Quadro giuridico relativo alla libertà religiosa ed effettiva applicazione
La Costituzione indiana garantisce la libertà religiosa e nel Paese vige una forma distinta di laicità che si impegna a trattare equamente le tradizioni religiose. Tuttavia, l’influenza del laicismo indiano è diminuita da quando il primo ministro Narendra Modi e il suo Bharatiya Janata Party (BJP) sono saliti al potere nel 2014.
Sebbene nel Paese le tensioni interreligiose abbiano rappresentato una questione importante sin dal movimento per l’indipendenza e dalla partizione del 1947, che ha creato le nazioni indipendenti di India e Pakistan, con l’elezione di Modi è aumentata drammaticamente l’influenza politica, sociale e culturale dei gruppi nazionalisti induisti – come il Rashtriya Swayamsevak Sangh (Organizzazione nazionale di volontariato, RSS) – noti collettivamente come Sangh Parivar (Organizzazione o associazione familiare). I membri di varie organizzazioni Sangh Parivar ora occupano posizioni di alto livello all’interno del governo, dell’esercito e del mondo accademico.
La Costituzione della Repubblica dell’India garantisce la libertà religiosa all’articolo 25, nel quale si afferma che «tutte le persone hanno egualmente diritto alla libertà di coscienza e al diritto di professare, praticare e diffondere liberamente la propria religione». Inoltre, l’articolo 27 stabilisce che nessuno può essere costretto a pagare tasse destinate alla promozione o al finanziamento di una particolare confessione religiosa. La Carta costituzionale dedica inoltre una specifica disposizione, l’articolo 26, alla salvaguardia della libertà di «ogni confessione religiosa» di «stabilire e mantenere istituzioni per scopi religiosi e caritatevoli» e di «gestire i propri affari in materia di religione». Infine, l’articolo 30 definisce il diritto delle minoranze, comprese quelle religiose, di stabilire e amministrare le proprie istituzioni educative.
Nonostante lo status ufficiale di laicità dell’India, vari governi, sia a livello federale che statale, hanno emanato leggi che limitano la libertà religiosa di individui e gruppi. Uno degli ambiti in cui negli ultimi anni le restrizioni governative e amministrative alla libertà delle comunità religiose sono diventate significativamente più severe è il finanziamento estero dei gruppi religiosi, in particolare mediante la “Legge sulla regolamentazione dei contributi esteri” del 2010 (Foreign Contributions Regulations Act - FCRA) .
A partire dal 2014 e con sempre maggiore frequenza, le autorità indiane si sono servite della “Legge sulla regolamentazione dei contributi esteri” per congelare i conti bancari di diverse organizzazioni e impedire loro di accedere a finanziamenti dall’estero a sostegno delle proprie attività. Molti attivisti ritengono che l’attuale governo abbia usato la norma in modo selettivo per colpire le organizzazioni non governative affiliate a comunità religiose minoritarie, causando ad esempio la chiusura di organizzazioni umanitarie e di sviluppo cristiane. I regolamenti esistenti, basati sul codice penale, permettono al governo di trattare le ONG religiose con maggiore – e iniqua – severità.
Nel 2020, il governo centrale ha utilizzato la “Legge sulla regolamentazione dei contributi esteri” per estendere ulteriormente il proprio controllo sulle organizzazioni della società civile. In particolare, il Ministero degli Affari Interni (MHA) ha revocato le licenze di cambio di quattro organizzazioni protestanti e un istituto cattolico, la Compagnia per lo Sviluppo Tribale Don Bosco. Quest’ultima, fondata nel 1976 dai salesiani, serve le comunità tribali e altre comunità emarginate del Tamil Nadu. Con la perdita della licenza di valuta estera, l’associazione non può più ricevere donazioni da fonti straniere, incluse le agenzie cattoliche ufficialmente riconosciute, che sono essenziali per consentire all’organizzazione portare avanti la propria missione. Come avvenuto anche in altri casi, il Ministero degli Affari Interni ha infatti facoltà di respingere la richiesta di un’organizzazione di ricevere fondi esteri, se ritiene che il beneficiario intenda creare tensioni o disarmonie all’interno di una data comunità. A partire dal settembre 2022, il governo ha esteso fino al 31 marzo 2023, la validità delle registrazioni delle ONG per poter accedere a contributi esteri. Dal 2017, il governo indiano ha cancellato oltre 1900 licenze appartenenti ad istituzioni religiose.
