’ottobre 2018, il consiglio di amministrazione della parrocchia Paço de Sousa a Penafiel ha ricevuto una fattura relativa all’imposta municipale aggiuntiva sulla proprietà (IMI), solitamente applicata ai beni di lusso. L’imposta era stata calcolata dopo che le autorità avevano aggiunto alla stima dei beni immobili della parrocchia, ovvero le sale utilizzate per il catechismo e la casa parrocchiale, anche le 12 abitazioni per i poveri costruite dal parroco. Si tratta di uno degli innumerevoli casi simili che si sono verificati negli ultimi anni.
Nel dicembre 2018, l’Associazione per la laicità ha criticato l’emittente pubblica portoghese Rádio e Televisão de Portugal (RTP) per aver concesso alla Chiesa cattolica un «privilegio incompatibile con la natura laica del servizio pubblico», mandando in onda, nel corso della normale programmazione, il messaggio di Natale del cardinale Manuel Clemente, patriarca di Lisbona. In una lettera inviata al Ministro della Cultura, l’associazione senza scopo di lucro ha sostenuto che il messaggio avrebbe potuto essere trasmesso durante uno dei programmi specificamente dedicati a tematiche religiose. Secondo l’associazione, la RTP, che «è obbligata» a rispettare la natura laica dello Stato e del servizio pubblico, «dovrebbe porre fine» alla trasmissione di messaggi al di fuori dei programmi stabiliti.
Nel gennaio 2019, l’Associazione Atea Portoghese (AAP) ha criticato il presidente Marcelo Rebelo de Sousa per aver preso parte alla Giornata Mondiale della Gioventù a Panama, considerandolo «un grave attacco alla neutralità religiosa dello Stato laico». In una nota, l’Associazione ha dichiarato di considerare quello a Panama come un viaggio ufficiale. «Qualora fosse questo il caso, susciterebbe una ancor più grande disapprovazione, dal momento che si tratta di un viaggio compiuto a nome del Paese».
Nell’aprile 2019, l’Arcidiocesi di Braga ha dichiarato di aver subìto delle perdite a causa di un accordo con il comune per la costruzione di alloggi sociali su un terreno di sua proprietà. Per compensare l’arcidiocesi delle perdite, il Consiglio comunale si è offerto di cedere alla Chiesa un altro terreno di valore inferiore. Nonostante la proposta sia stata accettata, la cessione non è mai avvenuta.
Nel giugno 2019, i Testimoni di Geova hanno organizzato a Lisbona un congresso che ha visto la partecipazione di 60.000 persone e più di 5.300 delegati internazionali da 46 Paesi. Secondo Pedro Candeias, direttore delle comunicazioni del capitolo portoghese della Congregazione dei Testimoni di Geova, l’evento ha rappresentato una pietra miliare particolarmente importante nella storia della libertà religiosa in Portogallo.
Nello stesso mese, in seguito alla fine dei contratti tra le scuole private e lo Stato nelle regioni in cui questo non è in grado di assicurare l’istruzione, la scuola gesuita dell’Immacolata Concezione di Cernache, Coimbra, è stata costretta a chiudere, così come molti altri istituti educativi privati, direttamente legati alla Chiesa cattolica.
Nel luglio 2019, la Commissione per la Libertà Religiosa ha proposto all’Istituto Nazionale di Statistica di includere le voci «buddista, indù, Testimone di Geova e credente senza religione» nei prossimi censimenti. Vera Jardim, presidente della Commissione per la Libertà Religiosa, ha dichiarato che si dovrebbe aspirare ad una conoscenza maggiormente dettagliata dell’appartenenza religiosa in Portogallo.
Nel novembre 2019, l’Osservatorio per la Libertà Religiosa ha pubblicato un comunicato relativo a tre possibili violazioni della libertà religiosa. Nel primo caso, ad un’atleta musulmana non era stato permesso di praticare la propria disciplina sportiva perché indossava l’hijab, o velo islamico, nonostante ciò non costituisse alcun impedimento da un punto di vista tecnico-sportivo. Per l’Osservatorio, il divieto lederebbe il diritto alla libertà religiosa dell’atleta. Il secondo caso si riferiva ad un corso di Educazione Morale Religiosa e Cattolica tenuto in una scuola di Torrados. L’istituto ha informato gli alunni che si erano iscritti al corso che, qualora non avessero frequentato le lezioni, non avrebbero potuto partecipare alle funzioni e alle attività della Chiesa, quali catechesi, battesimi, prime comunioni e altre celebrazioni cattoliche. In una dichiarazione, la diocesi di Porto ha condannato un simile provvedimento notando come questo «non rifletta alcun orientamento della Chiesa. L’informazione è sbagliata e le norme della Chiesa non lo permettono». Il terzo caso riguardava la denuncia di un’insegnante di una scuola pubblica di Sâo Vicente, a Madeira, la quale ha espresso il timore che il suo rendimento lavorativo potesse essere valutato negativamente, in seguito al suo rifiuto di partecipare ad un incontro con il vescovo di Funchal, organizzato dalla scuola per gli alunni, perché da lei ritenuto di natura religiosa. L’Osservatorio ha dichiarato che si trattava di un caso di negazione del diritto di non professare alcuna religione.
