La Repubblica Araba d’Egitto ha una lunga tradizione in quanto Stato nazionale. Sebbene a maggioranza islamica, il Paese ospita la più grande comunità cristiana del mondo arabo – composta per lo più da copti – che si concentrano principalmente nei governatorati dell’Alto Egitto. Molti cristiani vivono anche al Cairo, mentre nel Paese sono rimasti pochissimi ebrei. Anche i numeri dei musulmani sciiti, dei baha’í e di altre minoranze religiose sono estremamente ridotti e sconosciuti.
Nell’ultimo decennio l’Egitto ha fortemente sofferto a causa dell’instabilità politica ed economica. Nel 2011 il governo dello storico presidente Hosni Mubarak è stato rovesciato in seguito a manifestazioni di massa. Nel 2012 Mohammed Morsi, esponente di spicco dei Fratelli Musulmani, è stato eletto presidente, anche se con un ridotto vantaggio. Tuttavia, tra il giugno e il luglio 2013, i militari egiziani lo hanno deposto dall’incarico dopo le manifestazioni di protesta alle quali hanno preso parte milioni di egiziani. Coloro che si sono opposti alla caduta di Morsi e agli eventi ad essa associati hanno descritto l’azione dell’esercito come un colpo di stato, mentre i sostenitori della destituzione sostengono che questa fosse necessaria al fine di salvare la democrazia.
Nel 2014 il generale Abdel Fatah al-Sisi è stato eletto nuovo presidente ed è stato riconfermato nell’aprile 2018. I problemi economici e di sicurezza continuano, soprattutto nella penisola del Sinai, dove è in atto un’insurrezione islamista da parte di gruppi alleati con lo Stato Islamico (Daesh).
In un referendum tenutosi nel gennaio 2014 gli egiziani hanno approvato una nuova Costituzione (modificata nel 2019).
Il Preambolo della Costituzione descrive l’Egitto come «la culla della religione, il simbolo della maestà delle religioni monoteistiche. Sul suo suolo è cresciuto Mosè, qui gli si è manifestata la luce divina e qui Mosè ha ricevuto il messaggio sul Sinai. Sul suo suolo gli egiziani hanno accolto Nostra Signora la Vergine Maria e suo figlio e sono morti martiri a migliaia per difendere la Chiesa del Signore il Messia. Quando il Sigillo del Messaggero Mohamed (la Pace e le Benedizioni siano su di Lui) fu inviato a tutta l’umanità per perfezionare la sublime morale, i nostri cuori e le nostre menti furono aperti alla luce dell’Islam. Siamo stati i migliori soldati sulla Terra a combattere per la causa di Dio, e abbiamo diffuso il messaggio della verità e delle scienze religiose in tutto il mondo».
Secondo l’articolo 2, «l’Islam è la religione dello Stato e l’arabo è la sua lingua ufficiale. I princìpi della sharia islamica costituiscono la fonte principale della legislazione». Il Preambolo della Carta specifica che «il riferimento per l’interpretazione della stessa sono i testi pertinenti nelle sentenze emesse dalla Corte costituzionale suprema». L’articolo 3 afferma che «I princìpi delle leggi degli egiziani cristiani ed ebrei sono la fonte di diritto principale che regola il loro status personale, i loro affari religiosi e la nomina dei loro leader spirituali».
L’articolo 7 definisce l’Università Al-Azhar come la più importante istituzione sunnita di insegnamento islamico. «Al-Azhar è un’istituzione islamica scientifica indipendente, con competenza esclusiva sui propri affari. È la principale autorità per le scienze religiose e gli affari islamici. È responsabile della predicazione dell’Islam e della diffusione delle scienze religiose e della lingua araba in Egitto e nel mondo».
L’articolo 53 sancisce che «I cittadini sono uguali davanti alla legge, possiedono uguali diritti e doveri, e non possono essere discriminati per motivi legati a religione, credo, genere, origine, razza, colore, lingua, disabilità, classe sociale, appartenenza politica o geografica, o per qualsiasi altra ragione». L’articolo 64 afferma che «La libertà di credo è assoluta. La libertà dei seguaci delle religioni rivelate di praticare riti religiosi e di stabilire luoghi di culto è un diritto sancito dalla legge». Ai sensi dell’articolo 74, «nessuna attività politica può essere svolta, né partiti politici possono essere formati sulla base della religione, né possono essere compiuti atti di discriminazione in base a genere, origine, confessione o posizione geografica».