A causa della tradizionale venerazione delle mucche da parte di induisti, giainisti e buddisti, il consumo e la macellazione di carne bovina suscitano una diffusa avversione a livello sociale. La protezione delle mucche è stata per secoli una questione politica importante e talvolta controversa, e attualmente circa due terzi degli Stati indiani hanno leggi che regolano, circoscrivono o proibiscono la macellazione dei bovini. La Corte Suprema dell’India ha inoltre confermato la costituzionalità di queste leggi. La difesa del divieto legale alla macellazione delle mucche rappresenta una caratteristica propria dei gruppi sociali e politici che promuovono l’Induismo, quali i gruppi nazionalisti indù, che comprendono anche il Bharatiya Janata Party attualmente al potere.
Un altro modo concreto in cui il (BJP) facilita le restrizioni sociali della libertà religiosa sono le leggi volte a prevenire le conversioni. Diversi Stati hanno approvato leggi sulla libertà di religione (dette comunemente anche “leggi anti-conversione”), ovvero delle normative a livello statale progettati per regolare le conversioni religiose presumibilmente compiute «forzatamente» e attraverso metodi «fraudolenti».
La struttura di base e il contenuto di queste leggi variano solo minimamente da uno Stato all’altro, poiché le leggi più recenti tendono a essere modellate sugli statuti precedenti in vigore in altri Stati. Il primo Stato indiano ad emanare una legge sulla libertà di religione è stato l’Odisha nel 1967, seguito dal Madhya Pradesh nel 1968, dall’Arunachal Pradesh nel 1978 (anche se devono ancora essere definite delle regole chiare), dal Chhattisgarh nel 2000, dal Tamil Nadu nel 2002 (ma la legislazione è stata abrogata appena due anni dopo), dal Gujarat nel 2003, dal Rajasthan nel 2006 (sebbene la legge non sia stata ancora approvata dal governatore statale), dall’Himachal Pradesh nel 2006 (in questo Stato la norma è stata abrogata nel 2019 e sostituita da una nuova legge poco dopo), dal Jharkhand nel 2017 e dall’Uttarakhand nel 2018.
Nell’agosto 2019, la “Legge sulla libertà religiosa dell’Himachal Pradesh” è stata approvata all’unanimità dall’Assemblea legislativa dello Stato, e propone «punizioni rigorose – fino a sette anni di carcere rispetto ai tre anni previsti dalla legislazione in vigore» – per chi viene ritenuto colpevole di conversioni religiose forzate. Il 13 agosto 2022, è stata approvata una legge di modifica che vieta le «conversioni di massa» e aumenta la pena massima a dieci anni di reclusione. Nel giugno 2020, Manohar Lal Khattar, il Primo Ministro dello Stato settentrionale dell'Haryana, ha dichiarato che il suo Stato avrebbe attuato una legge per prevenire quelle che ha definito «conversioni forzate». Nel marzo 2022, è stata approvata la legge dell’Haryana per la prevenzione delle conversioni religiose illegali (Haryana Prevention of Unlawful Conversion of Religion Bill 2022). Il leader del Congresso Nazionale Indiano Kiran Choudhary ha dichiarato che il disegno di legge è «spaventoso... e aggraverà la frattura tra le comunità» e ha reagito inscenando una protesta. Nel settembre 2022, anche il governo dello Stato del Karnataka ha approvato una legge anti-conversione, la “Legge sul diritto alla libertà religiosa”, nonostante la forte resistenza da parte dei cristiani e dei partiti di opposizione. Le punizioni per le conversioni illegali prevedono una pena detentiva da tre a cinque anni e pesanti sanzioni pecuniarie.