Sempre nel novembre 2019, è andato in onda un dibattito televisivo sul tema dell’informazione e della programmazione religiosa su RTP. Secondo José Vera Jardim, che presiede la Commissione per la Libertà Religiosa, il fatto che l’emittente pubblica dedichi «spazi televisivi alle varie religioni è encomiabile, e il modo in cui le trasmissioni sul tema sono organizzate e accettate ha contribuito alla buona comprensione della coesistenza religiosa esistente in Portogallo». Tuttavia, alcuni gruppi hanno messo in dubbio il sostegno che lo Stato fornisce alle varie religioni attraverso la propria emittente. Quando la giornalista Dina Aguiar ha concluso il suo programma Portugal em Directo, ha detto: «A domani, se Dio vuole». Tale frase è stata al centro del suddetto dibattito, in risposta alle critiche di uno spettatore che ha manifestato il proprio «fastidio» per l’utilizzo di una simile espressione.
Nel gennaio 2020, il Servizio di frontiera del Portogallo (SEF) ha arrestato tre pastori evangelici brasiliani ad Amadora con il sospetto di traffico di esseri umani, dopo che avevano rinchiuso in pessime condizioni una trentina di loro connazionali, inclusi dei bambini, in alcuni magazzini. Si trattava perlopiù di immigrati irregolari, costretti a donare una parte del proprio salario alla loro Chiesa.
L’8 gennaio 2020 è stata rubata la campana del santuario di Nostra Signora di Viso, a Celorico de Basto. Nel giugno 2020, dei ladri hanno rimosso l’immagine del Cuore Immacolato di Maria dall’esterno della chiesa di Nostra Signora di Lourdes sul Montes Claros, a Coimbra.
Nel maggio 2020, come conseguenza della pandemia di coronavirus, sono state limitate le attività pubbliche, incluse le cerimonie nelle chiese e in altri luoghi di culto. Il provvedimento ha sollevato alcune critiche.
Nel giugno 2020, la statua di padre António Vieira a Lisbona è stata danneggiata nell’ambito delle proteste antirazziste organizzate in diversi Paesi, Portogallo incluso, in seguito alla morte di George Floyd negli Stati Uniti. Padre Vieira, un missionario gesuita del XVII secolo, fu un difensore dei popoli indigeni del Brasile.
Nel giugno 2020 il presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa ha difeso la necessità di rispettare la dimensione pubblica della libertà religiosa, oltre a quella individuale. In occasione della Giornata Nazionale per la Libertà Religiosa e il Dialogo Interreligioso, ha sottolineato che «il dialogo tra le religioni rappresenta un’espressione della libertà religiosa, ma è al tempo stesso la concretizzazione della cultura, di uno degli aspetti della cultura».
Nell’ottobre 2020, l’Associazione degli Avvocati Cattolici ha dichiarato di temere che «l’indifferenza verso restrizioni ingiustificate delle libertà fondamentali» poste in essere nella risposta contro la pandemia COVID-19 potesse contribuire a indebolire la libertà religiosa così come tutelata dalla Costituzione.
Nel novembre 2020, a Entroncamento, un uomo ha interrotto la messa che si teneva nella chiesa della Sacra Famiglia e veniva trasmessa online in diretta streaming. L’uomo è salito sull’altare e ha pronunciato le seguenti parole al microfono: «Dovete lasciare l’Africa. Non vogliamo il Cristianesimo in Africa. Vogliamo costruire la nostra Africa».
Nel gennaio 2021, il Parlamento portoghese ha approvato una legge che in determinate circostanze depenalizza l’eutanasia medicalmente assistita. La norma ha ottenuto una maggioranza di 136 voti a favore, 78 contro e quattro astensioni.
Lo stesso giorno in cui l’eutanasia è stata approvata in Parlamento, il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Portoghese ha rilasciato una dichiarazione in cui definiva la decisione una «regressione culturale senza precedenti» e sollecitava il presidente a deferire la legge all’esame della Corte Costituzionale.
Il 15 marzo 2021, a seguito di una richiesta di valutazione da parte del presidente Marcelo Rebelo de Sousa, la Corte Costituzionale ha respinto la legge che depenalizzava la morte medicalmente assistita, in quanto includeva un numero eccessivo di termini imprecisi. Vi è ad ogni modo la possibilità di reintrodurre un’altra versione della medesima legge in futuro.
Nel periodo in esame, non vi sono stati casi significativi di discriminazione a sfondo religioso né di abusi della libertà religiosa che possano essere attribuiti allo Stato o ad altre entità governative. Tuttavia, alcune chiese sono state oggetto di furti e atti di vandalismo e una religiosa è stata vittima di un brutale omicidio. Inoltre, alcune tendenze già riscontrate in diverse società occidentali si stanno diffondendo anche in Portogallo, specialmente la graduale marginalizzazione della religione nella vita pubblica e la legalizzazione di alcune pratiche, come l’eutanasia, contrarie ai princìpi di diverse religioni. Resta da vedere se tali tendenze proseguiranno. Tuttavia, non si prevede che nel prossimo futuro la libertà religiosa possa essere influenzata da altre rilevanti forme di tensioni sociali, politiche o economiche.