L’articolo 244 afferma che «Lo Stato si adopera affinché i giovani, i cristiani, le persone con disabilità e gli egiziani che vivono all’estero siano adeguatamente rappresentati nella Camera dei rappresentanti, così come previsto dalla legge». Il Codice Penale egiziano stabilisce che denigrare le religioni, promuovere pensieri estremisti con lo scopo di incitare allo scontro, screditare una qualsiasi delle «religioni divine» e danneggiare l’unità nazionale sono reati che comportano pene comprese tra i sei mesi e i cinque anni di reclusione.
Sebbene la conversione religiosa non sia proibita dalla legge, in pratica il governo non riconosce le conversioni dall’Islam. Nel 2008, la Corte amministrativa ha dato ragione al governo nel non riconoscere simili conversioni, rilevando che il dovere dello Stato è quello di «proteggere l’ordine pubblico impedendo i reati di apostasia dall’Islam».
La legge non riconosce la fede baha’í né i suoi princìpi religiosi e vieta qualsiasi istituzione o attività di questa comunità. I baha’í non possono ricorrere alla legge civile per questioni relative allo status personale. Lo stesso vale per i Testimoni di Geova. Nel 2019, il governo ha chiuso nuovamente il luogo in cui si trova la tomba del nipote del Profeta Maometto, Imam Al-Hussein, per impedire agli sciiti di recarvisi durante l’Ashura.
Le carte d’identità nazionali elettroniche sono rilasciate dal Ministero dell’Interno. Queste presentano denominazioni religiose ufficiali solo per le fedi islamica, cristiana ed ebraica. In seguito a un’ordinanza giudiziaria del 2009, i baha’í sono identificati con un trattino. Nonostante la dicitura «religione» sia presente sulle carte d’identità, il governo non ha mai fornito dati ufficiali relativi alla popolazione copta.
Nell’agosto 2016, il Parlamento egiziano ha adottato una nuova legge relativa alle chiese per facilitare la costruzione, la ristrutturazione e il riconoscimento legale dei luoghi di culto cristiani. Tuttavia, l’escalation di attacchi, gli ostacoli amministrativi e il fallimento dello Stato nell’arginare le violenze a livello sociale subite dai cristiani quando questi cercano di costruire, restaurare o semplicemente far riconoscere le loro chiese, rivela uno stridente divario tra la legge e la realtà quotidiana. Ancora più preoccupante è il fatto che gli organismi di sicurezza abbiano ripetutamente fallito nel proteggere i copti e nel prevenire gli attacchi contro le chiese e le proprietà copte.
Per quanto riguarda matrimoni e divorzi, gli egiziani sono soggetti a diverse leggi sullo status personale, in base alla loro affiliazione religiosa ufficiale.
Le donne musulmane non possono sposare uomini non musulmani, e gli uomini non musulmani devono convertirsi all’Islam per poter sposare una donna di fede islamica. Dal 2005, le madri divorziate possono avere la custodia dei loro figli fino ai 15 anni. Se uno dei genitori non è musulmano, il genitore musulmano ottiene automaticamente la custodia dei figli.
Nel maggio 2018, 11 musulmani e nove copti sono stati assolti dal tribunale competente di Beni Suef, nell’Alto Egitto. La sentenza ha fatto seguito a un accordo di conciliazione in base al quale la chiesa locale sarebbe rimasta chiusa fino alla sua legalizzazione ufficiale. Le persone prese in custodia erano state inizialmente arrestate a causa dell’attacco perpetrato dagli abitanti musulmani del villaggio contro la chiesa locale, dopo che questi avevano appreso che i copti avevano richiesto il riconoscimento legale del loro luogo di culto.