L’intento pregiudizievole di queste norme è reso evidente dal fatto che non sono mai state usate per indagare o perseguire gli induisti, anche in situazioni in cui membri della maggioranza sono stati accusati di offrire espliciti incentivi finanziari per la conversione all’Induismo di fedeli di altre religioni.
Queste leggi penalizzano le fedi minoritarie, come è divenuto evidente nel 2015 quando la Corte Suprema ha stabilito che una persona che si «riconverte» dal Cristianesimo all’Induismo ha diritto ad alcuni benefici (da cui i cristiani sono normalmente esclusi) se gli antenati del convertito appartenevano a una casta riconosciuta e se la comunità accetta nuovamente il convertito dopo la «riconversione».
Poiché le leggi anti-conversione sono spesso approvate per volere di gruppi nazionalisti indù preoccupati che il carattere induista dell’India sia minacciato della crescita di fedi concorrenti, tali norme colpiscono in modo sproporzionato le minoranze religiose negli Stati in cui queste risiedono. Musulmani e cristiani soffrono particolarmente a causa di queste leggi, perché entrambe le comunità religiose sono tradizionalmente impegnate in attività missionarie. Le leggi anti-conversione forniscono un’opportunità ai funzionari locali e alle organizzazioni suprematiste indù per aggredire e intimidire i membri delle comunità minoritarie.
I musulmani in India sono sempre più a rischio da quando il leader nazionalista indù Narendra Modi è stato clamorosamente rieletto nelle consultazioni elettorali svoltesi tra l’aprile e il maggio del 2019. In appena cinque mesi, il governo centrale indiano dominato dal BJP ha compiuto due passi significativi riguardanti i diritti della comunità minoritaria islamica dell’India. Ad agosto, ha spogliato lo Stato Jammu e Kashmir, a maggioranza musulmana, della sua speciale autonomia sancita dall’articolo 370 della Costituzione, per poi imprigionare decine di leader politici e della società civile, senza alcuna imputazione né processo, e sottoporre l’intero Stato a un blocco di Internet durato mesi. A dicembre 2019, il Parlamento indiano ha approvato una legge di emendamento sulla cittadinanza (CAA) che impedisce espressamente ai musulmani originari di alcuni Paesi limitrofi di richiedere lo status di rifugiato e la cittadinanza per motivi di persecuzione religiosa13.
Il codice penale indiano (IPC) include anche una disposizione antiblasfemia. La sezione 295A penalizza gli insulti alla religione o alle credenze religiose di qualsiasi gruppo di cittadini, se tali offese sono formulate con l’intento «deliberato e doloso» di «oltraggiare i sentimenti religiosi». Questa disposizione è stata applicata più volte contro dei cristiani (indiani e stranieri) accusati di aver criticato l’Induismo nell’ambito della loro opera di evangelizzazione.
Episodi rilevanti e sviluppi
La comunità cristiana in India continua a subire violenze mirate e crimini d'odio. Nel 2021, la Commissione per la Libertà Religiosa ha registrato in tutto il Paese 505 episodi in cui i cristiani sono stati attaccati, intimiditi o molestati, rispetto ai 279 del 2020. Il Forum Cristiano Unito per i Diritti Umani (UCFHR), che gestisce una linea di assistenza, ha raccolto dati che hanno rivelato che circa 302 attacchi contro i cristiani si sono verificati solo da gennaio a luglio 2022.
La diffusione della filosofia Hindutva sostenuta dal gruppo Hindutva Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS) è, in larga misura, la causa principale di questa crescente persecuzione contro i cristiani. L'Hindutva, una forma di destra del nazionalismo indù, considera essenzialmente l'India come un Paese indù intollerante verso altre religioni o culture. Il BJP, che ha preso il potere nel 2014, aderisce a questo approccio ideologico e il suo successo politico ha facilitato la retorica e l'azione religioso-nazionalista.