Nel maggio 2018, una folla ha attaccato una chiesa di Abou el-Shuqaf (vicino ad Alessandria) e altre proprietà cristiane, ferendo sette fedeli copti. La polizia è arrivata in ritardo e ha arrestato 11 estremisti e nove copti, tra cui quattro persone ferite durante l’attacco. Presumibilmente i cristiani sono stati arrestati al fine di obbligarli a ritirare le accuse contro i loro aggressori. I nove copti sono stati rilasciati soltanto dopo che padre Aghabius Mounir, sacerdote della chiesa Mar Morcos di Abou El-Shuqaf, ha ritirato le accuse contro le persone che avevano distrutto la sua auto.
Nel giugno 2018, il governo egiziano ha accettato di sostenere le cure mediche ad Aquisgrana, in Germania, di Samiha Tawfiq, una fedele copta che era stata gravemente ferita al viso durante l’attentato del dicembre 2017 alla chiesa di San Pietro e Paolo del Cairo.
Nel luglio 2018, il vescovo Epifanio, abate del monastero di San Macario il Grande, è stato trovato morto all’interno del complesso religioso. Due monaci sono stati arrestati in relazione alla morte del religioso. Il processo si è concluso con una condanna all’ergastolo per uno dei monaci e alla pena capitale per l’altro, padre Isaiah. Sherif Azer, membro di Reprieve, un gruppo britannico che vigila sui diritti umani, sta cercando di ottenere la commutazione della condanna a morte, con la motivazione che la confessione di padre Isaiah è stata ottenuta sotto tortura e che il caso mostra numerose incongruenze.
Nel luglio 2018, un copto del villaggio di Menba, Minya, è stato accusato di «mostrare disprezzo per la religione» per aver paragonato Maometto a Gesù in un post su Facebook contenente un link ad un articolo ritenuto offensivo nei confronti dell’Islam. Circa 90 estremisti musulmani che hanno partecipato all’attacco anti-copto provocato dal post sono stati arrestati, salvo poi essere rilasciati dopo un accordo di conciliazione in tribunale tra i copti e i musulmani. Nel frattempo, il cristiano responsabile del post su Facebook è stato condannato nel dicembre 2018 a tre anni di carcere per «disprezzo dell’Islam».
A metà agosto 2018, nella città di Mostoroud (governatorato di Qalioubiya), un attentatore suicida ha cercato di entrare nella chiesa della Vergine Maria. Quando la polizia lo ha fermato prima che potesse entrare nell’edificio, l’uomo ha fatto esplodere il giubbotto esplosivo che indossava, uccidendosi. Oltre all’attentatore, nessun altro è stato ferito.
Nel luglio 2018, sette Testimoni di Geova sono stati fermati a Beni Suef da agenti del servizio di sicurezza nazionale che hanno confiscato il loro materiale religioso. L’importazione e la vendita di letteratura baha’í e dei Testimoni di Geova sono vietate.
Alla fine dell’agosto 2018, una folla di musulmani ha attaccato il villaggio di Demshaw Hashem nel sud dell’Egitto, ferendo due copti e un vigile del fuoco, che sono stati ricoverati in ospedale. L’attacco è avvenuto dopo che i residenti cristiani erano stati accusati di usare le loro abitazioni per la preghiera. Come negli episodi precedenti, le forze di sicurezza non sono intervenute al momento dell’attacco e sono arrivate soltanto alla fine delle violenze. Pochi giorni dopo, il vescovo copto ortodosso metropolita di Minya e Abu Qurqas, Anba Makarios, ha rifiutato di partecipare a una «sessione di riconciliazione» tra i rappresentanti delle comunità cristiana e musulmana. Il prelato ha spiegato che tali incontri minano i diritti dei cristiani permettendo ai criminali di sfuggire alla giustizia. Makarios ha invece chiesto che venisse applicata la legge. L’organizzazione per i diritti umani Egyptian Initiative for Personal Rights (EIPR) ha condannato queste pratiche e ha chiesto che gli autori degli attacchi fossero regolarmente processati e le vittime risarcite e che venisse costruita una chiesa nel villaggio.
Durante il periodo in esame, nel sud dell’Egitto si sono verificati altri attacchi violenti, seguiti dalla chiusura forzata delle chiese e dall’arresto degli aggressori ma anche di membri della locale comunità copta, accusati di riunioni illegali, ostruzione della strada, disturbo della quiete pubblica e incitamento agli scontri settari. I copti sono stati anche accusati di pregare in un luogo non autorizzato.