Tuttavia, il Cristianesimo in India ha registrato una crescita in diverse fasce della popolazione, soprattutto nelle comunità tribali dell'India rurale. Allarmati dal numero crescente di tribali convertiti al Cristianesimo, gli estremisti indù hanno avviato campagne per "riconvertire" i cristiani tribali. I rapporti indicano che gli estremisti indù attaccano i luoghi di culto cristiani, spesso con il tacito sostegno delle autorità governative locali. La polizia e le forze dell'ordine minimizzano gli attacchi o si voltano dall'altra parte. Sebbene siano troppi gli attacchi da elencare singolarmente, i casi rappresentativi includono quelli riportati in seguito.
Il 26 gennaio 2021, un gruppo di uomini che gridava slogan Hindutva è entrato nel Centro Cristiano Satprakashan Sanchar Kendra, a Indore, Madhya Pradesh. Il pastore Manish David ha raccontato: «hanno continuato a picchiarci, tirandoci i capelli». La polizia è arrivata e ha arrestato nove anziani, tra cui il Pastore David, accusandoli in base alla nuova legislazione che limita le conversioni religiose.
Nel luglio 2021 è morto Padre Stan Swamy, un anziano gesuita indiano in stato di detenzione da 7 mesi. Nell'ottobre 2020, Padre Swamy era stato accusato insieme ad altre 15 persone di aver criticato le politiche governative ai sensi della Legge sulla Prevenzione delle Attività Illecite. Nel marzo 2022, un gruppo di lavoro delle Nazioni Unite ha esortato il governo indiano a condurre indagini indipendenti sull'incidente e ha etichettato la morte di Swamy come un «fallimento» da parte del governo indiano che «rimarrà per sempre una macchia» sul rispetto dei diritti umani del Paese.
A settembre, la polizia dell'Uttar Pradesh ha picchiato due cristiani in custodia con dei lathi, pesanti bastoni di bambù con un’estremità ricoperta di ferro. Sabajeet e Chotelal, del distretto di Sultanpur, erano stati accusati in base alle leggi anti-conversione dello Stato del 2020. Il capo stazione ha detto loro che avevano tradito l'India convertendosi al Cristianesimo. Sono stati rilasciati più tardi nella notte senza la formulazione di alcuna accusa.
In ottobre, il leader religioso indù Swami Parmatmanand ha esortato i partecipanti ad un raduno di massa nel distretto Surguja, nello Stato Chhattisgarh, ad uccidere i cristiani. «Decapitateli – ha esclamato - Loro vengono per convertirvi». Mentre incitava alla violenza, erano con lui sul palco alcuni leader politici locali del BJP, tra cui Ramvichar Netam e Nand Kumar Sai. Quest'ultimo è stato ripreso mentre applaudiva il religioso. Il raduno Bandh Karo Dharmantaran (Stop alle conversioni religiose) era stato organizzato da Sarwa Sanatan Hindu Raksha Manch, una coalizione di gruppi Hindutva.
In ottobre, in occasione del discorso annuale per il Navaratri (una festa che onora la divinità indù Durga), il leader del Rashtriya Swayamsevak, Sangh Mohan Bhagwat, ha messo in guardia gli indù dalla «crescita innaturale» delle popolazioni cristiana e islamica del Paese. «L'immigrazione illegale nei distretti confinanti e le conversioni nel nord-est hanno cambiato ulteriormente la demografia», ha dichiarato.