Secondo un Rapporto dell’Egyptian Initiative for Personal Right, dall’entrata in vigore della legge sulla costruzione delle chiese nel settembre 2016 fino all’aprile 2018, le agenzie statali hanno chiuso 14 chiese, negando l’accesso ai fedeli copti e lo svolgimento delle funzioni religiose.
Nell’agosto 2018, il presidente al-Sisi ha nominato dei cristiani come governatori di Damietta e Dakahliya. Si è trattato della prima volta dall’aprile 2011, quando le proteste dei gruppi salafiti e dei Fratelli Musulmani avevano costretto il governo a ritirare la nomina di un copto a governatore di Qena, nell’Alto Egitto. Manal Awad Mikhail, nominata nuovo governatore di Damietta nell’agosto 2018, è il primo governatore copto donna d’Egitto.
Nel novembre 2018, un attacco contro i pellegrini copti diretti a un monastero a Minya (Alto Egitto) ha causato sette morti e 19 feriti. Pochi giorni dopo l’accaduto, la polizia ha riferito di aver ucciso 19 terroristi ritenuti responsabili dell’attentato, che è stato rivendicato dallo Stato Islamico.
Nel novembre 2018, un presunto sostenitore dello Stato Islamico è stato condannato a morte per aver accoltellato e ucciso, un anno prima, un medico cristiano di 82 anni.
Nel novembre 2018, il deputato Mohamed Fouad ha presentato una mozione al presidente del Parlamento per chiedere un incontro al primo ministro Mostafa Madbouly sul tema delle difficoltà che i baha’í incontrano nel praticare la loro religione, in violazione degli articoli 53, 64 e 92 della Costituzione egiziana.
Nel novembre 2018, durante il suo discorso al “World Youth Forum” di Sharm-El-Sheikh, il presidente al-Sisi ha detto che avrebbe protetto la libertà di culto e che lo Stato avrebbe costruito una chiesa in ogni nuova comunità. Inoltre, «se vi sono altre religioni, costruiremo loro dei luoghi di culto». Al-Sisi ha aggiunto che «è diritto di ogni cittadino praticare la fede come vuole, o non praticarla affatto. È una materia in cui non interferiamo».
Nel dicembre 2018, il procuratore generale dell’Egitto ha rinviato a giudizio 11 individui che nel dicembre 2017 avevano attaccato una chiesa copta a sud del Cairo durante le celebrazioni prenatalizie.
Nell’ottobre 2018, le cause intentate da quattro delle 12 coppie baha’í affinché i loro matrimoni civili fossero riconosciuti si sono concluse positivamente. Sebbene i baha’ í abbiano accolto con favore il rilascio della prima licenza di matrimonio civile nel 2017, la comunità ha altresì notato una certa incoerenza nelle sentenze dei tribunali. Inoltre, alla fine dell’anno non erano ancora state sviluppate procedure standard per il rilascio delle licenze di matrimonio civili alle coppie senza affiliazione religiosa designata.
Nel dicembre 2018, il presidente al-Sisi ha ordinato la costruzione di una chiesa copta nella città di New Ahalina 2.
Un paio di giorni prima del Natale copto, un poliziotto è morto mentre cercava di disinnescare un ordigno nei pressi di una chiesa.
Il 6 gennaio 2019, alla vigilia del Natale copto, è stata inaugurata nella Nuova Capitale la Cattedrale della Natività di Cristo, la più grande chiesa del Medio Oriente. Il presidente al-Sisi e il Grande Imam Ahmed El-Tayyeb di Al-Azhar erano presenti alla cerimonia di inaugurazione insieme al patriarca copto-ortodosso, Papa Tawadros II. Al-Sisi aveva anche partecipato alla messa di Natale del 2018.
A metà gennaio 2019, alcuni giuristi copti hanno intentato, presso l’ufficio del procuratore generale, una causa contro il governatore della provincia di Minya per la chiusura di un luogo di culto copto nel villaggio di Mansheyat Zaafarana. In seguito a violente manifestazioni da parte di una folla di islamisti, la polizia aveva promesso ai manifestanti che la chiesa sarebbe stata chiusa.