Il 6 dicembre, la scuola St Joseph di Ganj Basoda, nello Stato del Madhya Pradesh, è stata saccheggiata da una folla di circa 500 estremisti Hindutva. Le autorità scolastiche avevano precedentemente richiesto la protezione della polizia. Il preside della scuola, Fratel Anthony Pynumkal, ha raccontato che verso mezzogiorno è arrivata una folla armata di bastoni di ferro e pietre. Mentre danneggiavano e distruggevano le proprietà della scuola, gli aggressori intonavano l’inno induista "Jai Shri Ram". L'incidente è stato preceduto da alcune accuse pubblicate su YouTube, secondo cui la scuola stava convertendo gli studenti indù. Il post mostrava le foto di otto bambini cattolici che ricevevano la Cresima e la Prima Comunione nella chiesa parrocchiale, ma si presumeva che mostrasse la conversione degli alunni indù della scuola. La scuola è gestita dai Frati Missionari Malabar della Chiesa cattolica siro-malabarese ed attualmente conta 1.500 studenti, di cui meno dell'1 percento è composto da cristiani. Padre Maria Stephen ha dichiarato: «La polizia ha indirettamente sostenuto la folla. L'amministrazione della scuola ha presentato una richiesta di protezione un giorno prima, ma non è stata presa sul serio. Vi era la sensazione che al sovrintendente della polizia non piacessero i cristiani». I vandali hanno distrutto le proprietà della scuola per più di un'ora, prima che la polizia intervenisse.
A dicembre, le suore Missionarie della Carità sono state accusate di tentare di convertire alcune persone al Cristianesimo e sono state accusate in base alla Legge sulla libertà religiosa del Gujarat del 2003. Il caso è stato archiviato nel marzo 2022, poiché le accuse non erano fondate.
Nel dicembre 2021, Tejasvi Surya, Presidente nazionale del Bharatiya Janata Yuva Morcha (BJYM) e deputato di Bengaluru Sud, ha dichiarato che vietare le conversioni non è sufficiente e che è necessaria una riconversione su larga scala. Il leader ha affermato che «ogni tempio deve avere come obiettivo quello di riconvertire le persone all'Induismo. Dovremmo riconvertire all'Induismo anche i musulmani del Pakistan». Surya ha in seguito ritirato tali dichiarazioni nel corso dello stesso mese, dopo che i suoi commenti avevano ricevuto un'importante reazione sui social media.
Il 9 gennaio 2022, una chiesa domestica è stata attaccata da una folla di 200 persone nel distretto di Kondagaon, Chhattisgarh. L'estremista Hindutva Sanjith Ng ha fatto irruzione in un'abitazione del villaggio di Odagoan dove si stava svolgendo una funzione religiosa e ha aggredito i membri della congregazione. Sanjith ha trascinato il pastore Hemanth Kandapan all'esterno, dove il religioso e il cristiano Sankar Salam sono stati picchiati. Entrambi hanno avuto bisogno di cure ospedaliere a causa delle ferite riportate. Il pastore ha riferito che la polizia era presente ma non è intervenuta. I membri della folla hanno affermato che i cristiani stavano convertendo illegalmente gli induisti e li hanno minacciati di morte se avessero continuato a riunirsi nel villaggio. Il giorno seguente, i membri anziani del Vishwa Hindu Parishad (VHP) hanno costretto gli abitanti cristiani del villaggio a partecipare ad un evento di riconversione Ghar Wapsi. È stato riferito che una donna, Sunderi Bathi, è stata convertita con la forza all'Induismo.
Il 2 marzo, una protesta accompagnata da una fiaccolata che ha percorso le strade tra le chiese cattoliche di Mangaluru e Dakshina Kannada ha denunciato gli attacchi contro i cristiani in seguito all'introduzione della legislazione anti-conversione da parte del governo statale del Karnataka nel dicembre 2021. Tra i casi di attacchi verificatisi a febbraio vi sono stati la demolizione illegale della sala annessa alla Chiesa di Sant'Antonio, che si trovava in quel luogo da più di 40 anni, e la distruzione da parte delle autorità di una statua di Gesù alta 6 metri, situata nel villaggio di Gokunte nel 2004.