A metà gennaio 2019, dei militanti islamici hanno rapito un cristiano che viaggiava a bordo di un taxi comunale nel Sinai settentrionale.
Nello stesso mese, in contrasto con Al-Azhar, principale centro accademico-teologico dell’Islam sunnita, il governo ha espresso la volontà di coinvolgere i futuri imam del Ministero dell’Awqaf (Affari religiosi) nell’ambito della formazione offerta dalla “National Academy for Youth Rehabilitation”. Mentre l’università di Al-Azhar si concentra solo sugli studi islamici, l’Accademia nazionale dell’Awqaf, che prevede di formare anche predicatrici, include tra le altre materie il diritto, l’economia, la politica e la psicologia.
Nel febbraio 2019, padre Yassa Marzok ha contraddetto una dichiarazione del governo egiziano che sosteneva che non c’erano chiese chiuse nel governatorato di Minya. L’ecclesiastico ha fatto notare invece che otto chiese copte sono state chiuse nella sola città di Samalout.
Nel giugno 2019, un Rapporto dell’Istituto Tahrir per la politica in Medio Oriente ha osservato che diversi villaggi rurali – forse centinaia – erano privi di una chiesa. In un’intervista, il vescovo Makarios di Minya e Abu Qurqas ha spiegato che circa 150 villaggi e quartieri della sua diocesi necessitavano di una chiesa o di altri edifici religiosi.
Nel luglio 2019, il Ministero delle Antichità ha pubblicato un opuscolo che illustrava il viaggio della Sacra Famiglia in Egitto. L’obiettivo era quello di far riconoscere le “Stazioni del viaggio della Sacra Famiglia attraverso l’Egitto” come patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Nel settembre 2019, il blogger ateo Sherif Gaber ha reso noto in un tweet di essere stato condannato a tre anni di carcere per vilipendio della religione, diffusione di valori immorali e disturbo della quiete pubblica attraverso il suo canale YouTube, aggiungendo tuttavia di non essere detenuto.
Nel novembre 2019, un’avvocatessa copta per i diritti umani, Huda Nasralla, ha visto riconosciuto il proprio pari diritto di successione. In tribunale i suoi fratelli hanno sostenuto la sua richiesta, ma la loro testimonianza è stata ignorata per ben due volte. Nel suo appello, la donna ha citato l’articolo 245 del regolamento sullo status personale ortodosso del 1938, che garantisce alle donne copte un’eredità uguale a quella degli uomini. L’argomento principale della sua argomentazione consisteva nel fatto che, in quanto cristiana, a lei non potesse essere applicata la sharia. Sebbene un’altra donna copta avesse ottenuto il diritto alla parità di successione già nel 2016, la sharia è generalmente applicata nei casi di eredità. Soltanto in materia di matrimoni e divorzi la magistratura si rimette alla Chiesa copta.
Nel novembre 2019, è stato arrestato Ramy Kamel, attivista dei diritti umani e membro fondatore dell’Unione giovanile Maspero. Noto difensore dei diritti dei copti in Egitto, Kamel aveva postato sui social media alcuni filmati di attacchi e allontanamento forzato dei cristiani dalle loro abitazioni. Le accuse formulate nei suoi confronti comprendevano l’appartenenza a un’organizzazione terroristica e l’utilizzo dei social media per diffondere «notizie false che minacciano l’ordine pubblico». L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha osservato che Kamel è stato arrestato dopo aver richiesto un visto per recarsi a Ginevra per intervenire ad un Forum delle Nazioni Unite sulle questioni delle minoranze, in programma per la fine di novembre 2019.
La notte di Capodanno 2019, la polizia ha impedito ai copti di Fao Bahari, un villaggio di Deshna (Egitto meridionale), di pregare nella loro piccola chiesa di fortuna con la motivazione che il luogo di culto non fosse autorizzato per i riti religiosi. Secondo le forze di sicurezza, recitare preghiere copte avrebbe offeso i sentimenti degli abitanti musulmani del villaggio e probabilmente causato ostilità contro i copti. Nella stessa notte, è stato appiccato un incendio ad un’abitazione di proprietà di una famiglia copta. Oltre a sei musulmani – uno dei quali si ritiene abbia incitato alla violenza – sono stati incarcerati cinque copti: i quattro proprietari della casa bruciata e un cristiano che aveva pubblicato un video dell’incendio sui social media.