Ad aprile, la sera del giovedì santo, 55 cristiani sono stati arrestati con l’accusa di «conversioni illegali». Una folla di 200 persone ha impedito a oltre 70 membri della Chiesa Evangelica dell'India di lasciare il terreno della loro chiesa ottocentesca a Fatehpur, Uttar Pradesh. Quando la polizia è arrivata, ha interrogato i cristiani per tre ore prima di accusarli e portarne 55 alla stazione di polizia. 26 uomini sono stati tenuti in cella per una notte e portati in tribunale il giorno successivo, e 17 di loro sono stati sottoposti a custodia cautelare prima di essere rilasciati il Sabato Santo. Secondo quanto riferito, la polizia ha ritirato tutte le accuse di conversione, ma ha accusato i fedeli di violazione del codice penale. Fonti della Chiesa hanno dichiarato che i leader Hindutva: «hanno dipinto [la funzione] come un'attività di conversione religiosa e coloro che vi hanno partecipato sono stati aggrediti senza che avessero alcuna colpa».
A maggio, almeno 30 cristiani sono stati incarcerati nello Stato dell'Uttar Pradesh con l'accusa di conversioni forzate, di cui 20 nell'ultima settimana del mese.
Il 31 maggio, nel distretto di Jaunpur dell'Uttar Pradesh, una folla ha trascinato un pastore protestante fuori dalla sala di preghiera dove stava celebrando. La polizia ha arrestato il religioso in base all’articolo sezione 295a del codice penale indiano (atti deliberati e dolosi, volti a oltraggiare i sentimenti religiosi). L’uomo è stato rilasciato su cauzione il 3 giugno.
Nel giugno 2022 è stata presentata una petizione a nome di monsignor Peter Machado, Arcivescovo di Bangalore (Bengaluru), del National Solidarity Forum (NSF) e dell'Evangelical Fellowship of India (EFI), in cui si affermava che il governo non aveva intrapreso le azioni necessarie contro coloro che incitavano alla violenza e all'odio contro la comunità cristiana. Nonostante il governo dell'Unione abbia definito le accuse «false e auto-assolutorie», la Corte Suprema dell'India ha chiesto al Ministero degli Affari Interni di chiedere conto agli otto Stati citati nella petizione, e di ottenere informazioni dettagliate sui casi di attacchi ai cristiani da parte dei firmatari.
In diversi Stati, le aggressioni a musulmani e cristiani in nome della protezione dei bovini sono aumentati negli ultimi anni. Questi attacchi dei vigilanti delle mucche prendono in gran parte di mira i musulmani e i dalit (in passato conosciuti come intoccabili o paria), così come le comunità cristiane indigene nelle aree rurali, il cui sostentamento è legato all'agricoltura e all'allevamento di bestiame. Nell'aprile 2022 a Delhi, tre uomini musulmani ed uno induista sono stati feriti, e un indù è stato ucciso perché sospettati di aver macellato delle mucche. Nel giugno 2022, un uomo di fede islamica è stato brutalmente torturato dalle forze dell'ordine dell'Uttar Pradesh per aver avuto legami con un gangster coinvolto nel massacro delle mucche. Nell'agosto 2022, i 'vigilanti delle mucche' hanno picchiato a morte un cinquantenne di fede islamica, mentre due musulmani sono stati feriti perché trasportavano mucche nello Stato del Madhya Pradesh. Sono stati aggrediti nonostante avessero dichiarato che stavano solo portando gli animali ad una fiera con il fine di venderli. Tali episodi sono solo rappresentativi dei numerosi incidenti simili che si sono verificati durante il periodo di riferimento.
Nel settembre 2021, la Commissione Nazionale Kamadhenu, responsabile del benessere della mucca, ha pubblicato un manuale in cui si afferma che «Gesù Cristo ha dichiarato che uccidere una mucca è come uccidere un essere umano». La Commissione ha promosso un corso online al fine di sensibilizzare gli studenti circa l'importanza del bestiame e ha affermato che la macellazione delle mucche ha portato a terremoti e, a causa dell'infiltrazione di missionari cristiani, ha causato l'aridità dell'Africa. Il Consiglio Globale dei Cristiani Indiani (GCIC) ha chiesto la rimozione della citazione, temendo che possa spingere i gruppi radicali indù a commettere aggressioni e omicidi in futuro.