Nel suo Rapporto 2019 sulla libertà religiosa, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha osservato come in Egitto diversi Testimoni di Geova siano stati interrogati dalle autorità a causa del fatto che nel Paese la loro comunità è tra i «gruppi vietati». Nel febbraio 2019 un Testimone di Geova è stato per due volte «violentemente interrogato», minacciato, bendato e picchiato da funzionari della sicurezza nell’Alto Egitto. Nei mesi di aprile, ottobre e novembre del 2019, dei Testimoni di Geova sono stati più volte interrogati da funzionari di polizia al Cairo e a Minya. Nel settembre 2019, funzionari della sicurezza hanno permesso a oltre 200 Testimoni di Geova di tenere una riunione religiosa in un’abitazione privata.
Nel 2019, le Università di Alessandria e Damanhour hanno inaugurato il proprio Istituto di studi copti, il primo del genere in Egitto.
Nel gennaio 2020, dopo due anni di restauri, ha riaperto la sinagoga Eliyahu Hanavi del XIV secolo. Circa 180 fedeli ebrei l’hanno visitata nel febbraio 2020. Il progetto di restauro, del valore di 4 milioni di dollari statunitensi, è stato interamente finanziato dal governo egiziano.
Nel 2020, è stato completato anche il restauro del cimitero ebraico Bassatine del Cairo, promosso dall’American Research Center in Egitto e dall’associazione Drop of Milk, con il finanziamento del Fondo degli ambasciatori USA per la conservazione della cultura. Si ritiene che sia il secondo cimitero ebraico più antico al mondo. Il restauro ha incluso la documentazione e la mappatura di ciò che resta del sito.
Nel gennaio 2020, le Chiese ortodossa, evangelica e cattolica hanno raggiunto un accordo su una nuova legge unificata sullo status personale dei non musulmani.
Nel luglio 2020, la Chiesa copta ha messo in guardia sulla distribuzione di «vangeli falsificati» che contraddicevano gli insegnamenti cristiani.
Nel febbraio 2020, il tribunale amministrativo del Cairo ha vietato alcuni siti web e canali televisivi sciiti, tra cui il sito web del noto attivista sciita Ahmed Rasem al-Nafis. La procura ha spiegato che la decisione è stata presa nel tentativo di combattere la minaccia dell’ideologia sciita all’interno della società egiziana e prevenire qualsiasi sfruttamento delle ideologie religiose per perseguire fini politici.
Nel luglio 2020, dopo la decisione della Turchia di convertire la Basilica di Santa Sofia in moschea, il Gran Mufti d’Egitto Shawky Allam ha dichiarato che tale azione era «inammissibile», e che i luoghi di culto dovrebbero rimanere così come sono. Il chierico ha anche dichiarato che non vi è alcuna obiezione, secondo la legge islamica, a utilizzare denaro appartenente ai musulmani per costruire delle chiese.
Nell’agosto 2020, il tribunale penale di Minya ha rinviato nuovamente il caso di So’ad Thabet, una donna cristiana che è stata picchiata e spogliata da una folla di 300 uomini del suo villaggio, in seguito ad alcune voci secondo le quali suo figlio avrebbe avuto una relazione con una donna musulmana divorziata. Dopo aver ascoltato le argomentazioni, il tribunale ha rinviato il caso alla Corte d’Appello di Beni Suef. So’ad Thabet, che ha rifiutato di partecipare a una sessione di riconciliazione, porta avanti la propria battaglia legale da oltre quattro anni. Nel 2017, il suo caso è stato archiviato per «mancanza di prove». In seguito, tre dei suoi aggressori sono stati accusati e condannati in contumacia a 10 anni di prigione. So’ad Thabet e la sua famiglia hanno dovuto fuggire dal villaggio, mentre le famiglie copte che hanno visto incendiate le proprie case si sono dovute “riconciliare” con gli aggressori. Il figlio di So’ad, Ashraf Abdo Attia, e la donna musulmana con cui avrebbe avuto una relazione sono stati riconosciuti colpevoli di adulterio e condannati a due anni di prigione e al pagamento di una multa di 1.000 sterline egiziane (65 dollari statunitensi).
Nel settembre 2020, la Corte amministrativa del Consiglio di Stato egiziano ha stabilito di non avere competenza nel caso presentato dall’avvocato Haitham Saad. Saad aveva chiesto al Ministro della giustizia di modificare la legge sullo stato civile per vietare il divorzio verbale. Analogamente al presidente al-Sisi, Saad ritiene che i divorzi verbali pronunciati dagli uomini nei confronti delle proprie mogli debbano essere autenticati per poter risultare validi. Le autorità religiose egiziane, tra cui Al-Azhar, hanno categoricamente respinto questa proposta sulla base del fatto che il divorzio verbale da parte del marito è una regola della sharia fin «dai tempi del Profeta [Maometto]» e che non necessita di testimoni o di autenticazione.
Nel settembre 2020, Coptic Solidarity ha pubblicato un Rapporto relativo ai rapimenti di ragazze e donne copte, che vengono abusate sessualmente e costrette a convertirsi all’Islam e a sposare i loro aggressori musulmani. Il dossier cita 13 casi, stimando in circa «500 i casi simili avvenuti nell’ultimo decennio».
Nell’ottobre 2020, Lamia Loutfi, program manager della New Woman Foundation, un’organizzazione per i diritti umani con sede al Cairo, che aiuta le donne vittime di violenza e discriminazione, ha presentato una denuncia contro gli insegnanti della scuola di sua figlia per aver cercato di costringere lei e altre studentesse a indossare l’hijab. In seguito a questo incidente è emerso che in molte scuole dell’intero Egitto vengono imposte pratiche simili.
Alla fine dell’ottobre 2020, il numero di chiese ed edifici ecclesiastici legalizzati aveva raggiunto quota 1.738.
All’inizio di novembre 2020, il copto Nabil Habashy Salama è stato rapito nel Sinai. Al momento della stesura di questo Rapporto, nessuna organizzazione ha rivendicato la responsabilità del sequestro.
Nel novembre 2020, il ministro dell’Awqaf (Affari religiosi), Mohammed Mukhtar Juma, ha spiegato che l’Egitto sta diventando «un modello di coesistenza religiosa», sconfiggendo ogni discriminazione settaria e garantendo la piena uguaglianza dei cittadini delle diverse comunità di fede. Juma ha aggiunto: «Abbiamo il dovere di proteggere insieme le nostre moschee e le nostre chiese, perché in questo modo proteggiamo la nostra patria».
A metà novembre 2020, i cristiani Ayman Rida Hanna e Mounir Masaad Hanna, arrestati nel giugno 2019 dopo essere apparsi in un video in cui si discuteva della preghiera nell’Islam, sono stati processati per derisione dell’Islam e insulto alla religione. Uno dei loro avvocati, Amr al-Qadi, ha riferito che i due «sono rimasti in detenzione preventiva fino a quando non sono stati accusati, nonostante [i] ripetuti inviti a rilasciarli».
Nello stesso mese, un giovane insegnante cristiano, Youssef Hany, è stato arrestato per aver insultato l’Islam a seguito dei suoi commenti postati su Facebook. Hany e una donna musulmana, identificata solo con il suo nome utente Facebook, Sandosa, sono stati accusati ai sensi dell’articolo 98 (lettera f) del Codice Penale egiziano, che vieta di insultare una «religione celeste», ovvero l’Islam, il Cristianesimo o l’Ebraismo. Il loro avvocato, Makarios Lahzy, ha spiegato che le accuse erano incostituzionali poiché l’articolo «non definisce chiaramente ed espressamente il disprezzo o la diffamazione, lasciando la nozione approssimativa e aleatoria». Inoltre, Copts-United, un gruppo di difesa, si è chiesto come Hany potesse essere arrestato per un presunto insulto all’Islam, mentre coloro che in seguito hanno insultato il Cristianesimo e chiesto l’uccisione di Hany e di tutti i copti non fossero stati arrestati.