Molti estremisti indù intonano l’inno "Jai Shri Ram" come un grido di "guerra" quando attaccano gli abitanti dei villaggi cristiani per il presunto massacro delle mucche. Il canto, tradizionalmente un saluto tra gli indù, ha anche preceduto diversi attacchi contro dei musulmani, i quali, in alcuni casi, sono stati costretti a cantare lo slogan durante linciaggi da parte di folle estremiste indù.
Nello Stato di Assam, delle segnalazioni di legami terroristici hanno portato alla demolizione di alcune madrase (scuole religiose islamiche) non riconosciute. Nell'agosto 2022, una madrasa nel distretto di Bongaigaon è stata demolita a causa di sospette «attività jihadiste». In seguito a questo incidente, il governo dell'Uttar Pradesh ha deciso di condurre un'indagine sulle madrase non riconosciute nello Stato. La persecuzione degli islamici è diventata talmente estrema sotto la guida del Primo Ministro dell'Assam, Himanta Biswa Sarma, che i musulmani stessi hanno demolito volontariamente una madrasa a Goalpara nel settembre 2022 per dimostrare che non svolgevano attività jihadiste, nonostante le forze dell'ordine locali non avessero una scusa razionale per la demolizione.
Nel dicembre 2019, le Camere bassa e alta del Parlamento indiano hanno approvato il controverso emendamento alla “Legge sulla Cittadinanza” (CAA). L’approvazione è stata seguita da violenze e disordini diffusi a Delhi, negli Stati di Uttar Pradesh, Madhya Pradesh, Maharashtra, Karnataka, Assam, ed in diversi campus universitari. Nel febbraio 2020, almeno 27 persone sono state uccise e più di 200 ferite nel Distretto nord-est di Delhi dopo che i manifestanti si sono scontrati con la polizia. La legge sulla Cittadinanza ha suscitato aspre critiche da parte di studiosi e attivisti nazionali e internazionali, perché rende la religione l'unico criterio per la concessione della cittadinanza ai migranti irregolari e ai rifugiati provenienti dai Paesi limitrofi. La Corte Suprema dell'India ha fissato la data del 31 ottobre per ascoltare le 220 petizioni che contestano la legge. A ottobre, tuttavia, il Ministero degli Affari Interni ha ottenuto un'ulteriore proroga - la settima - per definire le regole della Legge sulla Cittadinanza. In una conferenza stampa del 24 novembre, il Ministro degli Affari Interni Amit Shah ha dichiarato che le regole della normativa erano «in fase di definizione», e che vi erano stati ritardi «a causa della pandemia». Il Ministro degli Affari Interni, tuttavia, ha promesso che «la Legge sulla Cittadinanza è una normativa del Paese e coloro che sperano non sarà attuata si sbagliano, perché lo sarà».
Prospettive per la libertà religiosa
Sebbene l'India possa essere comunemente percepita come una democrazia multireligiosa con una ricca storia di diversità e pluralismo religioso, l'aumento degli incidenti legati al nazionalismo religioso nazionalisti ha posto il Paese su una lista di Stati che necessitano l’attenzione globale a causa delle violazioni della libertà religiosa subite da gran parte dei cittadini. Il livello crescente di restrizioni nei confronti dei cristiani e di altre minoranze religiose non indù, accompagnato da violenze a sfondo religioso, impunità, intimidazioni e crescenti restrizioni alla libertà degli individui di praticare la propria religione, è profondamente sconcertante. L'India è un esempio di “persecuzione ibrida”, dove vengono impropriamente imposte misure pseudo-legali e perpetrati attacchi sanguinosi contro gli indiani che professano la religione “sbagliata”.
Nel 2022, la Commissione degli Stati Uniti per la Libertà Religiosa Internazionale (USCIRF) ha nuovamente inserito l'India nell'elenco dei “Paesi che destano particolare preoccupazione” (CPC). La stessa commissione ha inoltre raccomandato di «imporre sanzioni mirate a individui ed entità responsabili di gravi violazioni della libertà religiosa».
Le prospettive per la libertà religiosa, quindi, continuano ad essere negative.