Nello stesso mese, Mohamed Ashraf, un giovane comico cabarettista, è stato arrestato dopo che il video di una sua performance – originariamente trasmesso nel gennaio 2020 – è diventato virale, causando delle violente reazioni. Nel suo monologo, Ashraf prendeva in giro alcune emittenti della stazione radio statale Al-Quran Al-Kareem. Ashraf, imputato per molteplici capi di accusa, quali oltraggio alla religione, minaccia ai valori delle famiglie egiziane e insulto e diffamazione dei conduttori della stazione radio, è stato rilasciato pochi giorni dopo aver chiesto scusa a uno dei conduttori della radio.
Alla fine del novembre 2020, una folla ha attaccato con pietre e molotov una chiesa copta e delle case e dei negozi di proprietà dei copti a Barsha, un villaggio nel governatorato di Minya. Gli attacchi sarebbero stati provocati da un articolo considerato offensivo per l’Islam e il profeta Maometto, pubblicato sull’account Facebook di un giovane copto. Un’anziana donna copta è stata ricoverata in ospedale per ustioni dopo che la sua abitazione era stata data alle fiamme durante l’attacco, per il quale sono state arrestate 100 persone, tra cui 35 copti.
Nel novembre 2020, il Gran Mufti d’Egitto, Sheikh Shawki Ibrahim Abdel-Karim Allam, ha dichiarato in un’intervista ad un programma televisivo settimanale che il fenomeno storico dell’Islam politico si era rivelato «un vero disastro, [trasformandosi] in un incubo che turba non solo la Umma islamica, ma il mondo intero».
A causa dello scoppio della pandemia di COVID-19, i luoghi di culto sono stati chiusi da metà marzo a fine agosto 2020. Le autorità hanno vietato gli incontri religiosi pubblici durante la Pasqua e il Ramadan. Queste restrizioni sono state criticate da alcuni gruppi religiosi.
Nel maggio 2020, Papa Tawadros II ha emanato nuove regole sui matrimoni, limitando la partecipazione a un massimo di quattro persone, oltre agli sposi, al sacerdote e al diacono. Nessuna celebrazione è stata permessa. Oltre a raccomandare una visita medica pre-matrimoniale, le coppie erano tenute a vestirsi in modo sobrio.
Sotto alcuni aspetti, la situazione della libertà religiosa è leggermente migliorata negli ultimi anni. I diversi messaggi che incoraggiano una maggiore unità nazionale tra musulmani e cristiani e le iniziative volte a promuovere la tolleranza interreligiosa, proteggere i siti del patrimonio religioso e legalizzare centinaia di chiese rappresentano sicuramente uno sviluppo molto positivo. Tuttavia, l’intolleranza sociale, profondamente radicata, e la discriminazione contro i non musulmani rimangono seri problemi sociali, in particolare nell’Alto Egitto.
Sebbene nelle dichiarazioni ufficiali i rappresentanti del governo amino ribadire la fraternità e l’uguaglianza tra i cittadini egiziani, la realtà e i fatti concreti presentano una realtà ben diversa. Già discriminati dalla legge, e non godendo degli stessi diritti dei loro concittadini musulmani, i cristiani sono spesso oggetto di crimini quali ricatti, aggressioni violente e rapimenti. Le vittime riferiscono inoltre che, nella maggior parte dei casi, le forze di polizia non intervengono nelle aggressioni contro i copti, mentre i loro aggressori beneficiano dell’impunità legale. In molti casi, infatti, sono piuttosto i cristiani a finire in prigione.
Inoltre, coloro che sono al di fuori delle tradizionali religioni monoteiste, o che non sono ufficialmente riconosciuti, come gli atei, i baha’í, gli sciiti e i Testimoni di Geova, devono affrontare sfide ancor più ardue, come ad esempio gli atteggiamenti ostili da parte della società e le politiche governative contraddittorie.
Nell’autunno 2020, come risultato del giro di vite contro gli attivisti dei diritti umani e qualsiasi forma di opposizione, il governo egiziano ha praticamente messo a tacere gli attori che difendono le minoranze religiose e la libertà religiosa in Egitto. Il cammino verso il pieno esercizio della libertà religiosa risulta quanto meno incerto e la situazione attuale non mostra alcun segno di miglioramento.